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Exor tra auto e lusso: dove portano le mosse di Elkann

Imagoeconomica

Exor diventerà una finanziaria del lusso? In un certo senso lo è già, visto che al primo posto tra le partecipate in portafoglio figura Ferrari con un valore di 8,6 miliardi di dollari, la Rossa che sul mercato vanta multipli più vicina alle griffe che non al settore auto. Per non parlare del recente shopping in Cina, dove John Elkann ha puntato un chip da 80 milioni sulla griffe Shang Xia valorizzata dall’amico Axel Dumas, attuale leader di Hermès, o più ancora sui tacchi a spillo della maison Christian Louboutin, mezzo miliardo di euro tondo. Ma non è affatto detto, a leggere i conti del 2020, che Elkann intenda puntare più di tanto in un settore che, al netto di Ferrari, vale solo il 2% del Gross Asset Value (valore dell’attivo più debito) di Exor, a fronte di un net asset value complessivo di 29,5 miliardi di euro.

Nel corso dell’esercizio segnato dalle nozze di Fca con Peugeot e la successiva nascita di Stellantis, infatti, il nipote dell’Avvocato ha fatto rotta anche in altre direzioni, oltre che sui sentieri delle griffes. Ha investito 200 milioni di dollari in Via, la app sulla mobilità di New York, ed altrettanti sono finiti in Exor Seeds che investe in imprese in fase iniziale (38, per ora) sulle orme degli amici americani: Jeff Bezos, tra l’altro editore del Washington Post come John lo è dell’Economist, e lo stesso  Elon Musk, un altro punto di riferimento in quell’America che è da sempre il modello da imitare, da Henry Ford per il bisnonno Senatore a David Rockefeller per il nonno avvocato. 

Non è detto, insomma, che il futuro di Exor parli solo la lingua del lusso. Anche perché il core business per ora resta l’auto. La Ferrari più di Stellantis (7,4 miliardi di dollari) di cui Exor controlla però solo il 14,6% del capitale dopo aver ceduto la guida operativa a Carlos Tavares. Così come controlla il 26,9% di Cnh Industrial, che sta trattando la vendita della Iveco e di una partecipazione della divisione Powertrain FPT Industrial ai cinesi di Faw che produrrebbe altra cassa per gli azionisti. No, non è una fuga dal settore, ma la necessità di riequilibrare il portafoglio puntando su assets anticiclici, in grado di compensare le oscillazioni di un settore da sempre ondivago, In prospettiva ancor di più, se si pensa alle problematiche ambientali che inevitabilmente impatteranno sul mondo dell’auto. O dell’assorbimento di capitali che comporterà la nuova mobilità elettrica e oltre.  

A garantire un futuro anticiclico dovrebbe contribuire PartnerRe, la riassicurazione acquistata da Elkann su consiglio di Warren Buffett che, per la verità, Elkann ha già provato a rivendere ai francesi di Covea che all’ultimo momento, complice la pandemia, ci hanno ripensato, rinunciando ad un deal da 8 miliardi. Elkann, che per l’occasione ha rifiutato uno sconto al gruppo transalpino, ha affidato la guida della compagnia a Jacques Bonneau per un rilancio a base di algoritmi e tecnologie sofisticate. Senza ansia o fretta anche perché non si vede all’orizzonte una ragione per fare cassa. Anche in un anno difficile come il 2020 infatti il patrimonio della cassaforte del gruppo Agnelli/Elkann è cresciuto (3,34 miliardi di euro). Il rosso a fine esercizio, una perdita di 30 milioni di euro da collegare al passivo di Cnh Industrial e di Juventus, non ha impedito al cda di mantenere il dividendo invariato  rispetto al 2019 staccando una cedola da 100 milioni da sottoporre al voto della prossima assemblea del 15 aprile. Significa 53 milioni per quella che era l’accomandita di famiglia Agnelli con i suoi tre rami principali (Elkann, Nasi ed Agnelli) e i loro discendenti diretti.

Senza dimenticare l’extra dividendo incassato in occasione della nascita di Stellantis che garantisce ancora di una ragguardevole potenza di fuoco cash: se si sommano il dividendo straordinario erogato da Stellantis nella fusione, la distribuzione della cedola e la quella di cash e azioni Faurecia, solo da Stellantis arriverà a Exor poco più di un miliardo. La capacità di investimento di Exor sarà quindi di circa 3 miliardi fino al 2023. Al netto dell’assegno per Louboutin, ciò significa che Exor può spendere, anche subito, 2,5 miliardi di euro. Ma per fare che? Qualcosa forse si capirà dalla lettera agli azionisti che verrà resa pubblica tra pochi giorni, nell’imminenza dell’assemblea del 15 aprile, secondo lo stile di Warren Buffett. Per l’occasione si capirà se John, nato a New York, liceo a Parigi, intenderà seguire la via francese o quella degli amici americani. A meno che, con grande dispetto, non sia obbligato a spendere un chip per rimediare ai conti della Juventus in caso di mancata qualificazione alla Champions.

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