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Ex Ilva: una sentenza europea su impatti ambientali dice tutto e niente

I giudici europei rimettono all’Italia le decisioni sugli impatti ambientali. L’incertezza sull’impianto di Taranto non finisce mai

Ex Ilva: una sentenza europea su impatti ambientali dice tutto e niente

Le storie ambientali in Italia davvero non finiscono mai. L’ex Ilva di Taranto per la Corte di Giustizia europea deve essere chiusa. Subito ? No di certo, solo se è accertato che inquina. I cittadini di Taranto che sono arrivati alla sentenza europea attraverso un ricorso al Tribunale di Milano hanno ottenuto una pronuncia che riapre le discussioni sulla lavorazione dell’acciaio in Puglia. “Contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano – dice la Corte – il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti”. Accidenti, le autorizzazioni del governo a lavorare non garantiscono il diritto alla salute degli abitanti. L’impianto è pericoloso ? Ma come si fa a rispondere a una domanda aperta almeno da venti anni, su cui gravano altre pendenze per morti premature e danni al territorio ? Decine di associazioni e proteste, così tornano al capolinea.

I giudici europei rivendicano l’applicazione della direttiva UE che sancisce lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana. Ma ora sarà il Tribunale di Milano a valutare questi rischi. Lo stesso Tribunale che si è rivolto alla Corte europea. La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, “fa riferimento a fatti risalenti al 2013, oggi ampiamente superati grazie agli ingenti investimenti effettuati per il risanamento ambientale, in particolare la copertura dei parchi minerari, opera unica in Europa” ha commentato Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Per l’ex Ilva sembra, comunque, di stare su un’ottovolante. Solo che gli spettatori sono migliaia di lavoratori e un’opinione pubblica tramortita.

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