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Ex Ilva, il Presidente Bernabè lancia l’allarme: “Non c’è più tempo, servono altri soldi e il Governo lo sa. Agisca subito”

“Senza investimenti non c’è futuro” ha detto il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabé. Palazzo Chigi ha convocato i sindacati per mercoledì 27 settembre in vista dello sciopero di 24 ore di giovedì

Ex Ilva, il Presidente Bernabè lancia l’allarme: “Non c’è più tempo, servono altri soldi e il Governo lo sa. Agisca subito”

“La situazione dell’ex Ilva è grave. Lo sa la premier Meloni, lo sanno i ministri Fitto e Urso. Senza investimenti non c’è futuro”. L’allarme arriva da Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia in un’intervista rilasciata al La Stampa in cui il manager afferma che lo stabilimento siderurgico italiano rischia di morire di stenti. “Il governo ha varato un provvedimento importante il 10 agosto, garantendo la continuità produttiva, ma servono altri passi. Bisogna garantire la sopravvivenza: le acciaierie non possono finanziarsi, non possono acquistare le materie prime, sussiste una forte sofferenza per i bassi livelli produttivi. Ripeto: l’urgenza è mettere subito a disposizione risorse”, ha proseguito il presidente, in carica all’ex Ilva dal 2021.

Bernabé: “Il tempo è scaduto o quello che ci resta è brevissimo”

Per il manager il tempo stringe e il governo deve agire subito. “Dal 2026 partirà il decalage previsto dall’Ue sulla gratuità dei certificati verdi che Acciaierie d’Italia deve possedere per produrre con gli attuali impianti. Se non avremo decarbonizzato Taranto dovremo acquistare i certificati verdi e questo significherà andare fuori mercato”, ha proseguito Bernabé.

“Il provvedimento dello scorso agosto è importante perché consentirà di rendere la società finanziabile a valle dell’acquisizione dei cespiti da Ilva in amministrazione straordinaria. Quando Acciaierie d’Italia sarà proprietaria degli asset, le banche potranno finanziarla, ma questo richiederà tempo e il gruppo rischia di morire prima”. E ancora: “Sulla decarbonizzazione siamo fermi da un anno e mezzo perché non ci sono soldi”.

Palazzo Chigi convoca i sindacati prima dello sciopero

Giovedì 28 settembre le sigle Fim, Fiom e Uilm hanno indetto uno sciopero di 24 ore di tutto il personale con presidio delle portinerie. Una presa di posizione durissima, anche perché la data non è stata scelta a caso: quel giorno l’azienda ospiterà a Taranto, per un roadshow commerciale, i principali industriali dell’acciaio e i clienti. E Palazzo Chigi corre ai ripari, o almeno ci prova: i sindacati sono stati convocati mercoledì 27 settembre per un tavolo con i ministri interessati. L’incontro accoglie la richiesta dei vertici nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm che il 20 settembre hanno scritto alla premier Giorgia Meloni e ai ministri Urso, Fitto, Giorgetti, Pichetto Fratin e Calderone, segnalando che l’azienda, “a partire dal subentro della gestione ArcelorMittal, sta vivendo una fase di abbandono e pericoloso declino destinata nel giro di pochissimo tempo a consegnarla ad un irreversibile condizione di spegnimento con gravissime conseguenze occupazionali oltre che industriali, senza tenere conto dei numerosissimi incidenti che si verificano quotidianamente nei luoghi di lavoro e che mettono a rischio la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”.

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