Il governo ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex Ilva. Il provvedimento prevede lo stanziamento di ulteriori 250 milioni di euro destinati ad Acciaierie d’Italia. L’obiettivo è mantenere operativi gli impianti fino al completamento delle procedure di cessione dell’azienda.
Secondo quanto riportato nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi, il decreto amplia la facoltà di utilizzo del patrimonio già destinato al ripristino ambientale, innalzandolo da 150 a 400 milioni di euro. Tale misura risponde a un contesto di emergenza economica e ambientale, mirata a garantire il futuro produttivo e occupazionale del sito tarantino.
Ex Ilva, la partita delle offerte: nuova scadenza al 31 gennaio
Le offerte vincolanti per acquisire l’ex Ilva sono state prorogate al 31 gennaio, dopo che il termine iniziale del 10 gennaio non ha portato a soluzioni soddisfacenti. I commissari straordinari Giovanni Fiori, Davide Tabarelli e Giancarlo Quaranta hanno deciso di estendere il periodo di negoziazione per favorire un rilancio delle proposte.
Attualmente, l’offerta più consistente proviene dalla cordata azera guidata da Baku Steel Company, con circa 500 milioni di euro, seguita da quella di Jindal Steel International. Entrambe le offerte, però, sono risultate inferiori alle aspettative. Nel complesso, sono pervenute dieci proposte: tre per l’intera azienda, avanzate da Baku Steel, Bedrock Industries e Jindal Steel, e sette per singoli asset, tra cui i gruppi Marcegaglia, Eusider e Sideralba.
I commissari hanno dichiarato che valuteranno le proposte con particolare attenzione agli aspetti occupazionali, alla decarbonizzazione e agli investimenti necessari per uno sviluppo sostenibile.
La posizione dei sindacati: lo Stato come garante
La decisione del Governo di stanziare ulteriori fondi ha ricevuto reazioni positive dai sindacati, che tuttavia continuano a chiedere un ruolo attivo dello Stato nel futuro assetto societario di Acciaierie d’Italia. Secondo Loris Scarpa, coordinatore siderurgia della Fiom-Cgil, “lo Stato deve intervenire direttamente nella nuova compagine sociale di Acciaierie d’Italia”. Scarpa ha ribadito che i fondi stanziati devono includere tutele anche per i lavoratori dell’indotto, essenziali per la ripartenza degli impianti.
L’accordo dello scorso luglio prevedeva un piano di rilancio dell’ex Ilva con garanzie occupazionali, continuità salariale e manutenzioni straordinarie. Per i sindacati, la presenza dello Stato nel capitale aziendale rappresenta un elemento cruciale per assicurare la sostenibilità del progetto. Scarpa ha inoltre sollecitato il Governo a convocare un tavolo con le organizzazioni sindacali per discutere le offerte vincolanti.
Il futuro dell’ex Ilva: un nodo strategico per il Paese
La vicenda dell’ex Ilva resta centrale per l’industria italiana, data la rilevanza del settore siderurgico per l’economia nazionale. L’esecutivo ha ribadito la volontà di garantire la continuità operativa degli impianti e di promuovere una transizione verso una produzione più sostenibile dal punto di vista ambientale. La linea del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rimane chiara: lo Stato non intende tornare a gestire direttamente l’azienda, considerata “fallimentare” nella sua precedente esperienza pubblica.