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Ex Ilva, il Consiglio di Stato ribalta il Tar: “Riaprire impianti a caldo”

Secondo i giudici le motivazioni del blocco ordinato dal sindaco di Taranto non erano tali da costituire “serio e imminente pericolo per la popolazione”

Ex Ilva, il Consiglio di Stato ribalta il Tar: “Riaprire impianti a caldo”

Gli impianti siderurgici dell’ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d’Italia, andranno bonificati ma non sussistono le condizioni di emergenza ambientale e sanitaria tali da disporne l’immediata chiusura. Così ha deciso il Consiglio di Stato, dopo che il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci aveva ordinato lo spegnimento degli impianti a caldo entro 120 giorni (60 per individuarli e rimuoverne le criticità, oppure altri 60 per sospenderne l’attività). Palazzo Spada ha dunque ribaltato il primo giudizio del Tar, che invece aveva dato ragione al ricorso presentato da ArcelorMittal e Ilva: secondo i giudici amministrativi, il potere di ordinanza d’urgenza in capo al primo cittadino di Taranto è stato esercitato al di fuori della legge.

Soprattutto perché non c’era l’urgenza: non sono emersi fatti, scrive il Consiglio di Stato nella sentenza n. 4802 del 23 giugno 2021, “tali da evidenziare e provare adeguatamente che il pericolo di reiterazione degli eventi emissivi fosse talmente imminente da giustificare l’ordinanza contingibile e urgente, oppure che il pericolo paventato comportasse un aggravamento della situazione sanitaria nella città di Taranto, tale da indurre ad anticipare la tempistica prefissata per la realizzazione delle migliorie” degli impianti.

L’ordinanza era stata emessa, nell’esercizio dei poteri di necessità e urgenza del sindaco a tutela della salute della cittadinanza, a seguito di episodi di emissioni di fumi e gas verificatisi nell’agosto 2019 e nel febbraio 2020 e delle successive verifiche ambientali e sanitarie. Però secondo i giudici “è emerso che i più recenti episodi emissivi non sono dovuti a difetti strutturali dell’impianto, ed è stata acquisita una congerie di dati a volte non pertinenti e comunque non tali da provare in modo certo l’esistenza di particolari anomalie tali da costituire serio e imminente pericolo per la popolazione”. Insomma, non ci sarà alcuno stop degli impianti dell’area a caldo del siderurgico di Taranto. E dunque il piano di risanamento può riprendere slancio.

Dove eravamo rimasti? Nei mesi scorsi ArcelorMittal Italia è diventata Acciaierie d’Italia Holding, una nuova società nel cui capitale è entrato lo Stato attraverso Invitalia, con un aumento di capitale da 400 milioni che corrisponde ad una quota del 38%, con diritti di voto in assemblea pari al 50%. Alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, la nuova società dovrà ora presentare un piano industriale ambientalmente compatibile: “L’obiettivo – ha commentato il ministro Giancarlo Giorgetti – è rispondere alle esigenze dello sviluppo della filiera nazionale dell’acciaio accogliendo la filosofia del PNRR recentemente approvato”.

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