Per l’ex Ilva il governo Draghi pensa al rilancio, grazie anche all’aiuto dei fondi europei. E per mettere il progetto in mani sicure, l’dea è di chiamare – almeno per la parte che compete allo Stato, Franco Bernabè come presidente e Stefano Cao come membro del Cda. Il primo ha guidato l’Eni con successo rilanciandolo dagli anni più bui ed è stato Ad di Telecom Italia. Il secondo, Cao, è stato un manager di prima linea in Eni e fino a pochi mesi fa amministratore delegato di Saipem.
Dovrebbe essere ormai questione di giorni e il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti lo ha in parte anticipato: appena il Mef sbloccherà i 400 milioni che serviranno a Invitalia per sottoscrivere l’aumento di capitale di Am InvestCo — la società di ArcelorMittal che gestisce gli impianti siderurgici — si procederà al rinnovo del vertice. E sebbene non ci siano ancora le conferme ufficiali, i nomi più accreditati per la parte pubblica sono quelli indicati. Va ricordato che, in base all’accordo del 10 dicembre 2020, con l’ingresso dello Stato attraverso Invitalia nel capitale del gruppo siderurgico, il socio pubblico dovrà indicare tre nomi per il Cda e tra questi il presidente. Oltre a Bernabè e Cao, il terzo membro potrebbe essere Ernesto Somma, professore di Economia industriale dell’Università degli Studi di Bari, ex capo di gabinetto di Carlo Calenda al Mise e ora responsabile incentivi di Invitalia.
Il progetto a cui dunque starebbe lavorando il governo Draghi è di alto profilo e punta sull’intesa pubblico-privati. A Franco Bernabè il non facile compito di condurre la fase di transizione verso un risanamento-rilancio dell’impianto di Taranto, inizialmente con il ruolo di presidente ma senza escludere un mandato successivo da amministratore delegato. Un secondo aumento di capitale dovrebbe infatti portare lo Stato in posizione di maggioranza (60% del capitale) con un nuovo riassetto di vertice e la designazione dell’Ad affidata a quel punto al socio pubblico.
La tempistica potrebbe essere molto ravvicinata, almeno nelle intenzioni del ministro leghista Giorgetti. Questione di giorni, insomma. Non è tuttavia da escludere che si finisca per aspettare il 13 maggio, data fissata per la decisione del Consiglio di Stato sul ricorso di ArcelorMittal Italia, Ilva in amministrazione straordinaria e Invitalia contro la sentenza del Tar di Lecce del 13 febbraio scorso che aveva ordinato lo stop dell’area a caldo dell’impianto di Taranto. Se il Consiglio di Stato convalidasse la decisione del Tar, sarebbe tutto il progetto di recupero a saltare perché la fermata dell’area a caldo – di fatto – segnerà la morte definitiva dello stabilimento.