La “propensione a non dichiarare” l’Iva e l’Irap è causa di un minore gettito lordo per l’erario che ammonta a oltre 46 miliardi di euro l’anno. E’ la stima della Corte dei Conti riferita oggi dal presidente Luigi Giampaolino in audizione al Senato.
Il Sud e le Isole sono le aree con il più alto tasso di evasione (40,1% per l’Iva e 29,4% per l’Irap) a fronte di una “devianza” dimezzata nel Nord del paese. Ma il rapporto si inverte se si guarda ai valori assoluti del fenomeno: il grosso dell’evasione si concentra infatti nel Nord-Ovest e nel Nord-Est in cui si realizza la quota più rilevante dei volumi d’affari e del reddito.
“Il recupero di quote crescenti di evasione rappresenta una delle condizioni per il riequilibrio della finanza pubblica – ha proseguito Giampaolino -, per il contenimento delle sperequazioni distributive e per l’avvio della ripresa economica. Onde procedere in tale direzione è necessario poter contare su un’elevata sensibilità politica e su un ampio consenso sociale”.
Secondo la magistratura contabile, “allo stesso tempo è però necessario dotarsi di strategie più direttamente volte a favorire la spontanea emersione delle basi imponibili, assegnando all’attività di controllo e di repressione un ruolo certamente rilevante, ma non esclusivo nella gestione del rapporto con il contribuente”.
Sotto questo profilo, ha spiegato Giampaolino, “molti passi avanti sono stati operati soprattutto con il potenziamento della strumentazione conoscitiva a disposizione dell’amministrazione”.
Ciò che ancora sembra mancare, invece “è la possibilità di una compiuta e sistematica interlocuzione con il contribuente nella fase dell’adempimento. Segnali positivi in questa direzione e verso un approccio più scientifico e razionale al fenomeno evasivo, si rinvengono nei contenuti del Ddl delega di riforma fiscale”.