EUROZONA, ESM AL VIA. CINA IN RIBASSO AD UN MESE DAL CONGRESSO. MILANO: ARIA DI OPA PER MARCOLIN. LONDRA, NO DI INVESCO A EADS
Sarà di nuovo la settimana dell’Europa. Si parte con l’Eurogruppo di stamane, si passa dai vertici bilaterali (Mariano Rajoy in visita a Parigi, l’atteso confronto Grecia Germania), in attesa della richiesta di aiuto della Spagna e di una nuova ciambella di salvataggio per Atene. Il governo italiano, intanto, accelera i “compiti a casa” per presentarsi al prossimo vertice europeo con un piano a più punti per rilanciare la competitività. Da oggi al vertice della prossima settimana le sorprese non mancheranno soprattutto sul fronte dei titoli di Stato.
L’Italia, però, non esita ad affrontare i mercati a 360 gradi: tra mercoledì e giovedì il Tesoro offrirà titoli per 16-17 miliardi. Dopodomani saranno offerti Bot a 3 e 12 mesi per 11 miliardi (contro un totale di 7,7 miliardi in scadenza) giovedì sarà la volta di Btp a 3 e 15 anni. Un modo per valutare il gradimento delle emissioni italiane, a brevissimo e lunghissimo termine, in un momento di grande incertezza sulle mosse di Madrid.
Il dossier Europa ha condizionato l’avvio delle Borse in Asia. Sale solo Tokyo +0,44%, mentre il resto del continente è in rosso, in attesa di buone nuove dalla Ue, principale clienti di Corea e Cina. Ad Hong Kong l’indice segna -0,63%. Debole l’oro (1733 dollari l’oncia) pertrolio sotto i 90 dollari.
Le Borse cinesi hanno ripreso l’attività dopo la tradizionale settimana di vacanza. Il rapprto prezzi/utili del listino di Shanghai, rileva Bloomberg, è il più basso dal 1997. Ma il dato non alimenta l’ottimismo: tra un mese si apre il Congresso del Partito che segnerà, dopo dieci anni, la staffetta ai vertici dello Stato. Difficile che in questi trenta giorni arrivino mosse rilevanti da parte della Banca centrale o del governo. Inoltre, segnala la Banca Mondiale, la crescita cinese sarà la più bassa degli ultimi 11 anni.
Intanto, dalla Foxconn arrivano nuove segnalazioni di scioperi e proteste operaie: i ritmi imposti dalla consegna accelerata (e dai test di qualità) per l’iPhone 5 stanno mettendo a dura prova la governabilità della fabbrica più grande del pianeta.
Quella di oggi è comunque una giornata storica per l’Europa: stamane, in Lussemburgo, viene inaugurato il nuovo meccanismo di stabilità permanente (Esm), anche se nella versione “slim” voluta dai partners nordici. Gli Stati aderenti verseranno le prime due quote (su cinque) del capitale sociale, per un importo di 32 miliardi. Per l’Italia la prima tranche comporta un versamento di 5,6 miliardi, al pari della seconda per il 2013 mentre a regime, entro il 2014, l’impegno complessivo sarà di 14 miliardi. L’Esm, come l’Efsf, opererà attraverso fondi raccolti sul mercato. La potenza di fuoco teorica per l’anno in corso sarà di 200 miliardi. A regime l’Esm disporrà di un potenziale d’intervento di 500 miliardi, meno dei 2.000 miliardi necessari, secondo le tesi del Fmi (e di Francia ed Italia).
In parallelo continuerà lo sforzo dell’Efsf in aiuto di Grecia, Portogallo ed Irlanda, Paesi cui è precluso l’accesso sul mercato. Non meno storica, intanto, si annuncia la visita del cancelliere tedesco Angela Merkel ad Atene martedì per dare il suo sopporto al governo di Antonis Samaras: il premier greco ha detto alla stampa tedesca che senza aiuti, Atene ha soldi per tirare avanti fino a novembre e ha evocato l’immagine del tracollo della repubblica di Weimar, immagine cui l’opinione pubblica d’oltre Reno è sempre sensibile. La visita della Merkel dovrebbe comunque zittire il dibattito su una possibile uscita della Grecia dalla zona Euro.
La partita Bae-Eads entra nella sua fase cruciale. Stamane, anticipa il Financial Times, il colosso Invesco Perpetual, primo azionista con il 13% di Bae Systems esprimerà la sua contrarietà al progetto di integrazione con il gruppo europeo. Le riserve riguardano le modalità dell’operazione da 35 miliardi di euro, che avrebbe, a detta dei gestori, un impatto negativo per gli azionisti. Il fondo ha già reclutato una società specializzata in M&A, la Ondra Partners, per ingaggiar battaglia.
Venerdì le Borse europee hanno chiuso in bellezza. Francoforte ha guadagnato l’1,3%, Parigi l’1,6% e Londra lo 0,7%. Balzo di Atene (+5%) anche a seguito delle indiscrezioni su una imminente fusione tra National Bank of Greece, la prima banca del Paese, ed il suo competitor locale Eurobank Ergasias.
I mercati azionari hanno allungato il passo dopo la diffusione dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti: in settembre la disoccupazione è inaspettatamente scesa al 7,8%, sui livelli di inizio 2009 dall’8,1% rispetto ad un’attesa di un rialzo all’8,2%. Da seguire oggi la reazione di Piazza Affari alla smentita di Parmalat +4,1% in fine settimana dopo che Il Sole 24 Ore aveva anticipato che la famiglia Besnier potrebbe procedere con il delisting della società. La notizia è stata seccamente smentita.
Riflettori accesi sulla galassia Pirelli (venerdì scorso +2,2%). Entro giovedì il cda di Prelios, controllata di Camfin al pari del titolo della Bicocca, dovrà pronunciarsi sulle proposte di acquisto pervenute: quella di Feidos (Massimo Caputi) e dell’americana Fortress i cui legali si incontreranno oggi e domani con le banche creditrici.
Ma l’appuntamento più delicato resta il summit, tra domani e mercoledì, tra Marco Tronchetti Provera e Vittorio Malacalza, dopo lo strappo in Gpi, la cassaforte che controlla Camfin e a cascata Pirelli. L’assemblea ha dato il via libera a un aumento di capitale fino a un massimo di 45 milioni, destinato a estinguere il debito della Gpi con le banche (che ammonta a 41 milioni). I soci Marco Tronchetti Provera, Alberto Pirelli e Massimo Moratti hanno votato a favore, mentre la famiglia Malacalza (azionista con il 31% della holding non quotata) ha votato contro. Per il gruppo di imprenditori genovesi Gpi avrebbe dovuto promuovere un aumento di capitale da 110 milioni, per dotare la holding non quotata delle risorse necessarie con cui far fronte a i 132 milioni di passività che Camfin dovrà rimborsare alle banche entro fine anno.
L’incontro servirà a valutare a possibilità di un compromesso in attesa della denunica del patto a gennaio, in vista della rottura nel prossimo luglio. Marco Tronchetti Provera è in trattative con il gruppo Bonomi come possibile partner alternativo a Malacalza. Questi minaccia una robusta offensiva legale.
Grande fermento attorno a Marcolin, la terza potenza dell’occhiale made in Italy dopo la corazzata Luxottica e Safilo, ormai controllata dai private equity. Potrebbe essere questa anche la sorte di Marcolin se la famiglia, forte del 30%, accetterà l’offerta del fondo private Pai partners, già protagonista in Piazza Affari delle operazioni Saeco e Coin. Pai, assistita da Mediobanca, dovrà però muoversi in piena sintonia con i fratelli Della Valle (Diego ed Andrea possiedono entrambi una quota del 20%) e con Renzo Rosso di Diesel. E’ probabile che Della Valle resti azionista di minoranza ma il controllo dovrebbe passare di mano, pertanto Pai sarebbe pronto a lanciare un’Opa per ritirare il titolo dal mercato.
Crescono le voci sullo scorporo della rete, Telecom Italia cerca di confermare il brillante comportamento di fine settimana: +3,8%. Ma la trattativa con la Cdp, a partire dal processo di valutazione dell’asset, si annuncia “lunga e complessa” come ha dichiarato l’ad Marco Patuano.