La Banca centrale europea taglia le previsioni sull’andamento del Pil e dell’inflazione nell’Eurozona. I dati emergono dall’ultima rilevazione trimestrale dell’Eurotower, pubblicata questa mattina, che rappresenta una media delle stime di istituti e centri studi esterni.
Sul fronte del prodotto interno lordo, gli esperti prevedono ora il seguente andamento: +0,8% nel 2014, +1,2% nel 2015 e +1,5% nel 2016. Tre mesi fa era prevista una crescita 2014 all’1%, seguita da un +1,5% nel 2015 e +1,7% nel 2016.
Quanto all’inflazione, le previsioni sono peggiorate su tutti i fronti temporali: sul 2014 ora l’inflazione attesa è allo 0,5% (dallo 0,7% di tre mesi fa), sul 2015 all’1% (dall’1,2%), sul 2016 all’1,4% (dall’1,9%). L’obiettivo ufficiale della Bce è avere un caro vita inferiore ma vicino al 2% annuo.
Nell’area euro si assiste a “un indebolimento della dinamica di crescita– avverte la Banca centrale europea nel suo ultimo bollettino mensile -. I rischi per le prospettive economiche rimangono orientati al ribasso. In particolare, l’indebolimento della dinamica di crescita, unitamente all’acuirsi dei rischi geopolitici, potrebbe ripercuotersi sul clima di fiducia e soprattutto sugli investimenti privati”.
In aggiunta, “progressi insufficienti – prosegue la Bce – sul fronte delle riforme strutturali nei paesi dell’area rappresentano un fattore cruciale di rischio al ribasso per le prospettive economiche”. Secondo l’istituzione monetaria, “è probabile che la disoccupazione elevata, la cospicua capacità produttiva inutilizzata e gli aggiustamenti di bilancio necessari nei settori pubblico e privato continuino a frenare la ripresa”.
Il Consiglio direttivo ribadisce poi di essere “unanime nel suo impegno a ricorrere a ulteriori strumenti non convenzionali nel quadro del proprio mandato” e ha conferito agli esperti della Bce l’incarico di assicurare la tempestiva predisposizione di ulteriori misure da attuare se necessario”.
Infine, come sottolineato anche ieri da Mario Draghi a Roma, secondo la Bce i Paesi dell’area euro che presentano ancora squilibri nelle finanze pubbliche “non dovrebbero vanificare i progressi già compiuti, ma procedere in linea con le regole del Patto di stabilità e crescita, che deve restare l’ancora della fiducia nella solidità delle finanze pubbliche. La flessibilità consentita dalle regole vigenti dovrebbe permettere ai governi di far fronte agli oneri di bilancio connessi a grandi riforme strutturali, di sostenere la domanda e di realizzare una composizione delle politiche di bilancio più favorevole alla crescita”.