E’ una corsa contro il tempo e tutti stanno accorrendo per cercare di rimediare a un problema che ha già del sistemico. Per salvare Eurovita, la compagnia italiana assicurativa in mano al fondo inglese Cinven, l’ipotesi che si sta profilando in queste ore è quella di un suo spacchettamento per il quale potrebbero intervenire potrebbero scendere in pista in questa impresa calibri come Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz, sotto l’egida del Ministero delle Finanze e dell’Economia che ne avrebbe condiviso forma e contorni e con la presenza attiva dell’Ivass.
Già dalla portata dei mezzi impiegati si comprende quanto sia importante l’incidente.
Per Eurovita il pericolo è che prenda corpo da quello scenario da “corsa allo sportello” vissuto da alcune banche (vedi per esempio Svb negli Stati Uniti). Nel caso della compagnia di assicurazione il timore è la “corsa al riscatto” da parte dei suoi 353.000 i clienti, con 413.000 polizze, per un totale di 9 miliardi. Non a caso l’Ivass, l’Authority di vigilanza sulle assicurazioni in capo a Bankitalia, è intervenuta tempestivamente il 30 marzo scorso prorogando il blocco dei riscatti fino a giugno.
La condivisione di un problema allargato
L’ipotesi spacchettamento, e condivisione del problema, arriva dopo un complicato confronto che ha visto seduti attorno a un tavolo il settore assicurativo, le istituzioni, le autorità e le banche distributrici per cercare di trovare una soluzione a un problema che ha intaccato il settore vita italiano, principale rifugio dei risparmi del paese. Il fatto è che l’immagine della compagnia assicurativa è stata così danneggiata dagli ultimi accadimenti che proprio questo spacchettamento, che porterebbe un restyling totale, dal nome alla governance, potrebbe ridare a lei una credibilità e agli utenti una fiducia.
Il ministero dell’Impresa e del Made in Italy, su proposta dell’Ivass(Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), ha disposto nei giorni scorsi l’amministrazione straordinaria e lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo nei confronti di Eurovita Holding ed Eurovita. L’Ivass ha poi preso una doppia decisione. Ha nominato Alessandro Santoliquido commissario per la gestione straordinaria di entrambe le società e Antonio Blandini, in qualità di presidente, e ha prorogato – come si diceva – dal 31 marzo fino al 30 giugno la sospensione dei riscatti dei contratti di assicurazione
La proposta di spacchettamento
L’idea, arrivata sul tavolo del Mef, sarebbe di dividere Eurovita in cinque rami d’azienda, tutti della stessa dimensione, che verrebbero poi rilevati dai cinque big assicurativi, Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz, come riporta anche il Sole24Ore. In questo modo Eurovita cambierebbe nome e continuerebbe ad operare esclusivamente con il portafoglio dei prodotti unit linked, (che valgono 6 miliardi di riserve) mentre i sottoscrittori delle polizze si ritroverebbero con in mano un contratto con Generali piuttosto che con Unipol, Allianz, Poste o Intesa, con tutte le garanzie che questo comporta. Il comparto dunque si farebbe carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all’integrazione del ramo d’azienda, come la gestione del personale e la successiva migrazione.
Sul salvataggio di Eurovita ha parlato il ceo di Poste Matteo Del Fante rispondendo a una domanda: “È chiaro che va una trovata soluzione di sistema, siamo pronti a sentire di cosa si tratta. Le istituzioni se ne stanno occupando, non vediamo segnali di nervosismo rispetto ai nostri investitori e i tassi di riscatto sono invariati”.
L’intreccio tra aumento di capitale e solvency
Per mettere in sicurezza Eurovita, come chiesto da tempo da Ivass , occorre un aumento di capitale per riportare la Solvency, ossia l’indicatore di solidità, ora calcolata attorno all’85%, a un livello accettabile.
La cifra che emerge ora sembrerebbe di 300 milioni a carico di banche distributrici e assicurazioni, oltre ai 100 milioni già iniettati a fondo perduto da Cinven. Con tale iniezione di cash la Solvency di Eurovita salirebbe verso il 150%, che però resta comunque distante dalla media di settore in Italia indicata, come sottolineato da S&P nel suo recente report, attorno al 200%.
Invece, con l’idea dello spacchettamento sul piatto ci sarebbe un controvalore complessivo stimabile in 500 milioni.
Il tema degli eventuali riscatti anticipati
Un aumento di capitale così potrebbe essere alla portata di banche e assicurazioni che ne hanno viste di peggio anche nel passato recente. Monte dei Paschi per esempio ha chiesto 2,5 miliardi di euro al sistema finanziario italiano lo scorso anno per salvarsi.
Ma c’è un altro problema che soffia sul collo di Eurovita e di tutto il sistema: la questione degli eventuali riscatti anticipati che potranno chiedere i clienti una volta sbloccate le polizze, dal 1° luglio, data progressivamente posticipata dallo scorso 6 febbraio. In questo caso, salvo nuovi interventi dell’Ivass, la cifra cambia: i riscatti delle gestioni separate che in tutto sono stimate in 9 miliardi. Da una parte si sta pensando a una linea di credito da 2 miliardi emessa dagli istituti bancari coinvolti nell’affaire, come “rete di protezione”. Ma è chiaro che ci vuole qualcosa di più strutturato e proprio l’ipotesi che si sta profilando potrebbe servire allo scopo.
Il ruolo delle banche distributrici
Con la proposta dello spacchettamento dovrebbero entrare in campo anche le banche distributrici, ossia Fineco, Sparkasse, Credem e Fideuram. Il settore assicurativo chiederebbe dunque alle banche di farsi “garanti” dei clienti ai quali hanno collocato il prodotto Eurovita. Così, se un cliente volesse chiedere il riscatto della polizza le banche dovrebbero subentrare nella titolarità del contratto e portarlo a scadenza, beneficiando dell’eventuale rendimento e rimborso del capitale.