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Eurovita: la scadenza del 30 giugno per il blocco dei riscatti potrebbe slittare. Dipendenti sul piede di guerra

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La risoluzione per salvare Eurovita, la prima compagnia di assicurazione italiana a finire in amministrazione straordinaria, è complicata e la data del 30 giugno, fissata ora per il blocco dei riscatti delle polizze vita, potrebbe scivolare più in là. Intanto continuano quasi quotidianamente i confronti tra le compagnie assicurative interessate al cosiddetto spezzatino della compagnia, mentre risparmiatori e ora anche i dipendenti scendono in campo per cercare di tutelarsi.

Novelli (Ivass): soluzione difficile, ma le opzioni ci sono

La data del 30 giugno era stata fissata da Ivass (l’agenzia statale che vigila sulle assicurazioni) per evitare una sorta di assalto allo sportello, mentre si sta cercando di definire a marce forzate un piano di salvataggio. Ma secondo il responsabile dell’ufficio segreteria di presidenza e del Consiglio Ivass, Roberto Novelli, la questione è così intricata che probabilmente non basterà nemmeno la data di fine giugno per risolverla. Per la risoluzione del caso Eurovita “le strade aperte sono varie: identificare una soluzione è già difficile e gestire i dettagli è complicato, ma le opzioni sul tavolo ci sono” ha detto Novelli intervenuto all’Italy Insurance Forum 2023 a Milano, che però non ha potuto garantire se una soluzione sarà trovata entro la scadenza attualmente fissata al 30 giugno. “Siamo consapevoli che il blocco dei riscatti crea disagio, non è un provvedimento che abbiamo preso a cuor leggero”, ha detto Novelli, “riteniamo che questo sia lo strumento per trovare una soluzione e ripristinare quella fiducia che inevitabilmente questo caso” ha diminuito nei confronti del comparto assicurativo.

La tempesta perfetta in cui si è trovata Eurovita

In un contesto difficile, nel quale la patrimonializzazione delle assicurazioni è scesa, a causa della svalutazione del portafoglio di titoli di Stato colpito dal rialzo dei tassi, Eurovita presentava “debolezze specifiche”, ha spiegato Novelli. Non si tratta quindi solo della “redditività negativa nel ramo vita”, che in questa fase è comune a tutto il sistema, ma anche di una “sottostima delle passività” da parte della compagnia e di una “mancata disponibilità dell’azionista”, il fondo di private equity Cinven, “a ricapitalizzare” Eurovita. La combinazione di una gestione dei rischi più aggressiva e di una capacità d’intervento insufficiente da parte di Cinven ha fatto esplodere il caso: il “primo commissariamento dell’Ivass mai avvenuto nel ramo vita”, ha ricordato Novelli.

Dopo i risparmiatori scendono in campo anche i dipendenti

Nei giorni scorsi il Codacons ha comunicato di stare studiando gli estremi per agire con una class action per tutelare 353.000 clienti italiani di Eurovita. A questi si sono aggiunti oggi anche i dipendenti delle assicurazioni Vita, preoccupati di sapere in quali delle cinque compagnie che hanno promesso di partecipare al piano di salvataggio verranno trasferiti. Si tratta di circa 230 persone, dopo che già una decina se ne sono andate via volontariamente ai primi sentori di crisi. La destinazione del trasferimento non è di poco conto, visto che tre delle cinque assicurazioni (Intesa Sanpaolo Vita, Allianz e Generali) hanno sede a Milano come Eurovita, ma le altre due, Poste Vita e Unipol, hanno sede rispettivamente a Roma e a Bologna.

Incontri quasi quotidiani tra tutti gli attori per risolvere la questione

Nelle scorse settimana sono scesi in campo anche diversi consulenti con l’obiettivo di accelerare la definizione di un piano. Le banche hanno dato mandato a Vitale&Co e l’amministrazione straordinaria, guidata da Alessandro Santoliquido, ha invece chiesto il supporto di Kitra e dello studio Legance. Manca ancora un rappresentante delle compagnie che sieda al tavolo delle trattative.

I maggiori dossier tecnici sul tavolo

I problemi sul tavolo non sono di facile risoluzione dal punto di vista tecnico.
Una delle ipotesi che circolava era la cessione alle cinque compagnie interessate altrettanti rami d’azienda di Eurovita che però non esistono al momento e dovrebbero essere creati ex novo con forti rischi di contenzioso dai lavoratori. Certo, si potrebbero trovare accordi con i dipendenti, ma il tempo stringe. L’alternativa potrebbe essere invece quella di cedere ai cinque cavalieri bianchi solo i portafogli Vita. Questa strada avrebbe il vantaggio, secondo gli esperti, di rispettare in pieno la normativa ma anche di invogliare i dipendenti ad aderire alle proposte di ricollocazione nelle compagnie subentranti, visto che l’alternativa sarebbe il licenziamento, a questo punto pienamente legittimo. Mentre Eurovita, attivando una sola procedura, potrebbe considerare tutti i dipendenti come esuberi.
Lo scorso 20 aprile era fissato un incontro al Mef per discutere e programmare il salvataggio della compagnia, ma l’incontro è saltato e non è stato ancora riprogrammato, in attesa che le parti trovino un accordo.

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