Il Parlamento europeo ha bocciato l’accordo sul bilancio pluriennale Ue 2014-2020 raggiunto dai capi di Stato e di governo lo scorso 8 febbraio. I voti contrari sono stati 506, 161 i favorevoli e 23 le astensioni. Strasburgo ritiene che il testo “non possa essere accettato senza che siano soddisfatte determinate condizioni fondamentali”.
Nella sua risoluzione, l’Europarlamento non chiede di aumentare le cifre dell’accordo sul bilancio – 960 miliardi di impegni e 908,4 miliardi in termini di pagamenti per i sette anni -, ma di introdurre una serie di clausole che ne cambierebbero le modalità di gestione, permettendo eventualmente anche un adeguamento dell’ammontare totale con nuove risorse aggiuntive, se risultasse necessario, intorno alla metà del periodo di programmazione. Secondo Strasburgo, inoltre, qualunque decisione di modifica del bilancio dovrebbe essere presa dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata e non all’unanimità.
Il Parlamento europeo ha chiesto anche di inserire una clausola di flessibilità che consenta di trasferire i fondi non spesi da un anno all’altro e da una categoria di spesa all’altra. Altro punto importante è la bocciatura netta della divaricazione fra impegni e pagamenti (proposta dal Consiglio europeo per compiacere la Gran Bretagna), con una differenza di oltre 40 miliardi di euro che – secondo l’Europarlamento – metterebbe il bilancio Ue in situazione di “deficit programmato” (fondi stanziati per programmi di spesa che, una volta realizzati, non possono essere interamente pagati), con la conseguenza di rinviare all’anno successivo il debito inevaso dell’anno precedente.
La quarta condizione posta dal Parlamento europeo è che i capi di Stato di governo considerino la proposta della Commissione di sostituire una parte cospicua dei contributi degli Stati membri al bilancio Ue con “risorse proprie”, come la tassa sulle transazioni finanziarie o una tassa sulle emissioni a effetto serra, il cui gettito, almeno in parte, andrebbe direttamente nelle casse di Bruxelles.
Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, porterà la risoluzione al vertice Ue di domani a Bruxelles per illustrarla ai capi di Stato e di governo. A quel punto inizieranno i negoziati per arrivare a un compromesso. La trattativa si annuncia complessa, soprattutto per la riluttanza degli Stati membri a riconoscere i nuovi poteri rivendicati dall’Europarlamento.