La grande notte è arrivata. L’Inter torna a giocarsi una finale europea 10 anni dopo Madrid e pazienza se, questa volta, non c’è in palio la Champions bensì l’Europa League contro il Siviglia (ore 21). Per i nerazzurri infatti questo, oltre che un trofeo da mettere in bacheca, può essere l’inizio di un nuovo ciclo virtuoso, sia a livello economico che tecnico. Basti pensare che, oltre ai 70 milioni complessivi d’incasso (56 sono già in cassaforte tra la partecipazione ai gironi di Champions e i successivi turni d’Europa League), la squadra di Conte andrebbe a giocarsi la finale di Supercoppa Europea (24 settembre con la vincente di Bayern-Psg), inoltre finirebbe in prima fascia nel prossimo sorteggio di Nyon.
Insomma, in palio ci sono soldi, prestigio e programmi futuri, esattamente ciò a cui ambisce Suning, alla sua prima finale dopo 4 anni nel calcio. Ma tra l’Inter e la gloria c’è di mezzo il Siviglia, non esattamente una vittima sacrificale: gli spagnoli, quarti nella Liga, sono gli specialisti per eccellenza della competizione, come dimostrano le 5 coppe Uefa/Europa League in bacheca, di cui 3 consecutive tra il 2013 e il 2016. Certo, tra quella squadra di Emery e questa di Lopetegui sono cambiate tante cose, eppure il DNA è rimasto lo stesso, come ha capito a sue spese il Manchester United, eliminato nonostante fosse favorito.
“Rispetto a loro abbiamo meno esperienza e per questo li vedo leggermente favoriti, ma abbiamo grande entusiasmo e mi aspetto che la mia Inter sia determinata a cogliere questa occasione – il pensiero di Conte. – La parola paura non fa parte del mio vocabolario, stimo il Siviglia e la sua storia, abbiamo rispetto, ma se siamo in finale è perché possiamo dire la nostra. C’è solo un modo per scrivere la storia di un club: vincere”. Tanta carica insomma, in perfetto Antonio’s style. Del resto la notte di Colonia è speciale anche per lui, alla prima finale internazionale da allenatore. I detrattori, negli anni, gli hanno spesso rinfacciato di saper vincere solo i campionati, lui ora ha la possibilità di zittirli: uno stimolo in più, anche se non certo il principale.
“È il quarto anno che partecipo a competizioni europee e ho fatto tutti gli step, ora mi gioco la finale e penso che farlo dopo soli quattro anni sia bello – ha replicato il tecnico. – Ci tengo, ma più per il club e i tifosi che per me, dobbiamo essere orgogliosi di essere arrivati in finale dopo 10 anni, ma la storia la scrive solo chi vince”. Vincere, vincere, ancora vincere: una vera e propria ossessione per Conte, che spiega, almeno in parte, alcuni eccessi caratteriali. Con lui non si può mai davvero stare tranquilli, perché se non percepisce il totale controllo sugli aspetti più importanti del club è capace di tutto, come ricorda bene Andrea Agnelli, abbandonato clamorosamente nel luglio del 2014.
“Negli anni ho imparato a vivere i momenti e adesso penso solo a questa partita – ha glissato alla domanda sul suo futuro. – Al domani ci dobbiamo arrivare, prima mi godrò la finale: penso sempre a vivere senza rimpianti”. E allora, in attesa delle sue decisioni (meno scontate di quanto si possa pensare), concentriamoci sulla partitissima di Colonia, che l’Inter affronterà con il 3-5-2 tipo, dunque Handanovic in porta, Godin, De Vrij e Bastoni in difesa, D’Ambrosio, Barella, Brozovic, Gagliardini e Young a centrocampo, Lukaku e Lautaro Martinez in attacco.
“Si dicono tante frasi quando si arriva in finale, io posso dire solo che siamo tranquilli, con la serenità che ci serve per una finale voluta tutto l’anno – le parole di Lopetegui. – Vogliamo arrivare molto bene a questa partita, col giusto equilibrio e le giuste emozioni. Speriamo che i nostri tifosi possano godersi questa gara, noi daremo la vita sul campo come facciamo sempre: anche questa volta non sarà diverso”. Il tecnico del Siviglia vuole portare a casa il trofeo ed è pronto a farlo con il consueto 4-3-3 con Bounou tra i pali, Navas, Koundé, Diego Carlos e Reguilon nel reparto arretrato, Banega, Fernando e Jordan in mediana, Suso, En-Nesyri e Ocampos (non al meglio: non dovesse farcela è pronto Munir) nel tridente offensivo.