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Europa alla resa dei conti: Draghi la incalza

Vertice cruciale oggi del Consiglio europeo sulla strategia anti-Coronavirus a cui Draghi chiede una terapia d’urto: in gioco Mes ed Eurobond – Gli aiuti di Stato sorreggono Wall Street – Borse in altalena – Dividendi a rischio

Europa alla resa dei conti: Draghi la incalza

“La sfida che abbiamo di fronte ci impone di muoverci con la forza e la velocità necessaria per impedire che la recessione porti ad una profonda depressione accompagnata da una lunga serie di default capaci di causare danni irreparabili. È già evidente che sarà necessario un forte aumento del debito pubblico (…) che sarà un aspetto permanente delle economie e non potrà che essere accompagnato dalla cancellazione dei debiti privati”.

In un momento cruciale per l’Unione Europea, Mario Draghi fa sentire la sua voce con un lungo e importante intervento sul Financial Times. E lo fa, non a caso, quando si riaffaccia in Bce l’ipotesi di un uso dell’Omt, il programma di stabilizzazione messo a punto da lui nel 2012, ai tempi della crisi dell’euro, ma mai usato. Stavolta, scrive Draghi, occorre fare anche di più, come in guerra: ci vuole un aumento del debito pubblico e prestiti temporanei alle imprese garantiti al 100%. Le banche, a quel punto, dovrebbero diventare dei soggetti pubblici, con azzeramento della remunerazione per gli azionisti.

IL NIKKEI PERDE IL 4,4%

A confermare che la guerra al coronavirus sarà lunga e difficile arriva un nuovo allarme da Tokyo. L’epidemia, che sembrava in via di esaurimento, è tornata ieri a colpire: 41 nuove vittime contro 17 di martedì (e 6 di lunedì). Immediata la reazione della Borsa, prima euforica per le misure approvate in Usa. L’indice Nikkei perde il 4,4%, l’Hang Seng di Hong Kong e lo Shanghai Composite sono in calo di circa lo 0,5%. Si ferma anche il recupero del Kospi di Seul (-1%).

Sale invece Sidney (+2,3%) e rimbalza Sensex dell’India (+4%) in un Paese sbarrato al resto del pianeta (1,3 miliardi di persone in quarantena).

GLI AIUTI DI STATO SOSTENGONO IL DOW JONES

Le Borse Usa hanno festeggiato con prudenza il varo del più gigantesco piano di sostegno a famiglie e imprese della storia. Complessivamente, gli Stati Uniti, hanno mobilitato circa 6.000 miliardi di dollari, considerando quanto messo in campo della Federal Reserve, poco meno di un terzo del Pil statunitense e oltre tre volte il Pil italiano. Ma il malloppo di 1.619 pagine non avrà vita facile alla Camera: Bernie Sanders promette battaglia contro i troppi “regali” alle corporations.

Il Dow Jones avanza del 2,39%, S&P 500 +1,15%. Frena indice il Nasdaq (-0,45%). Apple (-2%) rinvierà il lancio dell’IPhone basato sul 5G.

Volano, grazie ai prossimi aiuti di Stato, le compagnie aeree e Boeing (+24%). In forte ripresa anche le crociere.

FRENANO ORO E PETROLIO

L’oro perde lo 0,7%, a 1.603 dollari l’oncia.

Petrolio Brent a 27,7 dollari il barile, in calo dello 0,5%, dal +0,9% di ieri in chiusura. Le scorte strategiche di greggio degli Stati Uniti sono salite meno del previsto. Secondo indiscrezioni, la diplomazia di Washington sta cercando di dissuadere l’Arabia Saudita dal portare avanti a oltranza il proposito di spingere al massimo la produzione di petrolio.

Sul fronte delle valute, il dollaro arretra sullo yen, a 110,6, ma anche sullo won della Corea del Sud e sulla maggior parte delle valute dell’area Asia Pacifico, messe alle corde negli ultimi giorni.

L’EURO SALE PER IL QUARTO GIORNO DI FILA

L’euro si rafforza per il quarto giorno consecutivo a 1,091. Ieri sera il ministro delle Finanze tedesco ha detto che il governo si prepara a varare misure di stimolo all’economia mirate e temporanee da mettere in atto nella seconda parte dell’anno per aiutare il sistema a ripartire dopo il lockdown.

Un buon modo per aprire una giornata che si annuncia tanto cruciale quanto combattuta.

CORONABOND, 9 PAESI A FAVORE (SU 27)

Le Borse europee hanno festeggiato in chiusura il varo del maxipiano Usa. Ma resta da sciogliere il nodo della politica fiscale dell’Eurozona. Oggi, in videoconferenza, si cercherà un difficile accordo sull’impiego dei fondi del Meccanismo europeo di Stabilità (circa 500 miliardi). L’Eurogruppo ha dato una disponibilità di massima all’utilizzo delle risorse per prestiti agevolati (fino a 35 miliardi per l’Italia) ma Paese per Paese, senza alcuna mutualità. Per giunta, l’Olanda e l’Austria ritengono che occorra attendere l’evoluzione della crisi prima di aprire il portafoglio. Il fronte del Sud, però, stavolta è compatto: nove Paesi, tra cui Italia, Francia e Spagna (ma anche Belgio, Lussemburgo più Grecia, Irlanda, Portogallo e Slovenia) hanno proposto l’emissione di Coronabond sotto la garanzia di Bruxelles.

PIAZZA AFFARI SULLE MONTAGNE RUSSE

In questa cornice Piazza Affari, al pari degli altri mercati, ha vissuto mercoledì una giornata su ripidissime montagne russe. Dopo una partenza a razzo (+4,3%), il listino ha sbandato vistosamente, per poi chiudere con un rialzo dell’1,74%, a 17,243 punti base.

Stesso copione e stesso finale thriller per le altre piazze. Francoforte, in rosso fino a pochi minuti dalla chiusura, ha invertito la rotta per chiudere a +1,34%.

Brillante Parigi (+4,47%) al traino di banche e finanziarie: Société Générale avanza dell’11,44%, fa ancor meglio Natixis (+16,92%).

Ruggisce anche la City. Londra rimbalza del 4,26% trainata dai petroliferi (Shell +7,40%). Madrid +3,65%.

Zurigo +3,36%. Anche il governo svizzero e la Banca centrale elvetica (Snb) hanno iniziato a iniettare liquidità in un’economia in drastico rallentamento.

LO SCUDO BCE PROTEGGE I BTP. CALA LO SPREAD

La pioggia di liquidità favorisce il Btp, peraltro protetto dallo scudo degli acquisti della Bce.

Lo spread scende a 180 punti base, dai 198 della vigilia. Il tasso del decennale si attesta in area 1,57%, dopo aver chiuso a 1,59% la seduta precedente.

Oggi con l’offerta di Btpei (750 milioni) e Ctz (2,250 miliardi) prendono il via le aste di fine mese.

SOLO 10 BLUE CHIP IN ROSSO

“Stiamo studiando dettagliatamente il provvedimento dello scudo del Golden Power e, sotto la regia di Palazzo Chigi, siamo pronti ad agire per difendere gli asset industriali e aziendali del nostro Paese”. Così ieri il premier Giuseppe Conte ha preso atto dei rischi che il crollo dei prezzi comporta per gli equilibri di una parte rilevante del patrimonio industriale e finanziario italiano.

Solo 10 blue chip su 40 hanno chiuso in ribasso la seduta di mercoledì.

In questa cornice, il mercato ha vissuto una giornata di alti e bassi, con oscillazioni da brivido. Nel corso della giornata l’indice si è spinto su un massimo di 17.830 punti e su un minimo di 16.581 punti. Un’escursione del 7% circa.

PIÙ FONDI PER AZIMUT

In cima al listino spicca Azimut (+9,3%): Timone Fiduciaria, che riunisce gli azionisti aderenti al patto di sindacato che controlla il gruppo del gestito, ha concordato un finanziamento bancario da 30 milioni per salire nel capitale.

Buona la performance di Banca Mediolanum (+4%), ancor più effervescente nella mattinata. Citi ha promosso il titolo a Buy.

INTESA E UNICREDIT CONFERMANO LA CEDOLA

La discesa dello spread favorisce i bancari, anche perché i Big non tradiscono la politica delle cedole alte. Intesa Sanpaolo (+2%) ha confermato la decisione di proporre la distribuzione di un dividendo per azione pari a 0,192 euro. Stessa scelta per Unicredit (+0,8%, dividendo pari a 0,63 euro), Banco Bpm (-1,47%, 0,08 euro) e Ubi (+1,23%, 0,13 euro). Vola Mediobanca (+8%).

LEONARDO DECOLLA GRAZIE A BOEING

Il titolo leader di giornata è stato Leonardo (+11,3%), rimbalzata dopo i forti ribassi dei giorni scorsi grazie al boom di Boeing a Wall Street.

Exor (+7,12%) ha chiuso l’esercizio con un utile consolidato di 3 miliardi, più che raddoppiato rispetto al risultato di 1,3 miliardi del 2018. Il Cda ha deciso quindi di proporre all’assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo di 0,43 euro per azione, una cedola stabile rispetto all’anno scorso, per un monte dividendi complessivo di circa 100 milioni. Nessuna anticipazione sulla destinazione del cash che la holding incasserà con la cessione di Partner Re.

FCA +2,9%. LES ECHOS: LA CEDOLA EXTRA SARÀ RIDOTTA

Fiat Chrysler +2,92%. Moody’s ha messo sotto revisione, per un possibile downgrade, il giudizio su sette case automobilistiche. Si tratta di Daimler, Jaguar Land Rover, Psa, Renault, Volkswagen, Volvo e McLaren. Il rating di Fca è a rischio perché l’uscita di Mike Manley verso Cnh potrebbe indebolire il gruppo, che, però, è ormai prossimo a passare nelle mani di Carlos Tavares. Les Echos ritiene molto probabili cambiamenti al progetto di fusione tra Psa e il Lingotto. “È molto difficile – scrive – che i soci Fca, vista la situazione, possano ricevere un conguaglio così ricco sotto forma di dividendo”.

Nuovo calo per Brembo (-7,8%) dopo la rinuncia al dividendo. Equita Sim ha ridotto il target price del 9% a 9,6 euro per azione, confermando a hold il rating.

PESANO I CALI IN BORSA, ELLIOT SCENDE IN TIM

Perde colpi Tim (-4%). Il fondo Elliott ha ridotto la partecipazione complessiva nel capitale ordinario Tim dal 9,722%, dichiarato lo scorso 7 gennaio al 6,976%. Il ridimensionamento della quota è legato a un ribilanciamento del portafoglio da parte del fondo attivista Usa (prima della pandemia aveva investito in asset in tutto il mondo per un controvalore di circa 40 miliardi). Ma la società che controlla il 100% del Milan non intende scendere ulteriormente in Tim e ha confermato la fiducia nell’ad Luigi Gubitosi.

Tra le mid cap, focus su Salini Impregilo (-8,29%), dopo che ieri S&P ha deciso di porre il rating ‘BB-‘ in watch negative. In flessione Danieli (-10%) e De Longhi (-8,42). Continua la ritirata di Atlantia (-3,7%).

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