Oggi a Bruxell ci sarà la resa dei conti sugli eurobond. Tutto lascia intendere che i leader europei abbiano accettato l’invito del presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy a parlarne “senza tabù”. Sul campo i due schieramenti che ieri hanno riaffermato le loro posizioni. Da un lato la Francia che con l’Italia formalizzerà la richiesta: il neoministro francese delle Finanze Pierre Moscovici ha parlato di eurobond come di “un’idea forte di cui discutere”. Dall’altro la Germania, con il cancelliere Angela Merkel che ha riaffermato la sua contrarietà ai titoli europei. Anzi, per dirla con le parole del vice ministro alle Finanze tedesco Steffen Kamper, si tratta di una “ricetta sbagliata al momento sbagliato con le conseguenze sbagliate”.
Ieri sul tema è intervenuta l’Ocse, chiedendo ai governi di fare significativi passi avanti verso la loro istituzione e alla Bce di acquistare titoli obbligazionari dei paesi in difficoltà. Ma sul tema è intervenuto anche l’ex membro della Bce Lorenzo Bini Smaghi, che ha bocciato l’ipotesi eurobond come soluzione della crisi europea: “Se anche fossero superate le resistenze della Germania al lancio di emissioni comuni di debito per la zona euro, questa soluzione non assicurerebbe un miglioramento delle prospettive di crescita per i paesi dell’euro”, ha detto l’economista che ora insegna ad Harward.
Intanto a poche ore dalla riunione è intervenuto sul tema anche il cancelliere socialdemocratico dell’Austria Werner Faymann, che ha detto di “sostenere pienamente” la posizione del presidente francese Francois Hollande in favore degli eurobond, sottolineando che in ogni caso si tratta di “un progetto a lungo termine, che non potrà essere realizzato nei prossimi due o tre anni”. Senza contare che c’è bisogno di “una disciplina di bilancio credibile, condizione indispensabile per la creazione di eurobond”.
Angela Merkel sempre più isolata dunque, ma ancora decisa a non indietreggiare di un passo. Contro di lei anche una statistica dell’Eurobarometro secondo la quale oltre il 60% degli europei è favorevole agli eurobond. Per il 64% degli intervistati (+3% rispetto al rilevamento precedente) gli eurobond sono “necessari in nome della solidarietà europea” ed il 61% (+4%) pensa che le obbligazioni europee “rinforzerebbero la stabilità finanziaria degli stati membri”.
Ma al vertice di Bruxelles si discuterà anche di crescita. E anche qui l’attesa è per la posizione che assumerà Berlino. In tema di growth compact, controparte del fiscal compact per affiancare al rigore fiscale misure per la crescita dell’eurozona, la Merkel si è dimostrata più flessibile e disposta alle istanze francesi e italiane. Non resta che aspettare.