Che l’euro sarebbe tornato sui suoi passi molti analisti l’avevano messo in conto. E così è stato. La moneta unica non ha subito nessun tracollo da venerdì, anzi ha reagito positivamente invertendo la rotta e riportandosi al di sopra di quota 1,27. Dopo il deprezzamento che ha portato la moneta unica sui minimi annuali, l’euro ha infatti innescato un percorso rialzista che l’ha riportato, in tarda mattinata, a quota 1,2770.
Non c’è stato nessun dato particolarmente significativo ad indicare un miglioramento della situazione macroeconomica del Vecchio Continente, ad eccezione dell’ormai continuo e scontato ribasso delle aste di titoli tedeschi, che si allineano ai dati positivi sulla crescita dell’economia teutonica, pari allo 0,5% nel primo trimestre 2012: gli investitori, quando non fuggono verso altri lidi (franco svizzero, dollaro, oro), investono in titoli di Berlino.
L’ultima asta, andata in porto stamane, ha collocato sul mercato quasi tre miliardi di “Bubill”, a un prezzo medio pari a 99,97, ma soprattutto con una rendita media dello 0,026%. La domanda, eccellente, ha raddoppiato l’offerta.
Sono, ovviamente, le notizie provenienti dal G8 a riportare un pò di fiducia nel mercato valutario. Durante il vertice, la posizione sempre più marginale della Merkel ha spinto la cancelliera ad ammorbidire i toni, lasciando intravedere una certa disponibilità a ridiscutere di fiscal compact ed eurobond, stavolta in direzione espansiva.
La sensazione è che i governi stiano convergendo verso un piano di collaborazione per adottare politiche pro crescita, e c’è la convinzione che nessuno voglia realmente rischiare l’uscita della Grecia dall’eurozona.
La situazione rimane però molto tesa: le banche spagnole sono ancora ben lontane dal risanamento, con più di 180 miliardi di crediti deteriorati che ne minano la stabilità patrimoniale. Sia a Madrid che ad Atene si iniziano a verificare fenomeni di corsa agli sportelli che – seppur non ancora oltre il livello di guardia – indicano una percezione del rischio ancora molto alta, da parte degli operatori. Le elezioni ad Atene, inoltre, sono una pesante incognita.
La Germania continua a crescere e, nonostante il peso determinante nel propugnare le politiche di austerità, continua a rappresentare l’unica realtà economica in salute. Finora Berlino non ha sostenuto la domanda interna, cosa che secondo gli economisti potrebbe aumentare le esportazioni e di conseguenza il Pil dell’europeriferia. Recentemente, però, sono stati approvati aumenti salariali per ottocentomila lavoratori del settore metalmeccanico, sintomo di una maggiore attenzione al problema del riequilibrio macroeconomico continentale.
I segnali positivi iniziano a pesare sulle aspettative degli operatori, ma in assenza di proclamazioni ufficiali da parte delle autorità sovranazionali è facile immaginare che, sul mercato valutario, le contrattazioni con base euro continueranno ad essere nei prossimi giorni ancora molto volatili.
La soglia di supporto, in zona 1,26, è ancora molto vicina, e il rischio di un ulteriore ribasso della moneta unica rispetto al dollaro è tutt’altro che scongiurato.