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Eurizon lancia il primo Green Bond tutto italiano

Imagoeconomica

Eurizon rafforza l’impegno negli investimenti responsabili introducendo nella propria gamma d’offerta, Eurizon Fund – Absolute Green Bonds il primo strumento istituito da un asset manager di matrice italiana specializzato sui mercati obbligazionari internazionali che permette di finanziare progetti legati all’ambiente.

Eurizon Fund – Absolute Green Bonds è un comparto che seleziona i titoli obbligazionari, principalmente investment grade, utilizzando i criteri definiti dai GBP (Green Bonds Principles) al fine di sostenere la crescita di investimenti con tematiche ambientali Green per contrastare i cambiamenti climatici, gestire in modo sostenibile il consumo di risorse naturali, controllare e diminuire l’inquinamento, ecc.

Se ne è parlato anche in occasione del Salone del Risparmio di Milano, dove è intervenuto Andrea Conti, responsabile Macro Research di Eurizon Capital: “Dal 2017 Eurizon ha integrato i criteri Esg nelle proprie scelte di investimento, per creare valore di lungo periodo attraverso il supporto allo sviluppo di un sistema economico valido e sostenibile. Eurizon Fund – Absolute Green Bonds ne è un esempio”.

Conti ha poi parlato soprattutto dei Pir, i piani individuali di risparmio, che “non hanno creato una bolla sui listini minori di Piazza Affari: le valutazioni delle società italiane a media capitalizzazione sono in linea con quelle europee”. “L’unico punto critico dei Pir era dire che le valutazioni sono in bolla, ma questo non è vero”, spiega Conti. “I numeri dicono che la valutazione delle mid cap dell’indice italiano, dove più si è scaricato l’effetto Pir, in questo momento sono in linea con quelle tedesche e francesi. E’ vero che in generale nel mondo le mid cap nel mondo sono andate molto bene. Quelle italiane non sono andate meglio e quindi non c’è stato un effetto Pir”.

Strumenti innovativi come i Pir possono aiutare i risparmiatori a investire in asset più rischiosi, visto che “circa un terzo delle attività finanziarie degli italiani sono investiti sui depositi o su strumenti di liquidità a breve termine, con rendimenti bassissimi o sottozero. E questo – sottolinea Conti – è un patrimonio del Paese che non è messo al lavoro. Il rischio è perdere un’opportunità. Sono soldi di chi è nostalgico dei Bot al 6%, che probabilmente non vedremo più”.

E dopo aver contribuito a sviluppare la cultura finanziaria degli italiani e averli avvicinati a comparti azionari trascurati, ora bisogna sviluppare il lato imprese. Le imprese, continua il responsabile Macro Research di Eurizon Capital, “devono fare la loro parte e fare da volano: deve svilupparsi la cultura del volersi quotare, del voler crescere e diventare più grandi e quindi di poter investire di più in ricerca”. Al momento “la dimensione media delle nostre imprese è molto piccola e noi abbiamo una quota eccessiva di imprese troppo piccole” rispetto al Pil.

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