Intrecci virtuosi si stanno delineando e numerosi indizi stanno emergendo che portano a prevedere un rallentamento dell’inflazione e quindi a una mitigazione delle mosse delle banche centrali.
Sono le previsioni indicate da Eurizon (gruppo Intesa Sanpaolo), nel nuovo numero di “The Globe”, sulle view di investimento della Società, vedendo possibile l’inflazione al 3% sia in Usa, sia in Eurozona già a fine del prossimo anno. I segnali si individuano già nel calo dei prezzi delle materie prime, nell’attenuazione delle strozzaturre delle catene distributive, nel calo dei prezzi delle case negli Usa. Insomma “un ritorno alla normalità”.
“La discesa non sarà probabilmente lineare” dice il rapporto. “È tuttavia importante, e per le dinamiche di mercato sufficiente, che da qui in avanti l’inflazione si metta su un sentiero di rientro, la velocità del calo è di minore importanza”. “Del resto già i mercati hanno recepito questo messaggio in novembre” dice Andrea Conti Responsabile Macro Research di Eurizon, “con tassi governativi, soprattutto a lunga scadenza, che tornano a scendere, borse che rimbalzano e dollaro che rallenta”.
Spunti interessanti per l’investimento: occhio agli utili aziendali
Dal punto di vista degli investimenti Conti – che guarda anche al fattore rallentamento economico che si delineerà nei prossimi mesi- considera ancora attraente il mercato obbligazionario, che mostra una curva invertita soprattutto negli Usa. Sulle attività obbligazionarie un po’ più di rischio, Conti apprezza le corporate di tipo investment grade che mostrano spread a livelli interessanti. Per le borse “le valutazioni rispetto al livelli di fine 2021 sono interessanti soprattutto per Europa e mercati emergenti pensando a un inizio di accumolo graduale” in attesa di avere informazioni più precise circa la ripresa del ciclo economico e soprattutto circa la tenuta degli utili aziendali. Questi ultimi “hanno già iniziato a rallentare in previsione di un rallentamento del ciclo e gli analisti hanno già iniziato a rivederli in calo: noi non possiamo escludere che ci possa essere un’ulteriore revisione al ribasso” osserva Conti.
Il dato Usa di novembre è stato il primo vero segnale per l’inflazione
Se è vero che “un singolo dato non fa primavera”, è anche vero che il dato di inflazione USA di inizio novembre, risultato in calo nella variazione annua e sotto le attese, ha infiammato i mercati grazie all’idea che la fase inflazionistica sia al termine. Per verificare se ci si può fidare Eurizon segnala altri indizi di un allentamento delle pressioni inflazionistiche che sono ormai piuttosto diffusi.
Non ci sono più i colli di bottiglia nella distribuzione visti nel dopo Covid
In primo luogo appare completato l’assorbimento dei cosiddetti colli di bottiglia, le strozzature delle catene produttive e distributive, che si erano originati dopo le riaperture sincronizzate post Covid 19.
Sono una prova di ritorno alla normalità, ad esempio, i prezzi dei trasporti marittimi da e verso la Cina, in forte calo da alcuni mesi, e ormai vicini ai livelli pre Covid 19 del 2019, indipendentemente dai severi lockdown decisi nel frattempo dal Paese.
Rallentano le materie prime: dai metalli industriali, al petrolio, al gas
Un secondo elemento che propende per una svolta dell’inflazione è l’andamento dei prezzi delle materie prime. I metalli industriali hanno segnato i massimi a marzo, sono scesi fino a luglio e da allora sono stabili, il 40% circa sotto i massimi. Il prezzo del petrolio ha toccato massimi in area 120 dollari al barile (WTI) in giugno, ora si trova il 40% sotto, a 80 dollari.
Il prezzo del gas naturale, infine, ha toccato i massimi più di recente, a settembre, motivo per cui l’inflazione in Europa ancora sta salendo, ma dai massimi il calo è stato circa del 60%.
Si indebolisce il mercato immobiliare Usa
Altro elemento di rassicurazione per l’inflazione USA, sono i segnali di indebolimento del mercato immobiliare. I costi della casa, gli affitti in particolare, hanno un peso elevato nell’indice dell’inflazione americana. Fino a poche settimane fa il mercato immobiliare appariva, in termini di prezzo, poco sensibile al rialzo dei tassi di interesse. Ultimamente il calo dei prezzi delle abitazioni sta accelerando e questo dovrebbe togliere pressione agli affitti.
Tutto fa prevedere un’inflazione al 3% in Usa e in Ue entro il 2023
Mettendo tutto assieme, possiamo assumere come scenario centrale il progressivo allentamento dell’inflazione. La discesa non sarà probabilmente lineare, perché i meccanismi economici lo sono raramente, e il consenso che vede l’inflazione al 3% sia in USA, sia in Eurozona già a fine del prossimo anno, potrebbe eccedere in ottimismo.
È tuttavia importante, e per le dinamiche di mercato sufficiente, che da qui in avanti l’inflazione si metta su un sentiero di rientro, la velocità del calo è di minore importanza. Una discesa troppo rapida, peraltro, potrebbe sottendere un rallentamento dell’attività economica più marcato del previsto, portando un nuovo elemento di incertezza.
Le differenze tra Ua ed Eurozona: il calo del prezzo dell’energia porterà anche qui un raffreddamento
Negli USA la disinflazione è già ben avviata nelle componenti non core, quelle più legate ai prezzi delle materie prime, e ora si deve manifestare nelle componenti core: importante qui il settore casa e affitti in particolare. In Eurozona tutte le componenti sono ancora in rialzo. Ma il calo del prezzo dell’energia non dovrebbe tardare a manifestarsi, innescando poi il raffreddamento anche degli altri settori.
Per le banche centrali, il più è alle spalle
Con aspettative di traiettoria in calo per l’inflazione, le Banche Centrali si stanno preparando a rallentare, e poi ad arrestare il rialzo dei tassi. Per Fed e BCE sono in calendario ancora 100 punti base di restrizione entro i primi mesi del 2023, ma il più è alle spalle. L’idea, prezzata nei future sui Fed Funds, è che, arrivata al 5%, la Fed starà ferma per qualche mese, per poi abbassare i tassi al 3,5% entro fine 2024.
Si va verso un rallentamento dell’economia nel 2023 per poi ripartire nel 2024
Un andamento che sottende uno scenario di rallentamento dolce (o mini recessione) per l’economia globale. Sarebbe uno scenario virtuoso e di ritorno alla moderazione per la crescita e per l’inflazione dopo gli anni turbolenti dei Covid 19 e del post Covid 19. È di fatto lo scenario presente ora nelle stime di consenso sulla crescita economica, che dovrebbe sfiorare lo zero nel 2023 per tornare positiva nel 2024. La dolcezza, o meno, del rallentamento economico sarà il prossimo tema di attenzione per gli investitori.