Ci sono luoghi che si affollano senza clamore. I tour operator tradizionali si contendono il mercato con il web, perché milioni di persone al mare, in montagna e al lago preferiscono i posti dove potersi riconciliare con la fede. Trovano strutture, accoglienza e clima favorevoli per pochi giorni di vacanza. Intorno a conventi, chiese e luoghi di culto c’è un giro d’affari che colloca l’Italia tra i primi posti al mondo. Anche qui il Covid ha colpito, ma nella prima parte del 2021 l’afflusso è cresciuto quasi del 30 %. Fare le vacanze in casa per molti italiani ha significato stare lontani dai luoghi affollati per ritirarsi in posti ameni e silenziosi, di cui il Paese è pieno. D’altra parte, da molti anni le organizzazioni religiose o laiche fanno rete per soddisfare esigenze turistiche variegate, senza trascurare gli aspetti ambientali. Ad Assisi, per dire, il bosco di San Francesco, molto visitato accanto alla Basilica, è gestito dal FAI. Molte iniziative sono organizzate ormai in accordi con i poteri locali, non fosse che per l’attenzione dovuta a turisti di ogni età.
L’Associazione Ospitalità Religiosa nel fine estate ha chiesto a oltre tremila gestori di case religiose e no-profit un primo bilancio e ha deciso di diffondere i dati. Il commento ai numeri è di Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione: “Un primo raffronto è stato fatto con l’estate 2020 e le presenze nell’ospitalità religiosa segnano in media un +29%. Tra i gestori, l’86% ha registrato un incremento, mentre il 14% lamenta ancora un calo anche quest’anno”.
I gestori prendono come riferimento il 2019, anno ritenuto normale per un Paese che offre ai visitatori culture e tradizioni millenarie. Rispetto all’ultima annata pre-Covid, due gestori su tre hanno dichiarato meno presenze durante l’estate, mentre i restanti vivono con soddisfazione un rincuorante aumento.
L’estate volge al termine, ma i luoghi religiosi richiamano visitatori durante tutto l’anno, in ragione di cerimonie e celebrazioni specifiche. E intanto c’è chi tra i gestori vive il 2021 come l’anno giusto per rivedere alcuni aspetti organizzativi, un’occasione per mantenere il sistema competitivo nell’industria delle vacanze.
“Pur considerando la tara dell’emergenza sanitaria, la maggior parte degli operatori ritiene l’andamento della stagione estiva 2021 accettabile se non addirittura ottimo o eccellente. Non manca però chi esprime una valutazione insufficiente (22%) o addirittura deludente (5%)”, conclude Rocchi. Ma siamo solo ai primi di settembre.