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EssilorLuxottica, quando lo Stato è garanzia di stabilità

Imagoeconomica

Si è conclusa con successo dopo quattro anni l’operazione condotta da Leonardo Del Vecchio di fondere Luxottica con Essilor, creando un gruppo che fattura 16 miliardi, con circa 140 mila dipendenti, e che rivestirà un ruolo dominante, a livello mondiale, nei settori della produzione, distribuzione e design di lenti oftalmiche, montature da vista e occhiali da sole.

Leonardo Del Vecchio non è certo giovane (compirà tra un paio di mesi 86 anni), ma dimostra una vitalità e una energia non comuni. Sempre sul pezzo da quando partì da Agordo con una piccola azienda artigiana che presto divenne Luxottica e conquistò la leadership mondiale della occhialeria.

Coraggio imprenditoriale sorretto da una visione sull’evoluzione del settore e del mercato. Consapevole che senza questo collegamento dei due caratteri si vivacchia con il rischio di entrare in percorsi che portano spesso al default.

A metà degli anni Novanta Del Vecchio entra con i Benetton nella SME supermercati. Ne diventa presidente e dichiara qualche anno dopo che quella carica gli era servita per capire come funziona una azienda in mano ai manager.

Non si cresce se non ci si affida ai manager, se non si trasforma l’azienda familiare in un’azienda “a controllo familiare”. Ma attenzione alla scelta della persona giusta e al controllo da esercitare sul suo operato, una volta assunto in azienda e conferite le deleghe. Di recente si è espresso chiaramente, e senza riguardi, con riferimento ai manager di gruppi dei quali è azionista di riferimento. “Sono aziende di grande potenziale e fino a quando ci saranno i risultati il management non ha nulla da temere”. 

Si sa che il coraggio imprenditoriale è un carattere astratto se non si qualifica meglio il campo di attività dove questo viene esercitato. Un fatto è limitarsi ad un Paese, quello originario dove l’azienda è nata, un altro ben diverso è estendere l’attenzione al mondo intero.

Così ha ragionato Del Vecchio fin dall’inizio della sua avventura imprenditoriale quando con la Luxottica nemmeno si è posto l’obiettivo di entrare nel mercato italiano. Ha cominciato subito, attraverso i grossisti di altri paesi, poi via via assorbiti nella sua azienda, a conquistare il mercato mondiale. Non solo, ha fatto anche un passo avanti integrando la produzione con la distribuzione acquistando catene di negozi in giro per il mondo. 

Non è finita qui, qualche anno fa Del Vecchio vide l’opportunità di fondere la Luxottica con Essilor mettendo insieme montature e lenti. Una “campagna di Francia” molto complicata, braccio di ferro con il padre padrone di Essilor.

Con pazienza ma con tanta determinazione e sorretto dalla visione di creare un colosso mondiale, è riuscito a vincere, evitando di stravincere. Con la nuova governance i processi saranno più spediti e la presenza dello stato francese con la Bpi France nel capitale e nel cda dà all’azienda maggiore stabilità.

Una stabilità che investe anche la stessa proprietà che trova in questo assetto una minor possibilità di fare scelte dettate da tornaconti personali e familiari. Ricordiamo che il gruppo aziendale è un patrimonio da curare con una visione di lungo respiro.

Così si rispetta anche il ruolo pubblico che riveste l’azienda. Si pensi all’occupazione che crea, all’economie indirette che determina e agli altri influssi che esercita sull’ambiente. Una scelta saggia da parte di Del Vecchio, coerente con quanto aveva operato fin qui, che conferma quella filosofia di azienda a valenza sociale che ha sempre perseguito.

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Categories: Economia e Imprese