Nonostante l’esito delle elezioni in Grecia, la vittoria di Hollande in Francia, la richiesta di aiuto ufficiale da parte del Governo spagnolo e le aperture mostrate dal Consiglio Europeo di fine giugno, “persiste incertezza sul futuro dell’eurozona. Conseguentemente, la volatilità dei mercati finanziari è più alta di quanto non fosse all’inizio dell’anno, come lo sono i rendimenti dei bond periferici, mentre le quotazioni bancarie rimangono su livelli depressi”.
E’ il conciso ma fedele ritratto della situazione finanziaria europea, esposto dall’economista di Ernst & Young, Andy Baldwin, nell’outlook per i servizi finanziari.
Un bollettino che prevede, per il Vecchio Continente, una crescita asfittica, a partire dal prossimo anno, appena dello 0,4%, mentre nel 2014 il prodotto europeo si espanderà dell’1,7%. Nessun rimbalzo, dunque, ma una ripresa sempre più somigliante alla “jobless recovery” americana, se si pensa che per il 2015 e 2016 il team di economisti guidato da Baldwin prevede un ritmo di crescita non superiore al 2,1%.
Per il 2012, invece, la relativamente buona performance, di alcuni paesi, durante il primo trimestre, ha appiattito le prospettive recessive su un -0,6% che cela il netto peggioramento del clima a partire dal mese di aprile in poi, man mano che l’effetto “tachipirina” delle Ltro di Draghi veniva riassorbito.
E’ soprattutto il settore bancario a farne le spese, e sappiamo dove: nei paesi ad alta disoccupazione i crediti inesigibili pesano sempre più tra gli attivi bancari. Il caso spagnolo parla chiaro, e il collasso totale del settore è stato evitato dalla politica espansiva della Bce, sufficiente ad evitare un credit crunch totale, oltre che dal tempismo del Governo di Madrid nel richiedere il salvataggio europeo. Entro luglio dovrebbe partire la prima tranche da 30 miliardi, che grazie agli accordi di fine giugno non peseranno sul debito pubblico spagnolo.
Ma il settore finanziario europeo ha ancora bisogno di un profondo processo rigenerante, che inevitabilmente ridurrà il credito all’economia reale nel medio periodo.
I rischi al ribasso, insomma, rimangono, e con essi le mosse di politica monetaria non potranno che rimanere ancorate a tassi di interesse vicini allo zero per altri due o tre anni.
Per quanto riguarda il settore bancario, Ernst & Young prevede che le banche dell’eurozona ridurranno i loro bilanci per 1600 miliardi nel 2012, in seguito allo smaltimento di asset non-core e alla riduzione dei finanziamenti.
Anche i declassamenti da parte delle agenzie di rating continueranno a farsi sentire, e le banche potrebbero rispondere facendo meno affidamento ai mercati all’ingrosso privilegiando il settore retail, accelerando la competizione tra gruppi per attrarre i depositi dei correntisti.
I crediti non performanti, intanto, potrebbero aumentare dal 5,6% dello scorso anno al possibile 6,5% nel 2013: sarebbe la Spagna a scostarsi maggiormente dalla media, con una percentuale di prestiti in sofferenza pari al 9% del totale.
Per quanto riguarda il settore corporate, l’attività creditizia non tornerà ai livelli pre-crisi prima del 2015, riducendo quindi gli investimenti. I crediti al settore, nel 2012, si ridurranno del 4,8%.
Nell’ambito assicurativo, il risultato netto di gestione, in media, potrebbe non tornare ai livelli pre-crisi prima del 2015 “grazie alla combinazione di bassi tassi di interesse, bassi ritorni sugli investimenti, alti costi di copertura, volumi di business deboli e requisiti di capitale maggiorati”.
La crescita dei premi (settore vita escluso), non dovrebbe attestarsi oltre il 3% nei prossimi 5 anni. Ciò spingerà le compagnie del settore verso politiche di più attento controllo dei costi, introducendo nuovi processi e migliorando l’efficienza.