Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan si schiera contro le posizioni europee ed americane sulla guerra tra Israele e Hamas: «Hamas non è una organizzazione terroristica» – ha detto in un discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp – sono «patrioti», mujahiddin che «combattono per la liberazione della loro terra». Israele compie «un massacro che sta assumendo le proporzioni di un genocidio», e l’Occidente «è complice». E ancora: “Circa la metà di coloro che sono stati uccisi negli attacchi israeliani su Gaza sono bambini, persino questo dato dimostra che l’obiettivo è un’atrocità, per commettere crimini contro l’umanità premeditati”. L’uscita di Erdogna è seguita da nuove tensioni e polemiche mentre in Israele il premier Nethanyahu conferma che l’invasione di Gaza si farà e che, dopo la guerra, verrà il momento delle responsabilità su quanto è successo, “incluso me”.
Erdogan con Hamas: sono patrioti
E così il presidente turco, che ha appena dato via libera all’ingresso della Svezia nella Nato e rassicurato gli alleati occidentali, prende nuovamente le distanze. Da tempo Erdogan simpatizza con la causa di Hamas in Palestina, il movimento mantiene incarichi politici in Turchia, e i leader dell’organizzazione si sono incontrati diverse volte con Erdogan, anche se la vicinanza di Hamas all’Iran non piace alla Turchia. Sulla guerra Hamas-Israele il presidente turco cerca di mantenersi su un doppio binario: da un lato ha ripreso i rapporti con Israele per ragioni di sicurezza, commerciali ed energetiche; dall’altro sposa le posizioni di Hamas cambiando rotta rispetto ai giorni immediatamente successivi alla strage del 7 ottobre in cui aveva cercato di mantenersi equidistante con l’intento di ricavarsi un ruolo di mediatore nella vicenda.
Israele: sale la tensione diplomatica anche con l’Onu
Sale dunque ancora la tensione diplomatica non solo tra Israele e Erdogan ma anche, di nuovo, con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che Israele accusa di difendere Hamas. Guterres ha spiegato di essere rimasto «sconvolto» per come sono state interpretate le sue parole: «È falso sostenere che io abbia giustificato gli atti di terrorismo di Hamas», ha detto. «Ho chiaramente ribadito che niente può giustificare l’uccisione, il ferimento e il rapimento di civili».
L’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan, tuttavia ne ha di nuovo chiesto le dimissioni, minacciando di negare i visti ai funzionari Onu. Il portavoce del segretario generale non ha commentato la richiesta, mentre parole di sostengo sono arrivate da diversi Paesi tra cui la Spagna. «Tutto il mio affetto e l’appoggio al segretario – ha detto Pedro Sánchez. Quello che sta facendo è alzare la voce di una maggioranza ampia della società del mondo che chiede una pausa umanitaria» nel conflitto.
Netanyahu: l’invasione di Gaza si farà, anch’io risponderò del 7 ottobre
Il premier israeliano Netanyahu garantisce che l’invasione di Gaza si farà, anche se il Wall Street Journal scrive che ha accettato la richiesta del presidente Biden di rimandarla, per dare agli Usa il tempo di rafforzare le difese in caso di allargamento del conflitto all’Iran. Netanyahu ha poi detto che alla fine della guerra tutti saranno chiamati a rispondere del fallimento di sicurezza che ha permesso le stragi di Hamas del 7 ottobre, «incluso me». Quella frase, “incluso me”, rimanda tutto a dopo la guerra, ma nessuno adesso può dire quanto durerà. Tutti si aspettano che prima o poi una commissione d’inchiesta stabilisca chi è responsabile per il 7 ottobre e Netanyahu, secondo la stampa israeliana, vorrebbe incolpare i generali. Nel discorso ha anche promesso che ci saranno fondi per ricostruire i kibbutz e le comunità devastate.