Annus horribilis per Eon. Il gigante tedesco dell’energia ha annunciato di aver chiuso i conti del 2016 con una perdita netta record di 8,45 miliardi di euro.
Sui conti del gruppo hanno pesato le svalutazioni legate alle dismissioni della divisione combustibili fossili (10 miliardi da versare entro metà 2017 al fondo governativo per lo smaltimento delle centrali nucleari, di cui 8 miliardi già previsti a riserva) e la svolta energetica prevista dalla Germania, che ha deciso di abbandonare progressivamente il nucleare.
I ricavi 2016 di Eon sono scesi dell’11%, a 38,17 miliardi. Il gruppo distribuirà comunque un dividendo di 21 centesimi di euro per azione, più che dimezzato rispetto ai 50 centesimi pagati nel 2015. La cedola però dovrebbe risalire quest’anno a 0,30 euro.
Nel 2015, in piena ristrutturazione, il gruppo aveva già accusato una perdita netta vicina ai 7 miliardi di euro.
“Il bilancio del 2016 segna una cesura, che apre la strada di Eon al mondo dell’energia rinnovabile“, ha detto il ceo Johannes Teyssen .
Il gruppo riporta un Ebit adjusted (escluse le poste straordinarie) di €3.1 miliardi e un utile netto di €904 milioni, al livello più alto della forchetta di target. Le cifre indicano che il grosso lavoro di ristrutturazione e riorganizzazione , con lo spin off delle attività di generazioni convenzionali (nucleare, carbone, gas) in Uniper e le attività rinnovabili direttamente gestite in E.On sta dando i suoi frutti nonostante il “salasso” rappresentato dagli oneri di smaltimento degli impianti nucleari chiesto dal governo tedesco. In sostanza, l’attività operativa è sana. Per quest’anno la governance prevede un EBIT adjusted atteso tra 2.8 e 3.1 miliardi e un utile netto adjusted tra 1.2 e 1.45 miliardi.