Gli impianti eolici offshore che contribuiranno al mix di fonti per la transizione ecologica sono pronti a partire. Si prosegue sulla tabella di marcia stabilita dal governo che, tuttavia, richiede intese con le Regioni. I tecnici del Ministero della Transizione ecologica in questi giorni concludono il primo giro di incontri con i soggetti interessati ad investire nei nuovi impianti. Una prima risposta è già arrivata, pero’, con 64 manifestazioni di interesse a parchi galleggianti innovativi. 55 sono di imprese e associazioni di imprese, 3 di WWF, Legambiente e Greenpeace e 7 di ANEV, Elettricità futura, CNA, CGIL, Università Politecnico di Torino, OWEMES – associazione di ricercatori, CIRSAM Consorzio Internazionale per lo sviluppo e ricerca adriatico e mediterraneo. Un campionario vasto, come si vede, da cui emerge l’interesse a sviluppare energia dal vento lungo le coste o in prossimità delle isole. Tutto senza impattare sulla terra ferma, ovviamente.
La caratteristica principale dei nuovi impianti è, infatti, l’assenza di impatti paesaggistici. Strutture che nel Nord Europa hanno consolidato la propria forza fino a produrre oltre ai due terzi dell’energia necessaria.L’Europa nel suo new deal ne favorisce lo sviluppo in virtù delle favorevoli condizioni meteo al largo.
Per il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani in Italia si tratta di “valorizzare le sinergie derivanti dalla previsione di più impianti nelle medesime aree di mare, d’intesa fra i proponenti, e condividere lo stato dei lavori con le associazioni di tutela ambientale e gli altri soggetti partecipanti.” Le manifestazioni di interesse hanno così proposto progetti circostanziati, con più impianti flottanti oltre le 12 miglia dalla costa. Le obiezioni degli ambientalisti dovrebbero essere definitivamente accantonate, visto anche la partecipazione diretta allo sviluppo della fonte eolica.
Sicilia e Sardegna sono per ora le Regioni più interessate alle nuove installazioni (circa 20); costa adriatica, ionica e tirrenica a seguire. Tra le imprese che hanno risposto al bando del Ministero ci sono tra gli altri Eni, in joint venture con CDP Equity, Ansaldo energia, Edison, Erg, Fincantieri, Saipem e Sorgenia. Tutte pronte ad investire in un comparto tecnologicamente avanzato e che sposta la crescita dell’eolico dalle colline al mare aperto. D’altronde è da tempo che le aziende si sono concentrate anche su operazioni finanziarie che danno fiducia. Si tratta anche di aumentare l’offerta di energia pulita alle comunità locali.
Di particolare interesse, in questo contesto di eolico diffuso, anche il progetto in fase di sviluppo della Società Renexia al largo isole Egadi. Un parco eolico con 190 pale che produrrà 2,8 Gigawatt, capace di soddisfare circa 3,4 milioni di famiglie. Dal punto di vista ambientale sono in corso le attività di indagine per tutelare flora e fauna marine. I risultati saranno a disposizione di tutti per rafforzare, come dice Cingolani, la partecipazione diretta a decisioni strategiche di interesse nazionale.