Sono giorni cruciali per la sorte della nuova legge elettorale e il Capo dello Stato non perde l’occasione per stimolare le forze politiche a raggiungere l’obiettivo della riforma. Ma non sarà facile. Enzo Bianco, già ministro dell’Interno e co-relatore del Pd sulla riforma nella commissione Affari costituzionali del Senato, sa che nella prossima settimana si giocano le ultime chances. Ma nella manica ha una carta di riserva, come spiega nell’intervista che ha concesso a FIRSTonline.
FIRSTonline – Senatore Bianco, non passa giorno senza che il presidente Napolitano incalzi le forze politiche perché facciano un riforma elettorale degna di questo nome ma un arco trasversale di destra e di sinistra sembra trincerato dietro la miope difesa del Porcellum: da 1 a 100 quante probabilità restano di arrivare in tempo al traguardo della riforma?
BIANCO – Non ho la sfera di cristallo, ma per conoscere la sorte della riforma elettorale basta aspettare una settimana: se entro la prossima la commissione Affari costituzionali del Senato riuscirà a licenziare il testo per l’aula, la riforma avrà buone probabilità di arrivare al traguardo sia pure in extremis. In caso contrario, le percentuali di farcela diventeranno infinitesimali. Per fortuna c’è il presidente Napolitano che, con la sua passione e con la sua determinazione ma anche con la sua grande correttezza istituzionale, tiene viva la speranza di centrare l’obiettivo della riforma e di archiviare il Porcellum.
FIRSTonline – Il Quirinale incalza, l’opinione pubblica reclama una nuova legge e, a parole, le forze politiche concordano nel cancellare il Porcellum ma la riforma non decolla: chi sono i veri sabotatori?
BIANCO – Contro la riforma si sommano due spinte diverse ma egualmente deleterie: quella di chi, apertamente o nascostamente, rema decisamente contro e quella di chi insegue la perfezione e non si rende conto che, volendo l’impossibile, rende improbabile un dignitoso compromesso. Agli uni e agli atri vorrei porre una semplice domanda: vi rendete conto o no che andare a votare di nuovo con il Porcellum è il più grande regalo che si possa fare all’antipolitica?
FIRSTonline – Senatore, se la nuova legge elettorare dovesse fortunatamente andare in porto, di quanto si differenzierà da 1 a 100 dal Porcellum?
BIANCO – Se riusciremo ad approvarla in tempo per le prossime elezioni, certamente la nuova legge elettorale dovrà differenziarsi dal Porcellum in maniera significativa. L’ideale sarebbe stato un sistema elettorale con il doppio turno alla francese; poi nella prossima legislatura si potrebbe pensare a una riforma costituzionale in senso semipresidenziale. Ma a questo punto non possiamo farci troppe illusioni. Però su almeno tre punti si possono attendere e sono ancora a portata di mano rilevanti novità.
FIRSTonline – Quali sarebbero?
BIANCO – Il primo punto è quello della governabilità attraverso un premio di maggioranza (alla coalizione o al partito maggiore, a seconda dei risultati elettorali) che non sia scandalosamente alto come quello del Porcellum ma che permetta a chi vince le elezioni di avere la forza parlamentare sufficiente a favorire la governabilità. Il secondo punto – che, a mio avviso, è anche più importante del primo – è che i parlamentari siano realmente eletti dai cittadini e non nominati dalle segreterie dei partiti: ci sono molti modi per raggiungere lo scopo e personalmente preferisco quello che prevede l’istituzione di collegi uninominali ma, pur di evitare le liste bloccate, esplorerei tutte le vie.
FIRSTonline – Anche quello delle preferenze?
BIANCO – Il sistema delle preferenze ha grandi difetti ma è meno sgradevole delle liste bloccate.
FIRSTonline – E il terzo punto della riforma quale dovrebbe essere?
BIANCO – L’altolà alla frammentazione: ci vuole una soglia di sbarramento reale al 5% in maniera che in Parlamento possano entrare non più di cinque o sei formazioni politiche, come avviene in tutta Europa. Ho ancora sotto gli occhi l’indecente spettacolo che accompagnò nella scorsa legislatura il tentativo del presidente Marini di formare un governo: sa quante furono le forze politiche consultate? Ben 27.
FIRSTonline – Quei tre obiettivi esauriscono, almeno per ora, il progetto di riforma elettorale?
BIANCO – Sono certamente le parti più importanti, alle quali però si possono aggiungere due o tre altri punti con un largo consenso parlamentare e cioè: 1) un tetto di spesa per la campagna elettorale dei candidati e delle forze politiche con esplicite sanzioni in caso di trasgressione che arrivino fino alla decadenza; 2) il divieto di formare un gruppo parlamentare per le forze politiche che non si sono presentate alle elezioni; 3) un aperto sostegno alla rappresentanza di genere che preveda che il 50% delle candidature parlamentari sia femminile.
FIRSTonline – Senatore, è vero che il meglio è nemico del bene ma non pensa che sarebbe stato dignitoso che, insieme alla riduzione delle Province recentemente decisa dal governo Monti, il Parlamento rispondesse con una significativa riduzione del numero dei deputati e dei senatori?
BIANCO – Certo che sarebbe stato dignitoso ma la riduzione dei parlamentari è stata messa in mora dall’avventata mossa sul semipresidenzialismo a scopi elettoralistici compiuta da Pdl e Lega che l’hanno resa impossibile.
FIRSTonline – E dopo quel voto Lei spera ancora di fare la riforma elettorale?
BIANCO – Sì, sono tra quelli che fino all’ultimo si batteranno per fare la riforma elettorale e raccogliere l’appello del Capo dello Stato. Anche perché nel cassetto tengo pronto un emendamento d’emergenza.
FIRSTonline – Quale?
BIANCO – Nella malaugurata ipotesi che non si riuscisse ad approvare in tempo utile la riforma presenterò una proposta di legge di un solo articolo che prevede una cosa molto semplice: che il Porcellum viene abrogato e che, al suo posto, si torna al Mattarellum, che non sarà la miglior legge elettorale ma è certamente più decente della porcata con cui si è votato l’ultima volta.
FIRSTonline – Senatore, concludiamo con un bagno di ottimismo: secondo lei, c’è ancora spazio per l’election day a febbraio?
Bianco – Sì, se il Parlamento approva la riforma rapidamente e si arriva allo scioglimento delle Camere entro metà dicembre.