Anche l’Epap, l’Ente di previdenza pluricategoriale di Geologi, Chimici, Attuari, Agronomi e Forestali, che conta 30.000 iscritti, è stato coinvolto dalla sentenza del Consiglio di Stato che, ribaltando precedenti sentenze del Tar del Lazio, ha stabilito che le Casse di previdenza privatizzate debbano essere classificate come pubbliche amministrazioni secondo l’elenco compilato ogni anno dall’Istat, con la conseguenza, su tutte, dell’inclusione delle Casse stesse nei provvedimenti della cosiddetta spending review.
La reazione dell’Epap, non si è fatta tardare, per bocca del presidente Arcangelo Pirrello: “A ragionare secondo qualsivoglia logica o scuola di pensiero lo stato di soggetto privato (pur nella funzione pubblica), proprio degli enti di previdenza dei liberi professionisti, non può essere messo in dubbio. Gli enti di previdenza dei liberi professionisti – definiti appunto in due grandi categorie, “privatizzati” (perché nel 1995 è avvenuto il passaggio da pubblico a privato) e “privati” (come nel caso di Epap, perché così’ sono nati nel 1996) – servono per dare le private pensioni pagate con i privati contributi versati dai privati liberi professionisti; e questi enti privatizzati o privati pagano le tasse come e più dei privati contribuenti. Non basta, lo status di “privato con funzione pubblica” è stato sentenziato dalla corte di Cassazione a sezioni riunite, mentre il TAR Lazio ha sentenziato per ben due volte che, in quanto privati, gli enti di previdenza (privati o privatizzati) non devono essere inseriti tra gli enti pubblici dell’elenco Istat”.
L’eventuale inclusione nell’elenco Istat delle pubbliche amministrazioni comporterenne per Casse di questo genere una severa limitazione nella loro autonomia finanziaria e gestionale, poichè le amministrazioni pubbliche devono sottostare a criteri in coerenza con quanto stabilito dall’Unione europea e dunque ai tagli della spending review, in particolare sulle spese intermedie. In tal modo i risparmi così ottenuti andranno versati su un apposito conto dello Stato, creando una disparità efficacemente riassunta dal presidente Pirrello: “La questione non è di poco conto. In questo modo gli Enti privati non hanno i vantaggi degli Enti pubblici (ad esempio i trasferimenti che sono riservati all’Inps), mentre ne hanno gli svantaggi in termini appesantimenti burocratici”.
“Quelli della spending review – ha affermato il presidente dell’Epap – sono balzelli impropri o extra: dobbiamo dare allo Stato risparmi che sono di legittima e assoluta proprietà degli iscritti e che semmai dovrebbero tornare agli iscritti sotto forma di servizi o di incremento di montante. E invece no, i soldi di proprietà degli iscritti e risparmiati dagli Enti devono essere incamerati dallo Stato. E senza nemmeno la parvenza di una tassa speciale, o di una patrimoniale. Continueremo la nostra battaglia in tutte le sedi di giustizia internazionali”.