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Eni: utile operativo a 4,1 miliardi, accelerano produzione (+6%) e buyback. L’Ad Descalzi: “Risultati oltre le attese”. E il titolo corre

Forte crescita della produzione e miglioramento del portafoglio E&P. Eni rivede al rialzo la guidance su alcuni target e annuncia un’accelerazione del buyback. Dividendo +6%

Eni: utile operativo a 4,1 miliardi, accelerano produzione (+6%) e buyback. L’Ad Descalzi: “Risultati oltre le attese”. E il titolo corre

I risultati sopra le attese e la revisione al rialzo della guidance di redditività spingono al rialzo il titolo Eni che guadagna il 3,3% a 14,484 euro per azione, piazzandosi in vetta al Ftse Mib. La seconda trimestrale di Eni del 2024 e la prima semestrale mostrano infatti una forte crescita della produzione (+6% nel trimestre) e un continuo miglioramento del portafoglio E&P (1 miliardo di barili equivalenti di nuove risorse aggiunte nel primo semestre 2024). Dati che hanno portato il gruppo a rivedere al rialzo la guidance su alcuni target 2024, tra i quali quella dell’ebit proforma adjusted, portata a 15 miliardi, e ad annunciare un’accelerazione del piano di buyback rispetto alla scadenza di aprile 2025.

I conti di Eni

Nel secondo trimestre del 2024, l’utile operativo pro forma adjusted di Eni si è attestato a 4,1 miliardi, in leggero ribasso (-3%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per effetto della normalizzazione del risultato di Ggp (la divisione Gas) e della riduzione dei margini di Versalis (la chimica), appesantite dalle difficili condizioni di mercato e dall’ulteriore fase di declino del ciclo della chimica in Europa. Allargando l’orizzonte al primo semestre,  l’utile operativo pro forma adjusted è stato invece di 8,2 miliardi, in calo del 19% sui primi sei mesi del 2023.

Nei tre mesi aprile- giugno l’utile ante imposte adjusted, rettificato dagli effetti dalle operazioni straordinarie, è stato pari a 3,4 miliardi, in ribasso del 7% rispetto al secondo trimestre del 2023, mentre l’utile netto adjusted di competenza degli azionisti è sceso a 1,5 miliardi, in diminuzione del 21% rispetto al secondo trimestre del 2023 a causa dell’incremento del tax rate di gruppo che è stato pari al 55% (rispetto al 47% del trimestre di confronto) per via del maggior carico fiscale sul risultato ante imposte consolidato dei paesi esteri.

Il flusso di cassa adjusted prima delle variazioni del capitale circolante si è attestato a 3,9 miliardi, “grazie alla robusta gestione industriale sostenuta dall’efficacia operativa, dalla crescita, dai nostri asset di valore e dalla disciplina finanziaria”, fa sapere la società in una nota. 

Nel primo semestre 2024 Eni ha generato un flusso di cassa da attività operativa adjusted di 7,8 miliardi, coprendo i fabbisogni per investimenti di 4,1 miliardi. Il flusso di cassa organico di 3,7 miliardi ha permesso di coprire la remunerazione degli azionisti di 2 miliardi e unitamente ai proventi da cessioni relativi principalmente a Plenitude e Saipem per circa 1 miliardo ha ridotto l’indebitamento a 12,1 miliardi dopo l’elevato livello che si era accumulato nel primo trimestre dell’anno per effetto dell’acquisizione di Neptune (2,3 miliardi).  Infine il leverage, tornato su di un andamento discendente, pari allo 0,22 a fine giugno.

Descalzi: “Risultati superiori alle attese”

“Nel II trimestre ’24 abbiamo ottenuto risultati superiori alle attese, dimostrando i significativi progressi fatti da Eni in molteplici aspetti della sua strategia e del piano industriale illustrati agli investitori lo scorso marzo”, ha commentato l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, sottolineando che “rispetto ai chiari obiettivi di sviluppo delle nostre linee di business che presentano vantaggi competitivi: la produzione di idrocarburi, la bioraffinazione e la capacità di generazione rinnovabile, abbiamo conseguito in ciascuno una rilevante crescita. Tali progressi ci hanno consentito di ottenere eccellenti risultati finanziari con 1,5 miliardi di profitti netti adjusted”. 

“In parallelo alla crescita industriale, stiamo compiendo progressi superiori alle aspettative nelle attività di gestione del portafoglio in termini sia di tempi di esecuzione sia di valore generato – ha continuato Descalzi – Stiamo migliorando la qualità del portafoglio Upstream, con il recente annuncio della dismissione di attività petrolifere non strategiche in Alaska e il completamento in corso della vendita delle attività onshore in Nigeria, mentre abbiamo definito un accordo per l’aggregazione aziendale tra Ithaca Energy e in nostri asset in UK”. 

Il manager ha parlato anche di una delle ultime, rilevanti novità, vale a dire la trattativa in esclusiva con Kkr per la cessione del 20-25% di Enilive: “Enilive ha annunciato un accordo di esclusiva con il fondo KKR per un ingresso di capitale privato che, in modo simile all’operazione finalizzata nel primo trimestre relativa a Plenitude, concorra a finanziare la crescita e confermi il valore che stiamo creando nei nostri business legati alla transizione”.

“Nonostante il contributo del portafoglio sia stato relativamente contenuto nel secondo trimestre, il debito netto è diminuito e, con i disinvestimenti che stanno progredendo, prevediamo un leverage significativamente inferiore a 0,2 a fine anno, meglio delle nostre aspettative iniziali. Questo a sua volta ci consentirà di accelerare il piano di riacquisto di azioni proprie da 1,6 miliardi di euro a conferma della nostra capacità di realizzare sia gli obiettivi di crescita del business, sia quelli di remunerazione degli azionisti”, ha concluso l’Ad. 

I singoli settori

Per quanto riguarda i singoli settori, il comparto esplorazione e produzione (E&P) ha registrato un utile operativo pro forma adjusted pari a 3,5 miliardi nel secondo trimestre, in aumento del 26% rispetto allo stesso periodo del 2023 e del 6% su base sequenziale sostenuto dalla crescita del 6% della produzione a 1,71 milioni di barili di olio equivalente al giorno e dalle azioni di efficienza con effetti positivi sugli utili. 

La divisione Ggp (Global Gas & Lng Portfolio) ha segnato un utile operativo pari a 0,33 miliardi nel secondo trimestre grazie alle continue iniziative di ottimizzazione di portafoglio sia gas che Gnl. L’utile operativo operativo pro forma adjusted di Enilive è invece di 0,12 miliardi, sostenuto dalle maggiori lavorazioni bio e dal contributo della commercializzazione, in parte compensati dai minori margini di vendita dei biocarburanti. 

L’utile operativo pro forma adjusted di Plenitude si è attestato a 0,15 miliardi, +12% nel secondo trimestre grazie alla migliore performance del business retail e all’entrata a regime di nuova capacità installata da fonti rinnovabili e dei relativi volumi prodotti.

Passando alla raffinazione, nel secondo trimestre l’utile operativo pro forma adjusted di 0,1 miliardi, in aumento rispetto al secondo trimestre 2023 per effetto dei favorevoli margini di raffinazione e tassi di utilizzo degli impianti invariati. Versalis (Chimica) ha infine registrato una perdita di 0,22 miliardi a causa di condizioni di mercato particolarmente sfavorevoli.

Le stime per il 2024

Eni ha rivisto al rialzo le stime su E&P e Ggp e confermato la previsione annuale e l’aumento della capacità installata per Enilive e Plenitude. Nei dettagli, per quanto riguarda l’E&P la produzione annua di idrocarburi è prevista verso il limite superiore dell’intervallo annunciato di 1,69 – 1,71 milioni di boe/g assumendo una previsione di prezzo del Brent di 86 dollari al barile. Per Ggp, la previsione di utile operativo pro forma adjusted è rivista al rialzo a circa 1 miliardo. Su Enilive e Plenitude, la società ha confermato l’ebitda pro forma adjusted di circa 1 miliardo per ciascun segmento, nonostante l’impatto negativo dello scenario, e la capacità installata di energia rinnovabile a 4 gigawatt a fine 2024 (+30% rispetto all’anno precedente).

Passando ai risultati consolidati, Eni ha rivisto al rialzo la stima sull’ebit pro forma adjusted, portandola a circa 15 miliardi, mentre quella sul flusso di cassa adjusted prima della variazione del circolante è attesa a oltre 14 miliardi. 

Gli investimenti organici, invece, come da previsione a circa 9 miliardi. Includendo una revisione al rialzo del contributo del piano di disinvestimenti in corso, gli investimenti al netto degli incassi sono ottimizzati a un valore inferiore a 6 miliardi.

Aumento del dividendo e buyback più veloce

L’assemblea degli azionisti ha approvato un dividendo di 1 euro per azione per l’esercizio 2024, una cifra che rappresenta un aumento del 6% rispetto al 2023. La prima rata trimestrale di 25 centesimi per azione sarà pagata il 25 settembre, con stacco cedola due giorni prima.

Per quanto riguarda il buyback, Eni ha confermato il riacquisto di 1,6 miliardi, ma si prevede un piano di riacquisto più rapido rispetto alle assunzioni iniziali. Inoltre, in linea con la politica di distribuzione, considerato il minore livello atteso di debito netto alla luce dei progressi nel piano di dismissioni, Eni si dice pronta a valutare l’ulteriore incremento fino al limite massimo del 35% dell’intervallo di distribuzione del flusso di cassa operativo adjusted di budget, che corrisponde a un potenziale incremento del valore del buyback di 500 milioni.

Il leverage

La previsione iniziale sul leverage era tra 20-25%. La stima è stata migliorata e ora il leverage è atteso ben al di sotto del 20%. Su base pro forma, tenendo conto delle operazioni identificate ma non ancora completate, il leverage, spiega il gruppo, potrebbe raggiungere circa il 15%. Anche grazie alla spinta garantita dal piano di dismissioni che sta procedendo più rapidamente delle aspettative e “con eccellente visibilità sulla tempistica di realizzazione della maggior parte degli 8 miliardi di incassi netti previsti nel piano quadriennale”, conclude Eni. 

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