Eni torna in utile e corre in Borsa. Il cane a tre zampe ha chiuso il 2017 con un risultato netto pari a 3,43 miliardi di euro a fronte di perdite che nel 2016 ammontavano a 1,464 miliardi di euro. Nel solo quarto trimestre, l’utile è salito a 2,10 miliardi.
In forte crescita anche l’utile netto adjusted, che nel 2017 si è assestato a 2,41 miliardi rispetto ai 340 milioni di perdite dell’anno precedente. Il dato è superiore alle attese del consensus Bloomberg e Factset, pari a 2,036 miliardi di euro. Nei mesi di ottobre, novembre, dicembre, l’utile netto adjusted è più che raddoppiato, arrivando a quota 0,98 miliardi. Su anche l‘utile operativo adjusted: +55% nel quarto trimestre a 1,99 miliardi che diventano 5,79 miliardi su base annua.
A fronte di questi risultati, il consiglio di amministrazione di Eni ha deciso di proporre all’assemblea del prossimo 10 maggio la distribuzione di un dividendo pari a 0,80 euro per azione (invariato rispetto al 2016), di cui 0,40 euro staccati nel settembre 2017 a titolo di acconto. Il dividendo a saldo di 0,40 euro per azione sarà messo in pagamento il 23 maggio.
I dati fortemente positivi comunicati dalla società guidata da Claudio Descalzi sembrano aver incontrato anche il favore degli investitori di Piazza Affari. Alle ore 10.00 il titolo Eni guadagna l’1,66% a 13,728 euro.
Tornando ai conti, il 2017 è stato archiviato con una produzione boom di idrocarburi che ha toccato il suo massimo nel dicembre 2017 raggiungendo il record assoluto del gruppo a 1,92 milioni di barili al giorno. Nel quarto trimestre sono stati conseguiti 1,89 milioni di barili a giorno, il livello trimestrale più elevato degli ultimi sette anni (+1,9%) mentre la media annua del 2017 a 1,82 milioni di barili al giorno (+3,2%) è la più alta di sempre. Al netto dell’effetto prezzo nei Production sharing agreements e dei tagli Opec, la crescita è stata del +3,7% nel trimestre e del +5,3% nell’anno.
Eni si attende una produzione di idrocarburi in rialzo al 3% grazie al ramp-up degli avvii 2017, in particolare in Egitto, Angola e Indonesia, e agli avvii di fasi satelliti di grandi giacimenti in produzione (Libia, Angola e Ghana).
Nel 2017 gli investimenti netti sono scesi a 7,6 miliardi (-18% rispetto al 2016), mentre la copertura organica è del 130%. Per il 2018 il gruppo ha previsto investimenti per 8 miliardi di euro.
Forte calo per l’indebitamento finanziario netto, assestatosi a 10,92 miliardi dai 15,3 miliardi di fine settembre 2017 Anche in questo caso, il dato presentato dal il gruppo petrolifero ha battuto il consensus.
“Chiudiamo il 2017 con risultati eccellenti che dimostrano come il processo di profondo cambiamento avviato nel 2014 abbia trasformato Eni in una società capace di crescere e creare valore anche in condizioni di mercato molto difficili”. Questo il commento dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.
“Nell’Upstream – ha proseguito il manager – abbiamo raggiunto il massimo storico della nostra produzione pur riducendo del 40% gli investimenti di sviluppo rispetto alla baseline 2014, continuato a registrare risultati esplorativi eccellenti e messo in produzione in tempi record i nostri progetti più rilevanti, con la punta di diamante di Zohr. Nel MidDownstream abbiamo riportato in una posizione di profitto strutturale G&P con un anno di anticipo, ottenuto nell’R&M il risultato operativo record degli ultimi 8 anni e conseguito nella chimica la migliore performance operativa di sempre. Tutto ciò ha consentito di far crescere la generazione di cassa del 50%, a fronte di un aumento del Brent del 22%, di ridurre la nostra cash neutrality a 57 dollari/barile e di rinforzare ulteriormente la nostra struttura patrimoniale, anche grazie alle dismissioni realizzate nell’anno”.
“Per il futuro le prospettive di crescita sono eccellenti in tutti i business e saranno perseguite con disciplina finanziaria e grande attenzione alla loro sostenibilità in presenza di scenari anche i più difficili. Il che vorrà dire che, se al contrario le condizioni di mercato fossero più favorevoli, saremo in condizione di generare un enorme extra-valore per i nostri azionisti. Sulla base di questi risultati proporrò al Consiglio del 15 marzo il pagamento di 0,80 euro per azione quale dividendo sul risultato 2017″, ha concluso Descalzi.