Eni archivia il primo trimestre con un utile netto di 965 milioni di euro, contro la perdita di 383 milioni registrata nello stesso periodo dello scorso anno. L’utile netto adjusted è pari a 744 milioni (da 2 milioni) e l’utile operativo adjusted si attesta a 1,83 miliardi, con un +215% dal primo trimestre 2016. Lo comunica il gruppo petrolifero, che ieri ha approvato i risultati. La generazione di cassa operativa cresce del 41% a 1,93 miliardi.
Il risultato del primo trimestre, osserva Eni, è stato trainato principalmente dalla robusta performance operativa della E&P (+1,53 miliardi), che riflette il sostanziale recupero dello scenario petrolifero (+59% il riferimento Brent), nonché la plusvalenza sulla cessione del 10% dell’asset Zohr (339 milioni). Nel trimestre l’utile operativo adjusted consolidato di 1,83 miliardi ha triplicato il valore del primo trimestre 2016 e il risultato netto adjusted di 740 miliardi rappresenta la migliore performance trimestrale degli ultimi due anni.
Il miglioramento rispetto al pareggio registrato nel primo trimestre 2016 è dovuto al forte incremento della redditività operativa e alla normalizzazione del tax rate, che si attesta al 57% per effetto del miglioramento dello scenario che ha ridotto l’incidenza relativa degli imponibili in regime di PSA, caratterizzati da tax rate più elevati, e di costi non fiscalizzabili. L’indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2017 è pari a 14,93 miliardi, sostanzialmente in linea rispetto al 2016 (+0,155 miliardi rispetto al 31 dicembre 2016).
Il flusso di cassa netto da attività operativa è stato di 1,93 miliardi che si ridetermina in 2,60 miliardi prima della variazione del capitale circolante e della riconduzione del magazzino al valore di ricostituzione. Il leverage al 31 marzo è stabile a 0,28. Nel primo trimestre sono state definite dismissioni per circa 2,9 miliardi pari al 60% del target minimo di cessioni previste dal piano 2017-2020.
“Il miglioramento dei risultati economico finanziari nel primo trimestre di quest’anno è stato netto – commenta l’Ad, Claudio Descalzi – L’utile adjusted di circa 750 milioni era di circa 460 milioni (+60%) nel quarto trimestre dello scorso anno, quando i prezzi erano già risaliti a valori vicini agli attuali, ed era zero nel primo trimestre 2016, caratterizzato da uno scenario prezzi depresso. Inoltre il contributo di cassa del periodo di 2,6 miliardi è il più elevato degli ultimi 7 trimestri. Questi risultati sono frutto dei continui progressi industriali conseguiti in tutti i business, in linea con gli obiettivi dichiarati per il 2017, che restano tutti confermati. La generazione di cassa organica e gli incassi da dismissioni ci consentiranno nel 2017 di finanziare integralmente gli investimenti e i dividendi ad un livello di prezzo Brent ben al di sotto di quello attuale”.
Infine, Eni conferma il target di produzione di idrocarburi per il 2017 a 1,84 milioni boe/g (+5% rispetto al 2016) grazie agli avvii di nuovi progetti e ai ramp-up dei giacimenti avviati nel 2016, principalmente in Egitto, Kazakhstan, Angola, Indonesia e Norvegia. Sono previste inoltre altre iniziative di ottimizzazione della produzione non incluse nei piani iniziali. Questi incrementi saranno in grado di assorbire i declini di giacimenti maturi e un’interruzione dell’attività produttiva in Val d’Agri per un periodo di novanta giorni. Sono in corso azioni, precisa Eni, per ridurre la durata dell’interruzione.