Continua la fuga delle aziende internazionali dalla Russia. Oggi un annuncio di primo piano è arrivato dall’Italia con Eni (-0,8% in Borsa a fronte di un Ftse Mib che cede oltre il 2%) che ha annunciato la sospensione della stipula “di nuovi contratti relativi all’approvvigionamento di greggio o prodotti petroliferi dalla Russia”.
L’annuncio di Eni
Tradotto, seguendo l’esempio di Shell, il colosso petrolifero italiano non firmerà nuovi contratti per l’acquisto di petrolio russo, ma manterrà solo quelli già in essere. Eni, che detiene contratti a lungo termine con la major russa Gazprom, ha fatto sapere di star monitorando attentamente gli sviluppi internazionali nella crisi ucraina. “Eni rispetterà in pieno ogni decisione presa dalle istituzioni europee e italiane”, ha detto un portavoce in risposta a una domanda sulla futura gestione dei contratti.
La società guidata da Claudio Descalzi ha aggiunto che segue da vicino le vicende per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas. Il gruppo ha già annunciato l’intenzione di cedere la partecipazione del 50% nel Blue Stream. I contratti con Rosneft sono stati congelati dopo le sanzioni imposte alla Russia nel 2014 per l’invasione del Donbass.
Italia e Ue sull’energia
L’annuncio di Eni segue a ruota il giorno in cui il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha presentato alcune misure concrete sull’energia per cercare di ridurre la dipendenza del nostro Paese dalle materie prime russe, ma anche per contrastare il caro prezzi.
Nel corso del question time alla Camera Draghi ha detto che “L’Iva sarà ridotta al 5% per le utenze del gas e il governo ha destinato 16 miliardi per sostenere le famiglie a causa dei rincari delle bollette del gas”. Nel frattempo è partito oggi il vertice di Versailles dove i 27 capi di Stato e di Governo discuteranno di Difesa ma anche di energia. ”La situazione attuale richiede una rivalutazione approfondita di come garantiamo la sicurezza dei nostri approvvigionamenti energetici”, ma tutti concordano sul bisogno di “eliminare gradualmente la nostra dipendenza dalle importazioni russe di gas, petrolio e carbone”.
La base per farlo sarà il piano presentato dalla Commissione europea qualche giorno fa che prevede di diversificare i fornitori, puntare sullo sviluppo di biogas e idrogeno e accelerare sulle rinnovabili.
Ricordiamo che lo scorso 8 marzo il presidente Usa Joe Biden ha annunciato l’embargo di petrolio e gas russi (gli Usa importano solo il 3% del proprio petrolio da Mosca), mentre il premier britannico Boris Johnson ha intenzione di ridurre a zero le importazioni entro la fine del 2022.