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Eni, Saipem, Mps, Seat: come la Borsa risponde a scandali, inchieste, polemiche e sorprese

FIRSTonline

Tra scandali, polemiche, sorprese (negative) ed in formazioni in arrivo più dai palazzi di giustizia che dai bilanci societari, Piazza Affari prova a far sentire la sua voce nel linguaggio che gli è più familiare: i prezzi. Vediamo come.

ENI +1,5%

Il titolo, dopo una partenza leggermente negativa, si sta muovendo in terreno positivo nonostante il declassamento subito da Citigroup da buy a neutral. In un giorno normale questa notizia avrebbe spinto al ribasso il cane a sei zampe. Ma il giorno dopo la perquisizione nell’ufficio e presso l’abitazione dell’ad Paolo Scaroni, indagato assieme ad altri sette dirigenti del gruppo nell’inchiesta per corruzione internazionale in Algeria, tutto è salvo che un giorno qualsiasi, anche perché la notizia dello sviluppo delle indagini è caduta nel pomeriggio di giovedì a borsa aperta favorendo un tracollo del 4,62%.

Che valore si può dare al rimbalzo odierno? In attesa di test più probanti, la sensazione è che gli investitori internazionali, i principali azionisti del cane a sei zampe assieme al Tesoro, interpretano il tracollo di giovedì più come un’occasione di acquisto che non come un verdetto di colpevolezza per la governance del gruppo. Anche perché l’eventuale mazzetta pagata ad un portaborse di un ministro dell’Algeria, Paese con cui l’Eni lavora fin dai tempi di Enrico Mattei, è giudicato nel mondo del petrolio e degli “oil equipment” più come un incidente sul lavoro che uno strappo alle regole del settore.

SAIPEM -2,43%

La rabbia degli investitori si scarica invece su Saipem, controllata al 43% dall’Eni ma, come sottoliena lo stesso Scaroni, dipendente  “per il 90% della sua attività dai lavori per tutti i nostri concorrenti, da Shell a Total che se solo fossero sfiorati dal sospetto che sappiamo quello che fanno, non lavorerebbero più”.

L’affaire algerina, però, non ha nulla a che vedere con la rabbia dei fondi azionisti di una delle poche multinazionali leader del capitalismo italiano. Semmai cresce la sensazione di una colossale presa in giro, che ha provocato una forte protesta presso la stessa Consob che ha imposto alla società, nel tardo pomeriggio di giovedì, di tenere una conference call (la seconda in una decina di giorni) per rispondere agli analisti stressati dalle novità: prima, nella mattina del 28 gennaio la vendita, a sorpresa, di un pacchetto del 2,1% da parte di Black Rock; poche ore dopo, la mattina del 29 gennaio, il profit warning sugli utili 2012 e sulle previsioni del 2013 che, il giorno successivo, hanno provocato la perdita del 30% circa di valore del titolo. Ieri mattina, 6 febbraio, un nuovo colpo di scena, stavolta di segno positivo: nel giro di pochi giorni la società ha concluso contratti per 3,3 miliardi.

Perché non se è fatto cenno nei  precedenti incontri? Perché, ha risposto l’ad Umberto Vergine, “uno di questi contratti è stato siglato ufficialmente due giorni fa e sugli altri non avevamo ancora l’ok delle controparti. Ciò detto, anche se li avessimo annunciati la settimana scorsa, le nostre stime per il 2013 sarebbero rimaste le stesse”.

Una spiegazione che, a giudicare dalla reazione degli investitori, non convince più di tanto. Nell’attesa che Consob faccia luce sulla fin troppo tempestiva vendita del 28 gennaio. O sull’identità di chi potrebbe aver  approfittato del repentino calo per titolo per assicurarsi un robusto profitto in pochi giorni. 

MONTE PASCHI  +2,42%

Prosegue il recupero del titolo più frastornato del 2013, protagonista di Piazza Affari ma ancor di più della piazza elettorale del Bel Paese.

Dopo tanti colpi di scena, la vicenda del Monte sembra essersi instradata su binari meno confusi: da una parte l’inchiesta giudiziaria, destinata a far emergere mazzette, pressioni pitiche e lobbistiche, occultamento di informazioni sensibile alle autorità di Vigilanza assolte, per il loro comportamento, dall’esame “tecnico” del Fondo Monetario. Dall’altra, il tentativo di risanamento tutt’altro che facile, dell’istituto il cui patrimonio è ormai in pratica rappresentato dai prestiti di Stato che si spera di restituire entro il 2016.

In questa cornice, il mercato guarda con favore all’azione di pulizia accelerata dall’evoluzione delle indagini. Mps ha cancellato gli effetti dei tre famigerati contratti, Alexandria, Santorini e Nota Italia con cui il vertice ha “scommesso”, per lo più sulla base di acquisti coperti di Btp, con un duplice obiettivo: a) recuperare i quattrini  sacrificati per l’operazione Antonveneta; b) acquisire meriti nei confronti del ministero dell’Economia (epoca Tremonti) grazie al contributo alla trincea del debito pubblico.

Ora la banca si appresta ad abbandonare le vesti improprie di hedge fund per tornare all’attività di banca commerciale. Nel frattempo, il nuovo statuto  limiterà il ruolo della Fondazione, la cui pretesa di conservare il 51% nonostante acquisizioni al di là della portata del  Monte. Non solo va messo in conto l’arrivo di un partner finanziario forte, come auspica Alessandro Profumo, ma sta per essere cancellato dallo statuto l’obbligo di domicilio a Siena della sede, cosa che potrebbe rendere possibile, in caso di necessità un merger con altro istituto. Il mercato approva.

SEAT +47,62%

Chi sta comprando a man bassa i titoli della società precipitata a 0,07 euro sull’onda della richiesta del concordato preventivo? A leggere i forum, attivissimi sulla sorte del titolo in cui sono rimasti bruciati con il cerino in mano centinaia di migliaia di soci, si profila l’obra dell’ennesimo cavaliere bianco, stavolta cinese. Il gossip puzza di frottola lontano un chilometro ma è comunque un’esca assai insidiosa per tanti risparmiatori  tentati, dopo il tracollo, dalla pessima tentazione di “far media” con i vecchi titoli.

Perché una volta tanto la Consob non interviene prima che i buoi siano scappati dalle stalle? Nel frattempo si attendono notizie ssulle veriche che la Commissione ha avviato  sulla tempistica dell’azzeramento della partecipazione in Seat Pagine Gialle da parte del fondo Sothic Capital Management che deteneva una quota del 7,675% sin da fine agosto 2012, poi ridotta al 4,615% il 25 gennaio scorso e quindi azzerata il 29 gennaio, il giorno in cui Seat Pagine Gialle ha comunicato l’intenzione a non procedere al pagamento della cedola semestrale su obbligazioni Senior Secured da 42,2 milioni di euro in scadenza due giorni dopo.

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