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Eni riavvia le attività in Libia e punta sull’Algeria: titolo in rialzo

Novità importanti in casa Eni che punta sul rilancio delle attività libiche e si muove sulle perforazioni algerine.

Nel dettaglio, per quanto riguarda la Libia, l’ad del cane a sei zampe, Claudio Descalzi ha firmato insieme al presidente della libica National Oil Corporation (NOC), Mustafa Sanalla, e all’amministratore delegato di Bp, Bob Dudley un’intesa che prevede il riavvio del processo di assegnazione a Eni di una quota del 42,5% nell’Exploration and Production Sharing Agreement di BP in Libia.

Lo scopo di Descalzi è quello di rilanciare le attività di esplorazione e sviluppo in Libia. L’accordo stabilisce infatti che Eni, nelle aree contrattuali A e B (onshore) e C (offshore) libiche sostituisca Bp nel ruolo di operatore.

Ricordiamo che Bp detiene attualmente una quota dell’85% in ogni blocco, mentre la Libyan Investment Authority ha in mano il rimanente 15%. Le attività di esplorazione dovrebbero cominciare nel 2019.

Parallelamente in Algeria, Eni si prepara a firmare, entro la fine dell’anno, un accordo con Sonatrach e con Total per l’avvio di perforazioni offshore in due dipartimenti del paese nordafricano.

Ad annunciare la novità è stato lo stesso amministratore delegato di Sonatrach, Abdelmoumen Ould Kaddour che, parlando con la stampa locale, ha affermato di aver “avuto l’opportunità di incontrare a Vienna gli amministratori delegati di Eni e Total per discutere della condivisione dei rischi”. “Lavoreremo insieme per sviluppare questo potenziale offshore”, ha aggiunto Kaddour. I due potenziali siti offshore dell’Algeria indicati da Kaddour sono situati a est di Skikda, nella parte orientale dell’Algeria, e a est di Mostaganem, nella parte occidentale.

A Piazza Affari, il titolo Eni cavalca, salendo del 2%, una performance che batte nettamente il Ftse Mib (+0,25%) e va di pari passo con i rialzi di Saipem (+2,1%) e Tenaris (+2%). A favorire gli acquisti è anche il rialzo dei prezzi del petrolio: il Brent oggi viaggia a quota 84,6 dollari al barile (+0,8%), mentre il Wti guadagna lo 0,6% a 74,75 dollari.

 

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