Il ministero dell’Ambiente e della sostenibilità ambientale (Mase), per rispondere al nuovo piano Ambiente, alla fine dell’anno, ha revocato ad alcuni operatori licenze nel settore delle esplorazioni petrolifere e gassifere in Italia.
I provvedimenti hanno interessato principalmente Aleanna Resources, braccio italiano del gruppo texano Aleanna Resources, Global Med, società energetica con sede in Colorado, e Eni.
Il bollettino di dicembre parla di 11 provvedimenti di revoca nel settore degli idrocarburi. Sette riguardano l’esplorazione del Cane a Sei Zampe, mentre cinque sono revoca parziale, coinvolgendo complessivamente 16 permessi di ricerca di gas.
Il Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee), attraverso la sua mappatura dettagliata, ha colpito gli operatori che non sono riusciti a superare l’esame della conformità alle norme ambientali e alle aree chiuse alle attività di trivellazione.
Eni: revoca di sette permessi nell’Alto Adriatico
Eni ha subito la revoca di sette permessi di ricerca a gas nell’Alto Adriatico, identificati dalle sigle A.R78.Rc, A.R80.Ag, A.R87.Ag, A.R91.Ea, A.R92.Ea, A.R93.Ea e G.R13.Ag. Le licenze coinvolte nell’Alto Adriatico sono state revocate poiché sarebbe stato difficile condurre attività di esplorazione in tale area, e la decisione è stata presa perché “in quanto (ciascun permesso) è totalmente ricadente in area non idonea”.
Aleanna Resources e Global Med: ridotte le superfici di ricerca
Il Mase ha ristretto le superfici di ricerca previste in cinque permessi, di cui tre appartenenti ad Aleanna Resources e due a Global Med.
Per Aleanna, le modifiche hanno interessato i permessi di ricerca sulla terraferma Bugia e Fantozza e quello offshore R273.En. Ad esempio, l’area utile di Bugia è stata ridotta da 144 a circa 80 km².
Global Med ha visto una riperimetrazione delle aree relative ai permessi R43.Gn e R45.Gn, indicando un cambiamento significativo nelle prospettive di ricerca di entrambe le società.
Vi sono state anche revoche automatiche di permessi dovute all’abbandono da parte degli operatori, che non hanno comunicato tempestivamente la volontà di continuare le attività di ricerca in aree considerate idonee o hanno perso interesse come nel caso di Northern Petroleum, società britannica quotata a Londra. Al 31 dicembre 2023, ci sono ancora 36 richieste di permessi di ricerca in lista d’attesa, alcune delle quali pendenti da 14 anni.
Produzione di gas indietro rispetto al 2022
La produzione italiana di gas al 30 novembre 2023, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica aggiornati al 5 gennaio 2024, si attesta al di sotto dei 2,8 miliardi di metri cubi. Tale quantità è equamente distribuita tra giacimenti onshore e offshore.
Nonostante il contributo significativo della Basilicata, che ha superato il miliardo di metri cubi, il totale è inferiore ai 3,1 miliardi di metri cubi registrati a novembre 2022. L’intera produzione per l’anno 2022 si era chiusa a circa 3,4 miliardi di metri cubi, generando royalty per gli operatori che avevano toccato i 270 milioni di euro, destinati a versamenti allo Stato e alle Regioni, all’aliquota ambiente e sicurezza e al Fondo sviluppo economico e sociale.