La parola d’ordine è diversificare. Eni nella 22ª edizione della World Energy Review mette in evidenza la diversificazione come strategia per ampliare le prospettive future in ogni campo. La pubblicazione del documento avviene in due tranche, la prima a luglio – con l’anticipazione delle variabili chiave per i settori oil & gas e le statistiche su rinnovabili e materiali critici – la seconda ad ottobre.
Gli eventi dirompenti del settore energetico nel 2022 – dice il documento – hanno messo in luce la necessità di allargare il campo energetico verso soluzioni diversificate. Occorre fare sforzi, afferma il documento, per avere “congiuntamente una transizione sostenibile, sicura ed economicamente equa”. Nel 2022, il consumo primario mondiale di energia è cresciuto ad un tasso vicino al 1% con le fonti fossili che continuano a coprire circa l’80% della quota del mix energetico.
World Energy Review: gas e petrolio sono ancora predominanti
Il mondo resta sostanzialmente legato a gas e petrolio. Non è stato un anno tranquillo il 2022 con i “prezzi delle principali commodities energetiche che hanno risentito degli effetti della guerra in Ucraina su tutti i mercati”. Le conseguenze, come sa bene l’Italia, non sono state univoche a seconda delle
caratteristiche dei paesi e del grado di dipendenza dalle forniture russe. La transizione energetica non deve essere un tabù, però. La World Energy Review, osserva la situazione in maniera globale e si spinge fino alla ricerca delle materie prime critiche. In sintesi – dice Eni – per quanto riguarda il comparto oil, le tensioni dovute ad un decennio di minori investimenti e alla guerra in Ucraina, hanno portato la media annua del Brent nel 2022 a 101,2 dollari al barile. La domanda continua ad aumentare e recupera quasi completamente la perdita legata alla pandemia.
Il bilancio energetico europeo a rischio ?
La produzione mondiale di petrolio è cresciuta e i paesi produttori del Golfo OPEC restano i “padroni” del globo. Per quanto riguarda il gas i prezzi salgono con effetti diretti sulla produzione di elettricità. La domanda mondiale di gas nel 2022 si è ridotta di oltre l’1%. Significativo quello che accade in Europa. Le minori importazioni via tubo dalla Russia sono state compensate con volumi addizionali di gas liquefatto. Tutto lascia prevedere, aggiungiamo, che a fine 2023 il Continente avrà uno sbilancio energetico fortissimo per l’alto prezzo del gas liquefatto e scarsi successi ambientali. Da immaginare la distribuzione di queste partite contabili nel bilancio Ue a carico dei paesi più energivori e di riflesso meno sostenibili dal punto di vista ambientale. Dopo tutto giova ricordare che un anno e mezzo fa era stato lo stesso Presidente Usa Joe Biden ad annunciare un accordo con l’Europa per la fornitura di 50 miliardi di metri cubi di LNG entro il 2030 in ottica anti Putin.
Capitolo rinnovabili. Eni conferma la crescita della quota di eolico e solare, ma i livelli globali per la generazione elettrica sono “poco più del 10% a fronte dell’oltre 60% generato da fonti fossili“. L’altra faccia della medaglia sono le materie prime critiche che giocano un ruolo fondamentale in tecnologie chiave per la transizione energetica. Nichel e il litio hanno venduto + 20% rispetto al 2021. A chi ? Ai paesi che il mix energetico lo realizzano sul serio per non allontanarsi troppo dai traguardi di sostenibilità ambientale.