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Eni perde 7,3 miliardi: tagli a costi e investimenti 2020-21

Le compagnie petrolifere pagano la crisi Covid e la guerra dei prezzi. Per Shell e Total pesanti perdite nel secondo trimestre. Il Cane a sei zampe rivede le strategie e la politica dei dividendi ma conferma la cedola base per il 2020 – Stabili i conti di Snam, che conferma l’obiettivo di utile 2020

Eni perde 7,3 miliardi: tagli a costi e investimenti 2020-21

A causa della sovrapproduzione globale di petrolio e gas, ma soprattutto della pandemia di Covid-19, che ha ridotto la domanda di energia, Eni chiude i primi sei mesi del 2020 con una perdita netta pari 7,34 miliardi di euro, di cui 4,41 nel secondo trimestre. Lo comunica il gruppo in una nota, precisando che sui conti pesano svalutazioni pre-tax di attività non correnti per 3,4 miliardi. La falce del Covid non ha risparmiato i conti delle compagnie petrolifere a livello globale nel primo trimestre e nel secondo è andata anche peggio. Il discorso vale per Eni ma anche per Total e Shell che hanno diffuso i conti a poco istanti l’una dall’altra. Per Shell la perdita raggiunge la cifra record di 18,1 miliardi di dollari nel Q2 mentre Total registra una perdita di 8,4 miliardi soprattutto per le svalutazioni degli assets sugli oli bituminosi in Canada. Tengono invece i conti Snam che conferma l’obiettivo di utile per quest’anno.

Eni ha rivisto il proprio piano, tagliato gli investimenti, modificato la politica di dividendi ma lasciando invariata la cedola di 36 centesimi già annunciato agli azionisti per il 2020.

“Nel periodo che definisco il peggiore nella storia dell’industria Oil&Gas, colpita dagli effetti della pandemia e della guerra dei prezzi, la reazione di Eni è stata pronta e radicale – spiega Claudio Descalzi, amministratore delegato del gruppo – Abbiamo predisposto una revisione della nostra strategia di breve/medio termine riducendo di 8 miliardi di euro gli esborsi per costi ed investimenti nel biennio 2020-21, che ci aspettiamo sarà il più critico. Ciò comporterà una variazione del profilo di crescita della produzione upstream, mentre gli obiettivi già fissati per gli altri business, che stanno dando prova di grande resilienza, potranno essere rilanciati grazie all’allocazione di risorse aggiuntive”.

Nel dettaglio, “sono state identificate azioni di contenimento dei costi di funzionamento 2020 per 1,4 miliardi – continua Descalzi – senza compromettere l’attuale occupazione, mentre gli investimenti sono stati ridotti di 2,6 miliardi principalmente nel business Upstream, che risulta il più colpito dagli effetti della crisi. I business del gas, del retail e della bio-raffinazione hanno al contrario dimostrato una grande robustezza, facendo registrare risultati migliori di quelli 2019 nonostante gli effetti della pandemia e trainando i risultati consolidati al di sopra delle aspettative di mercato. Tutto ciò ci ha consentito di mantenere una generazione di cassa superiore all’esborso per investimenti e di non intaccare la riserva di liquidità di circa 18 miliardi al 30 giugno”.

Gli investimenti nel quadriennio 2020-2023 si attesteranno quindi a 27 miliardi di euro, in riduzione di 4,7 miliardi di euro rispetto al piano iniziale. Eni conferma però tutti gli obiettivi al 2023 riferiti ai business di transizione energetica: la capacità installata di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili dovrebbe raggiungere i 3 GW, mentre per i clienti retail gas si punta a una crescita fino a quota 10,5 milioni.

È stata rivista anche la politica dei dividendi. La nuova strategia, spiega ancora l’ad, “combina una componente base progressiva parametrata a un Brent di almeno 45 euro/barile a una componente variabile commisurata alla crescita del prezzo fino a 60 e/barile, oltre il quale sarà riattivato il piano di buy back. Il dividendo non sarà più un numero fisso in un mondo sempre più soggetto a un’elevata variabilità, ma sarà funzione dello scenario e dello sviluppo industriale del gruppo che vuole continuare a crescere offrendo un rendimento ogni anno competitivo ai propri azionisti”.

In ogni caso, Eni assicura un dividendo base 2020 di 0,36 euro per azione: sarà versato per un terzo con l’acconto di settembre 2020 e per due terzi con il saldo di maggio 2021.

SNAM

Per quanto riguarda Snam, il primo semestre si è chiuso con un utile netto adjusted di 578 milioni, in linea con il primo semestre 2019, e ricavi totali per 1,346 miliardi (+3,3%).

La guidance sull’utile netto 2020 è confermata a circa 1,1 miliardi, “nonostante gli effetti del Covid, grazie alla riduzione degli oneri finanziari, alla performance delle nostre partecipate internazionali e alle azioni di contenimento dei costi”, ha spiegato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam.

Il margine operativo lordo adjusted si è attestato a 1,107 miliardi, anche in questo caso in linea con il primo semestre 2019. Gli investimenti tecnici hanno raggiunto quota 457 milioni, di cui 111 milioni in innovazione e transizione energetica SnamTec (+49 milioni rispetto al primo semestre 2019, nonostante il rallentamento causato da Covid-19).

“Da inizio giugno abbiamo ripreso l’attività nel 100% dei nostri cantieri ed entro fine anno puntiamo a un sostanziale recupero dei ritardi dovuti al lockdown – ha aggiunto Alverà – Contestualmente, abbiamo proseguito la nostra espansione internazionale con l’ingresso nelle reti di Abu Dhabi e dato impulso alla crescita dei nuovi business con le acquisizioni nell’efficienza energetica e nel biometano e gli accordi e le sperimentazioni nell’idrogeno. Abbiamo inoltre rafforzato il nostro impegno nella finanza sostenibile con l’emissione del primo Transition Bond”.

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