Non brillantissimi i conti di Eni pubblicati stamattina, e infatti il titolo del cane a sei zampe apre in territorio negativo la seduta di Borsa, segnalandosi tra i titoli peggiori del Ftse Mib con una perdita che poco dopo l’apertura vale il -0,8%, in zona 14 euro per azione. La società energetica chiude infatti i primi 9 mesi dell’anno con un utile netto in flessione del 45% a 2,04 miliardi, mentre nel solo terzo trimestre l’utile netto è stato di 0,52 miliardi in calo del 66%. L’utile netto adjusted è stato invece pari a 0,78 miliardi nel trimestre (-44%) e 2,33 miliardi nei nove mesi (-26%): il consenso Bloomberg si aspettava un calo persino maggiore, a 2 miliardi.
Se poi si va ad escludere – per omogeneità – il risultato di Eni Norge del 2018, la variazione si ridetermina in -1% nel trimestre e in un +4% nei nove mesi, spiega il gruppo. “I risultati conseguiti da Eni – ha tenuto a precisare l’amministratore delegato Claudio Descalzi – sono stati di grande solidità, mentre le operazioni di portafoglio quali l’acquisto degli asset Exxon in Norvegia e del 20% della raffineria di Ruwais negli Emirati sono destinate a dare un’ulteriore spinta in termini di sviluppo e di stabilità. In particolare abbiamo conseguito nel trimestre una crescita rilevante della produzione, pari al 6%, grazie ai contributi dall’Egitto, Kazakhstan, Ghana e la prima produzione dal Messico, ottenuta a soli undici mesi dalla decisione finale di investimento”.
Il flusso di cassa da attività operativa è calato dai 9,32 miliardi dei primi 9 mesi 2018 agli 8,66 miliardi di adesso, e anche l’indebitamento finanziario netto, secondo le nuove norme Ifsr 16, è salito oltre i 18 miliardi. Per quanto riguarda la guidance 2019, Eni prevede un livello produttivo medio di idrocarburi di 1,87 – 1,88 milioni di boe/giorno allo scenario di budget di 62 dollari/barile. Il range, spiega il gruppo, riflette la volatilità della domanda asiatica di lng e delle produzioni in venezuela. Il margine di raffinazione di breakeven è rivisto a circa 5,2 $/barile nel 2019 per effetto del peggioramento del differenziale tra greggi leggeri e greggi pesanti e della non piena operatività del sistema industriale. Allo scenario di budget e con la piena operatività, 3,5 $/barile a fine 2019. Rivista in leggera riduzione la guidance di capex di 8 miliardi per il 2019.