Più gas per tutta l’Europa grazie a un’operazione che sfiora i 5 miliardi di dollari. Eni e la controllata (al 63%) norvegese Vår Energi hanno raggiunto un accordo per l’acquisizione di Neptune Energy, società britannica specializzata nell’esplorazione e nella produzione di idrocarburi. Eni aveva messo nel mirino Neptune già dalla fine del 2022, interessata ad ampliare il proprio business nel settore del gas naturale. Secondo Reuters, l’operazione ha subito un’accelerazione negli ultimi giorni, con colloqui esclusivi fra le due società.
“Attraverso questa operazione – ha commentato il ceo Claudio Descalzi – Eni acquisisce un portafoglio di elevata qualità e a bassa intensità carbonica, con un’eccezionale complementarità a livello strategico e operativo. Riteniamo che il gas sia una fonte energetica ponte cruciale per la transizione energetica globale, e siamo impegnati ad aumentare la nostra quota di produzione di gas naturale al 60% entro il 2030. Neptune contribuirà al nostro portafoglio prevalentemente con risorse gas. Inoltre, la sovrapposizione geografica e operativa è sorprendente: aumenta la dimensione di Vår Energi, società di cui Eni detiene la maggioranza; apporta una maggiore produzione di gas e ulteriori opportunità Ccus (cattura, stoccaggio e uso della CO2, ndr) nel Mare del Nord; consolida la posizione di Eni come prima compagnia internazionale in Algeria, fornitore chiave di gas per i mercati europei; incrementa la presenza di Eni nell’offshore dell’Indonesia, con forniture all’impianto di Gnl di Bontang e ai mercati nazionali”.
Eni-Neptune: un accordo da 4,9 miliardi di dollari
Secondo quanto previsto, Eni acquisirà l’intero portafoglio di Neptune con esclusione delle attività in Germania e in Norvegia che rientrano nell’ambito di Neptune Global Business. Le prime saranno scorporate dal perimetro prima dell’operazione, mentre le seconde (Neptune Norway Business) saranno acquisite da Vår direttamente da Neptune. L’acquisizione Vår si perfezionerà immediatamente prima dell’acquisizione Eni, e i proventi derivanti dalla vendita del Neptune Norway Business rimarranno nel Neptune Global Business, acquisito da Eni.
In base all’accordo, Neptune Global Business avrà un enterprise value pari a 2,6 miliardi di dollari, mentre Neptune Norway Business avrà un enterprise value pari a circa 2,3 miliardi di dollari. Complessivamente, si tratta dunque di un’operazione da 4,9 miliardi di dollari, pari a circa 4,5 miliardi di euro. Il corrispettivo netto finale per le operazioni di Eni e Vår sarà pagato in contanti al momento del loro completamento. L’acquisizione Eni sarà finanziata attraverso la liquidità disponibile.
Cosa fa Neptune Energy
Neptune Energy è una società indipendente fondata nel 2015 da Sam Laidlaw e attualmente controllata da China Investment Corporation, da fondi gestiti da Carlyle Group (30,6%) e CVC Capital Partners (20,4%) e da alcuni manager della società. È specializzata nell’esplorazione e nella produzione, con un portafoglio globale di asset prevalentemente a gas e attività in Europa occidentale, Nord Africa, Indonesia e Australia. Nel 2017 Neptune ha acquisito le attività della francese Engie per 3,6 miliardi di euro. Neptune detiene inoltre il 12% dell’impianto di liquefazione di Hammerfest in Norvegia. La sua capacità di produrre gas liquefatto è diventata ancora più strategica dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Nel primo trimestre del 2023 la società britannica ha prodotto circa 142.000 barili di olio al giorno, tre quarti dei quali sono gas, registrando ricavi per 1,42 miliardi di dollari, profitti prima delle tasse per 1,05 miliardi, con un debito netto di 1,54 miliardi.
Sinergie da 500 milioni e utili in crescita
Dall’acquisizione di Neptune, secondo le previsioni di Eni, arriveranno sinergie in termini di costi di struttura e industriali pari a oltre 500 milioni di dollari, e ulteriori passi avanti in termini di riduzioni dei costi, inclusi quelli finanziari, attività di esplorazione e sviluppo e attività midstream.
L’operazione, spiega la società guidata da Claudio Descalzi, consentirà aumentare nell’immediato gli utili e il Cffo (flusso di cassa operativo) per azione e sarà positiva in termini di free cash flow. L’affare è inoltre coerente con il Piano 2023-2026 presentato nel febbraio 2023, con riferimento in particolare alle seguenti guidance: contributo netto positivo di 1 miliardo di euro dalle attività di portafoglio nel periodo di riferimento, capex complessivi pari a 37 miliardi di euro, leverage tra il 10% e il 20%, tasso di crescita medio annuo della produzione del 3-4% nel periodo 2023-2026, prevalentemente attraverso investimenti organici oltre che l’impatto netto di attività di portafoglio di elevato profilo.
In base alle previsioni, l’accordo apporterà ai portafogli di Eni e Vår circa 130.000² boe/g di produzione addizionale. Eni stima che l’operazione aggiungerà al proprio portafoglio oltre 100.000 boe/g di produzione a basse emissioni nel periodo 2024-2026, di cui oltre il 70% sarà costituito da gas naturale (rispetto alla quota del 53% raggiunta da Eni nel 2022).
Descalzi: “4 miliardi di metri cubi di gas in più all’Europa”.
“Ci aspettiamo inoltre che questi volumi addizionali di gas garantiscano ulteriori opportunità di ottimizzazione per le attività GGP di Eni. L’operazione aggiungerà circa 4 miliardi di metri cubi di gas da destinare ai consumatori europei”, ha spiegato il Ceo di Eni, Claudio Descalzi.
“Un ulteriore aspetto cruciale dell’operazione – ha aggiunto – è il basso costo delle nuove forniture e l’incremento di flusso di cassa che porta a Eni. La natura e le sfide della transizione energetica richiedono una risposta focalizzata, e questa operazione evidenzia in particolare due aspetti importanti della strategia finanziaria di Eni: la flessibilità e l’opzionalità che la nostra elevata liquidità e il nostro basso leverage offrono, e il nostro innovativo modello satellitare che contribuisce ad accedere a capitali dedicati”.
La Borsa e i commenti degli analisti
A metà giornata il titolo Eni cede l’1,3% per in Borsa, zavorrato dal ribasso del prezzo del petrolio (Brent -1,5% a 73,04 dollari al barile) come tutti gli altri big oil europei. Gli analisti hanno però accolto molto positivamente l’annuncio dell’accordo: “Riteniamo che l’operazione abbia implicazioni positive per il titolo in quanto la complementarietà operativa dell’acquisizione con Eni/Var Energi è significativa, l’acquisizione avviene a valori lievemente inferiori rispetto ai 5-6 miliardi di dollari ipotizzati dalle indiscrezioni precedenti e stimiamo in via preliminare un contributo di free cash flow da Neptune Energy a 500-600 milioni di euro ai prezzi di mercato delle commodity, ovvero il 7%-9% incrementale del Fcf di Eni”. Questo il commento degli esperti di Equita, mentre Banca Akros sottolinea che l’operazione “è coerente con la strategia di Eni e genererà sinergie consistenti“.