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Eni: la Corte d’Appello di Roma dissequestra la quota della Lybian Investment Authority

La richiesta di dissequestro dei legali di Lia riguardava beni per 1,1 miliardi messi sotto sigillo dalla Guardia di Finanza nel marzo scorso, dopo la rogatoria della Corte internazionale di giustizia dell’Aja, che chiedeva di intraprendere tutte le azioni e le misure per sequestrare i beni appartenenti all’ex leader libico Gheddafi.

Eni: la Corte d’Appello di Roma dissequestra la quota della Lybian Investment Authority

La Corte di Appello di Roma ha dissequestrato la quota dello 0,58% detenuta dalla Lybian Investment Authority (Lia) in Eni. Per le altre partecipazioni, tra cui le quote in Unicredit (1,265%) e in Finmeccanica (2%), la quarta sezione della Corte, secondo quanto apprende Radiocor, ha rinviato al 20 settembre.

La richiesta di dissequestro dei legali di Lia (Fabrizio Petruzzi, Michael Bosco e Ulisse Corea) riguardava beni per 1,1 miliardi messi sotto sigillo dalla Guardia di Finanza nel marzo scorso, dopo la rogatoria della Corte internazionale di giustizia dell’Aja, che chiedeva di intraprendere tutte le azioni e le misure per sequestrare i beni appartenenti all’ex leader libico Gheddafi.

Il tesoro di Gheddafi comprende, oltre a quote in importanti società italiane, immobili per 100 milioni, tra cui un bosco a Pantelleria. Il rinvio a settembre per la decisione sulle altre partecipazioni, per la quali Lia chiede il dissequestro, è legato alla volontà della Corte di avere chiarimenti sulle società a cui fanno capo le quote.

Al momento, la Lafico (Lybian Arab Foreign Investment Company) controllata dalla Lia ma gestita in maniera autonoma che aveva in pancia alcune partecipazioni, non ha ancora fatto ricorso per chiedere il dissequestro in Italia.

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