Battuta d’arresto, come prevedibile, per Eni. La trimestrale del gruppo italiano risente infatti della crisi generale da coronavirus e in particolare di quella del petrolio, i cui prezzi in queste settimane sono scesi ai minimi dal 1999, arrivando addirittura ad azzerarsi. Così, i ricavi sono crollati del 25%, da 18,54 a 13,87 miliardi di euro su base annua, e la perdita operativa di 1,1 miliardi di euro si è confrontata con i +2,52 miliardi del primo trimestre 2019, mentre l’utile operativo adjusted è crollato del 44% da 2,35 a 1,31 miliardi di euro. L’utile netto, in particolare, è passato da +1,09 miliardi ad una perdita netta di quasi 3 miliardi, con il dato adjusted che comunque è sceso a 59 milioni (da quota 992 milioni di euro).
Un risultato negativo, che ha fatto sì che inevitabilmente, pur in una giornata di per sé negativa per il Ftse Mib, Eni si stia segnalando tra i titoli peggiori: a metà mattinata perde quasi il 3%, a 8,22 euro per azione, dopo che lo scorso 2 aprile era arrivato a valere appena meno di 10 euro. Il problema è sempre il petrolio, sui cui prezzi la società guidata da Claudio Descalzi (fresco di riconferma dopo il valzer delle nomine) ha stilato un outlook piuttosto prudente, che prevede una ripresa solo graduale dei consumi di olio, gas ed energia elettrica nel mondo, ed in particolare nei mercati in cui opera, a partire dal secondo semestre dell’anno. Ecco perché Eni ha aggiornato le previsioni del prezzo Brent riducendole a 45 e a 55 dollari al barile per il 2020 e per il 2021, comunque molto di più dell’attuale valore, sempre intorno ai 20-21 dollari.
Di conseguenza Eni ha rivisto il piano che, come già anticipato, prevede una riduzione dei capex per circa 2,3 miliardi nel 2020, pari al 30% del budget originario, e programmata riduzione di ulteriori 2,5-3 miliardi nel 2021, pari al 30%-35% di quanto originariamente previsto per lo stesso anno a piano. “Il periodo che stiamo vivendo dallo scorso marzo è per l’economia mondiale il più complesso degli ultimi 70 anni e oltre. Per l’industria energetica, ed in particolare per l’Oil&Gas, la complessità è ancora maggiore dato il sovrapporsi degli effetti della pandemia al crollo del prezzo del petrolio”, ha commentato Descalzi, che ha anche rassicurato: “Il risultato operativo è stato superiore alle aspettative del mercato, mentre la generazione di cassa ante circolante finanzia gli investimenti di 1,9 miliardi. Lo stato patrimoniale gode di un bilanciamento ottimale ma soprattutto della disponibilità di 16 miliardi di liquidità che consentiranno al gruppo di gestire con agio la contrazione dell’attività dovuta a prezzi e pandemia”.
Sono negativi anche altri dati della trimestrale, come la produzione di idrocarburi, scesa del 3,6% a 1,77 milioni di barili equivalenti al giorno, a causa del minor output libico e della minor domanda di gas proveniente soprattutto dall’Egitto. Il flusso di cassa netto da attività operativa è diminuito del 43% su base annua a 1,95 miliardi, mentre la generazione di cassa operativa è scivolata del 54% a circa 1 miliardo. Gli investimenti netti emersi dalla trimestrale di Eni sono stati pari a 1,9 miliardi, mentre l’indebitamento si è attestato a 18,7 miliardi (12,9 miliardi ante lease liability – IFRS 16) ed è aumentato del 9% rispetto all’ultimo quarto del 2019.