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Eni e Snam: primo progetto di cattura e stoccaggio della CO2 in Italia. E arriva anche un primo bond ibrido

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Eni e Snam annunciano l’avvio delle attività di iniezione della Co2 in un giacimento esaurito di metano a Ravenna. Si tratta del progetto Ravenna Ccs, joint venture fra i due gruppi, il primo impianto italiano per la cattura e lo stoccaggio permanente dell’anidride carbonica, al servizio delle industrie della zona, per contribuire alla decarbonizzazione delle loro produzioni. Eni e Snam stanno inoltre portando avanti iniziative di ricerca e sviluppo per un possibile riutilizzo futuro della CO2 catturata.

Il progetto Ravenna Ccs garantisce un livello di abbattimento superiore al 90%, e con punte fino al 96%, della CO2 in uscita dal camino della centrale con una concentrazione di carbonio inferiore al 3% ed a pressione atmosferica, le condizioni più severe ad oggi riscontrabili dal punto di vista industriale. In questo modo il Ravenna CCS diventa il primo progetto al mondo su scala industriale con tale efficienza di cattura.

Snam annuncia il suo primo bond ibrido

Intanto Snam ha avviato oggi il collocamento del suo primo bond ibrido, un titolo che ha caratteristiche simili sia alle obbligazioni sia alle azioni con scadenze perpetue o molto lunghe. Le prime indicazioni di rendimento per il titolo perpetuo non richiamabile fino al settembre 2029 sono in area 5,125-5,250%. I rating attesi da Moody’s e Fitch sono, rispettivamente, Ba1 e BBB.

Fase 1: cattura di 25 mila tonnellate all’anno anno di CO2 emessa da Casalborsetti

La Fase 1 del progetto avviata oggi punta a catturare, trasportare e stoccare la Co2 emessa dalla centrale Eni di trattamento del gas naturale di Casalborsetti, nel comune di Ravenna, stimata in circa 25 mila tonnellate per anno. Una volta catturata, l’anidride carbonica viene trasportata, attraverso condotte precedentemente utilizzate per il trasporto del gas naturale e opportunamente riconvertite, fino alla piattaforma offshore di Porto Corsini Mare Ovest, per essere infine iniettata nell’omonimo giacimento a gas esaurito, dove viene stoccata permanentemente a circa 3000 metri di profondità. Inoltre, all’interno del progetto, l’alimentazione dell’impianto di cattura della centrale di Casalborsetti è data da energia elettrica da fonti rinnovabili, con il risultato di evitare ulteriori emissioni di CO2, dice una nota della società.

Fase 2: stoccaggio fino a 4 milioni di tonnellate l’anno

Nei prossimi anni, in corrispondenza della Fase 2, è in progetto lo sviluppo su scala industriale di Ravenna CCS che prevede di stoccare fino a 4 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030, in linea con gli obiettivi definiti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec). “La cattura e lo stoccaggio della CO2 è una pratica efficace, sicura e disponibile fin da ora per abbattere le emissioni delle industrie energivore le cui attività non sono elettrificabili” dice Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni. “Utilizziamo i nostri giacimenti esauriti, le nostre infrastrutture esistenti e il nostro know-how nelle tecniche di reiniezione per offrire un servizio molto competitivo per il quale stiamo riscuotendo un grandissimo interesse”.

Gli sviluppi all’estero

“Facciamo leva sulle nostre storiche competenze nel trasporto e nello stoccaggio di molecole, con particolare riferimento all’area padana, nella quale siamo già radicati con asset strategici che da decenni sostengono lo sviluppo economico e sociale del Paese”, dice Stefano Venier, Amministratore Delegato di Snam. “La joint venture con Eni si colloca, peraltro, nella medesima traiettoria di analoghi progetti di interesse europeo a cui partecipiamo attraverso le nostre partecipate in Francia, Grecia e Regno Unito e dai quali ci attendiamo di poter attingere sinergie funzionali al successo di Ravenna CCS”.

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