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Eni, Descalzi: “Transizione energetica sì, solo se sostenibile”. Meno investimenti, più dismissioni e dividendo in salita

Eni

Sette miliardi di investimenti l’anno per un totale di ventisette miliardi al 2027 (-20% rispetto al piano precedente), un cash flow from operation prima del capitale circolante a 62 miliardi nell’arco del piano quadriennale, remunerazione ai soci potenziata e una gestione del portafoglio da cui deriverà contributo netto in termini di cassa di 8 miliardi. Il tutto al fine di massimizzare il valore dei business nei settori energetici tradizionali, sviluppare le nuove attività legate alla transizione energetica, conseguire ritorni e crescita attraverso investimenti organici e iniziative di M&A selettive, tenendo sempre d’occhio la disciplina finanziaria. Sono questi i capisaldi del nuovo piano strategico 2024-2027 presentato ai mercati dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. 

“Affrontiamo le sfide poste dalla transizione energetica con la nostra strategia distintiva di crescita e creazione di valore, in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza e competitività delle forniture energetiche, conseguendo nel contempo gli obiettivi di decarbonizzazione. Stiamo aumentando significativamente la nostra generazione di cassa, anche attraverso la diversificazione delle fonti, la riduzione dei rischi e l’espansione in nuove aree di opportunità legate alla transizione. A sostegno di questo, stiamo valorizzando il nostro ampio portafoglio di attività in modo disciplinato, bilanciando gli investimenti con maggiori ritorni per gli azionisti”, ha affermato Descalzi, sottolineando che “Grazie a queste azioni, stiamo rendendo Eni ancora più profittevole, meglio diversificata e con fondamentali più solidi, potenziando la remunerazione agli azionisti. In conclusione, riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili, e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business. Ed è proprio quello che stiamo facendo”.

Parlando della transizione energetica, il Ceo di Eni ha sottolineato: “È un processo irreversibile, ma deve garantire un ritorno degli investimenti adeguato, la sostenibilità deve essere anche finanziaria“.

Eni: sale il dividendo, scendono gli investimenti

Per quanto riguarda remunerazione agli azionisti, Eni (-2,58% a Piazza Affari) intende distribuire tra il 30%-35% del Cffo (cash flow from operation) annuale attraverso dividendi e buyback, in aumento rispetto al precedente 25%-30%. Il dividendo proposto per il 2024 è pari a 1 euro per azione, in aumento di oltre il 6% e il buyback è fissato a 1,1 miliardi. In presenza di upside si prevede di destinare fino al 60% dei flussi di cassa incrementali rispetto al Piano, in aumento rispetto al precedente 35 per cento.

“Tutti i principali indicatori economici e finanziari denotano crescita e solidità, grazie al nostro chiaro percorso di generazione di valore che aumenta l’esposizione alle fasi positive del ciclo ed è resiliente in quelle negative. Questo ci consente di migliorare in misura sostanziale la nostra politica di remunerazione – ha affermato Descalzi – Incrementiamo la quota di distribuzione agli azionisti, il dividendo 2024 a essa associato e in presenza di upside aumentiamo la quota della generazione di cassa incrementale destinata alla remunerazione. La nostra politica di remunerazione e’ fortemente competitiva, implicando al prezzo corrente dell’azione un rendimento del 9%”.

Quanto agli investimenti – 7 miliardi anni, per 27 miliardi complessivi nell’arco di piano – le parole d’ordine saranno selezione ed efficienza a livello corporate, caratteristiche che garantiranno un flusso di cassa operativo ante capitale circolante di 13,5 miliardi nel 2024, con una media di 15 miliardi nell’arco di piano. A scenario costante, stima Eni, il Cffo al 2027 sarà superiore di oltre il 30% a quello del 2024 o del 45% per azione e sarà sostenuto da tutti i business, con Plenitude ed Enilive ad interpretare il ruolo di protagoniste.

Gli 8 miliardi attesi dalla gestione del portafoglio riflettono bilanciamento tra dismissioni (la maggior parte) ed eventuali acquisizioni. E il leverage è atteso al 15-25%, con la forchetta nella parte alta all’inizio del piano grazie alla spinta assicurata dalle acquisizioni strategiche chiave, e nella parte inferiore alla fine del piano. La società prevede infine di realizzare 1,8 miliardi di euro di riduzione dei costi corporate nell’arco di piano, in linea con l’evoluzione della strategia e con le opportunità derivanti dallo sviluppo del modello satellitare, quello che ha dato vita a Plenitude ed Enilive.

Cresce la produzione di gas e petrolio

La produzione upstream è prevista crescere a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2027, estendendo tale crescita di un ulteriore anno rispetto al piano precedente.   

Per quanto riguarda il gas, secondo le stime di Eni parlano di un un ebit di 800 milioni di euro nel 2024, una cifra che riflette le previsioni di riduzione dei prezzi del gas e la minore volatilità. Nel caos incui i prezzi tornassero a salire invece, Ggp potrebbe raggiungere un ebit pro-forma di oltre un miliardo di euro, “in relazione all’ottimo posizionamento delle attività, che sono in grado di cogliere le opportunità derivanti da un possibile ritorno della volatilità” spiega il gruppo.

Ccs, Enilive, Plenitude e Versalis

La Ccs (la cattura e lo stoccaggio del carbonio) diventerà “una delle piattaforme chiave del portafoglio di Eni orientato alla transizione energetica”, fa sapere la società. La capacità di stoccaggio gross unrisked è di circa 3 GigaTon, mentre l’obiettivo è quello di raggiungere una capacità gross di reiniezione di CO2 di oltre 15 MTPA prima del 2030 e in aumento fino a circa 40 MTPA dopo il 2030. La fase 1 del progetto CCS di Ravenna sarà avviata quest’anno mentre lo sviluppo della fase 2 è previsto per il 2027, e sono possibili ulteriori fasi di sviluppo. Nel Regno Unito, il progetto Hynet si prevede sarà approvato entro quest’anno contemporaneamente a quello degli emettitori.

“Enilive, Plenitude e Versalis, insieme a CCS, rappresentano un portafoglio di business per la transizione energetica con prospettive di forte crescita e creazione di valore”,  spiega Eni. 

Per la Bioraffinazione Enilive, si prevede una capacità di oltre 3 Mtpa (milioni di tonnellate l’anno) al 2026 e di oltre 5 Mtpa al 2030, con un tasso di crescita di circa il 20%. Sotto il profilo finanziario, le stime su Enilive indicano un ebida pro-forma di 1 miliardo nel 2024 e superiore a 1,6 miliardi di euro nel 2027 grazie alla crescita della capacità di bioraffinazione, alle attività di rebranding delle stazioni di servizio e all’aumento del contributo dei servizi non-oil, che si prevede sarà pari a circa il 40% dei risultati totali delle attività retail entro la fine del piano. Mentre gli investimenti di Enilive saranno in media di 0,5 miliardi euro all’anno nell’arco di piano.

Passando a Plenitude, la capacità installata di energia rinnovabile sarà pari a 4 GW nel 2024, a oltre 8 GW nel 2027, fino a superare i 15 GW entro il 2030. Tale crescita è sostenuta da una pipeline di 2 GW di progetti in esecuzione, 4 GW a maturità elevata/media e ulteriori 15GW a bassa maturità. I punti di ricarica per veicoli elettrici saranno circa 24 mila nel 2024 e si prevede che raddoppieranno tra il 2023 e il 2027. Sotto il profilo finanziario, per Plenitude si prevede un ebitda pro-forma di 1 miliardo nel 2024, in aumento fino a 2 miliardi nel 2027. Gli investimenti saranno in media di circa 1,4 miliardi all’anno nell’arco di piano.

Infine c’è Versalis. “A seguito delle perdite registrate nel 2023, determinate dallo scenario negativo del mercato globale della chimica, particolarmente deteriorato in Europa, Eni intende realizzare un piano di ristrutturazione”, annuncia la società, spiegando che Versalis, anche attraverso l’acquisizione del controllo di Novamont nel 2023 è impegnata in una trasformazione e in un riposizionamento del proprio business verso prodotti specializzati quali chimica bio-based e circolarità, in linea con l’evoluzione del contesto strategico del business. Queste misure consentiranno di raggiungere il pareggio dell’ebitda nel 2025 e un Ebit positivo entro il 2026, con un miglioramento significativo di oltre €600 milioni di euro per il gruppo.

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