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Eni, Descalzi: “Guerra in Libia, serve sforzo internazionale per la pace”

La preoccupazione geopolitica più grave per Eni è la guerra civile in Libia, dove il gruppo continua a produrre circa 300 mila barili di olio equivalente al giorno. Lo ha detto al Financial Times Claudio Descalzi, amministratore delegato della società, auspicando “uno sforzo più rapido” da parte della comunità internazionale per raggiungere un accordo di pace.

“Ci preoccupiamo tutti i giorni, ogni secondo, di quello che sta accadendo in Libia – ha sottolineato il manager –. La prima nostra preoccupazione è la sicurezza delle nostre persone, poi quella dei nostri asset”. 

Eni opera in Libia da oltre 50 anni e ad oggi è l’unica società che continua a produrre nel Paese, vendendo gas anche sul mercato interno. A questo primato il gruppo non intende rinunciare, e secondo Descalzi la situazione libica non arriverà a deteriorarsi al punto da costringere l’azienda italiana a chiudere la produzione. 

D’altra parte, senza Eni Tripoli rimarrebbe al buio, perciò è verosimile che il pericolo di attacchi sia limitato: “I libici proteggeranno i propri asset – ha aggiunto l’ad –. Sono la cosa più importante che hanno”. 

Sul versante più propriamente industriale, dopo l’operazione di Shell su Bg, Descazi ritiene che nel settore dell’oil & gas s’intraveda “una finestra d’opportunità” per ulteriori acquisizioni, con target più probabili verso gli asset di shale negli Usa e nel Golfo del Messico rispetto alle compagnie europee, anche se Eni non ha bisogno di acquisizioni dopo le scoperte effettuate nell’Africa sub-sahariana. 

Infine, Eni ha raggiunto nel deserto occidentale egiziano il livello record di produzione di 70 mila barili di olio al giorno, raddoppiando in soli tre anni il livello produttivo nell’area. L’azienda comunica “L’importante risultato che deriva principalmente dalla concessione di Melehia, situata 290 chilometri a ovest di Alessandria d’Egitto”.

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Categories: Finanza e Mercati
Tags: EniLibia