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Eni accelera la cessione del 10% di Enilive e del 30% di Novamont

Eni

Eni accelera i tempi sul piano delle cessioni delle cosiddette società satellite, in particolare Enilive e Novamont, che si potrebbero completare entro l’anno.

Per Enilive prevista la cessione di circa il 10%

Eni ha avviato discussioni preliminari con fondi e investitori industriali per trovare un partner interessato a una partecipazione fino al 10% nella divisione di biocarburanti Enilive per un controvalore di circa 1,3 miliardi di euro, secondo alcune fonti industriali e finanziarie sentite da Reuters. Enilive è la newco della mobilità sostenibile, che ha già attirato l’attenzione di potenziali investitori soprattutto grazie alla capacità di produzione del carburante green per gli aerei, il Saf (Sustainable Aviation Fuel). Eni potrebbe prendere in considerazione l’idea di quotare Enilive in una seconda fase, attraverso un’Ipo o uno spin-off, a seconda delle condizioni di mercato e delle esigenze del gruppo. Enilive raggruppa stazioni di servizio multicarburante e bioraffinerie in Italia e all’estero. Nel suo piano 2024-2027, Eni prevede che gli utili “core” della divisione salgano a 1,2 miliardi di euro nel 2025 rispetto al miliardo di euro previsto per quest’anno.

Di Novamont Eni vorrebbe vendere una quota fino al 30%

L’altra novità riguarda invece la piemontese Novamont, cui Eni fa capo attraverso la controllata Versalis, leader mondiale nella produzione di bioplastiche. Per questa società Eni è in trattative per vendere una quota fino al 30% che potrebbe essere valutata circa 1 miliardo di euro, debito incluso.
Eni ha già aperto le trattative con due investitori, secondo MF: il fondo di investimento Blackstone, uno dei più grandi al mondo, e il fondo norvegese HitechVision, già partner di Eni nelle due joint venture Vår Energi, oggi quotata alla borsa di Oslo, e Vårgrønn, specializzata nell’eolico offshore. Ad HitecVision era stato anche attribuito un interesse per una quota di minoranza di un’altra società satellite di Eni, Plenitude, dove poi è entrato come azionista di minoranza il fondo Eip, che ne ha acquisito il 7,6% attraverso un aumento di capitale di 588 milioni di euro.

La dismissione delle società satellite uno dei pilastri di Eni

Queste iniziative fanno parte della più ampia strategia del gruppo di creare entità separate, chiamate società “satellite“, che possano attingere a investitori specializzati, aiutando l’Eni a finanziare attività più ecologiche senza sottrarre risorse alle attività di petrolio e gas. La valorizzazione delle società satellite è uno dei pilastri del piano Eni aggiornato al 2027, nel quale si stimano 8 miliardi di euro di incassi generati proprio dalla gestione attiva del portafoglio. Oltre a Plenitude ed Enilive, sono classificate come satelliti le due società dell’upstream, Var Energi in Norvegia (quotata alla borsa di Oslo) e Azule Energy in Angola (joint venture paritetica con bp). L’ad di Eni, Claudio Descalzi, ne ha in cantiere altre due, una per la Ccs (Cattura e Stoccaggio della CO2), l’altra per la Biochimica, entrambe da costituire nell’arco di piano.

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