Eni a caccia di gas. Dopo l’accordo da 9 miliardi di metri cubi annui firmato in Algeria, arriva l’Egitto ad aggiungersi alla lista dei paesi ai quali l’Italia sta bussando per staccare “il tubo” dalla Russia e mettere in sicurezza il paese da possibili riduzioni o interruzioni improvvise dal gas russo, ma anche per smettere di finanziare indirettamente la guerra mossa da Vladimir Putin contro l’Ucraina. A garantire l’operatività dei patti che il nostro paese sta stringendo all’estero è il cane a sei zampe. Difatti l’accordo ufficiale tra Eni e la compagnia di Stato egiziana Egas, già partner del gruppo in numerosi progetti, mira a promuovere l’esportazione di gas egiziano verso l’Europa, e in particolare verso l’Italia, nel contesto della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Subito dopo Pasqua il premier si recherà anche in Congo e in Angola. Mentre, a maggio, Draghi volerà alla volta del Mozambico con l’obiettivo di portare avanti la strategia di diversificazione energetica. Qui entra in gioco anche la possibilità di stringere accordi per l’energia green.
Eni a caccia di gas: accordo per aumentare le forniture
Il presidente di Egas, Magdy Galal, e il direttore generale Natural Resources di Eni, Guido Brusco, hanno firmato oggi, mercoledì 13 aprile, al Cairo un accordo quadro che consentirà di aumentare la produzione di gas e le esportazioni del gas naturale liquefatto (gnl).
Le parti, spiega una nota di Eni, “hanno convenuto di valorizzare le riserve di gas egiziane aumentando le attività gestite congiuntamente, e identificando opportunità per massimizzare la produzione di gas a breve termine. Eni ottimizzerà inoltre le campagne esplorative nei blocchi esistenti e nelle aree di nuova acquisizione nelle regioni del Delta del Nilo, del Mediterraneo Orientale e del Deserto Occidentale. Questo accordo, insieme a quello firmato per il riavvio dell’impianto di liquefazione di Damietta lo scorso anno, fornirà carichi di Gnl per volumi complessivi fino a 3 miliardi di metri cubi nel 2022 per il portafoglio Eni di gas naturale liquefatto diretto in Europa e in Italia”.
Eni è presente in Egitto dal 1954, dove opera attraverso la controllata Ieoc, ed è ormai il il principale produttore del Paese, soprattutto grazie alla scoperta del giacimento super giant di Zohr. L’attuale produzione equity è di circa 360mila barili di petrolio equivalente al giorno.
Ma non c’è solo l’Africa nello scacchiere italiano. A rendere più plausibile l’indipendenza dalla Russia c’è anche la possibilità di importare gnl dagli Usa. Il problema però è sempre lo stesso: l’infrastruttura. I rigassificatori non hanno molta capacità aggiuntiva. Attualmente in Italia ne sono in funzione tre che coprono il 20% del fabbisogno annuale di gas. Uno è onshore e si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia, mentre gli altri due sono offshore e sono installati a Rovigo e a Livorno.
LEGGI ANCHE: Gas algerino: in arrivo per l’Italia 9 miliardi di metri cubi in più