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Energica cresce con il socio Usa e farà anche i monopattini

Energica Motor Company

Secondo il ministro Cingolani una transizione troppo rapida verso l’elettrico mette a rischio il futuro della Motor Valley emiliana. Elettrico sì, insomma, purché “graduale e non ideologico”. È d’accordo? “Assolutamente no. Venga il ministro a fare un giro dalle nostre parti. E vedrà che già oggi siamo in grado di fare tutto”, replica orgogliosa Livia Cevolini, emiliana purosangue, fin dalla nascita abituata a girare nei paddock delle corse assieme a papà Roberto, fornitore dei team di Formula 1.

È lei la lady Corse, ovvero la Ceo di Energica Motor Company, la premiata ditta modenese che sforna le moto elettriche supersportive che partecipano al mondiale MotoE, la competizione riservata ai bolidi elettrici sfornati dall’impianto di Soliera, presto raddoppiato per far posto alle prenotazioni, che crescono più in fretta della capacità dell’azienda a soddisfare le richieste del mercato per i tre modelli culto: Ego, Eva Ribelle e EsseEsse9, velocità massima, le prime due, 240 chilometri all’ora, un‘accelerazione da 0 a 100 all’ora in 2 secondi e 6. Una moto che, in città, vanta un’autonomia di 420 chilometri grazie all’innovazione tecnologica sviluppata in casa dai tecnici della Crp, l’azienda di famiglia: solo Tesla può vantare un primato tecnologico del genere.

Oggi questo piccolo gioiello padano stacca un biglietto per gli Usa. Il cda della società ha infatti approvato lunedì il nuovo business plan 2022/2024, rispettando una delle condizioni in via dell’accordo siglato con l’americana Ideanomics. Il progetto ora prevede il lancio di un’Opa sull’azienda emiliana quotata all’EGM da parte di Ideanomics, una realtà quotata al Nasdaq che si occupa di investimenti ecosostenibili. Il 30% sarà dei soci italiani che manterranno il controllo della gestione e delle strategie. L’obiettivo di questa partnership allargata è rafforzare la posizione della società modenese come leader globale nel mondo delle moto elettriche ad alte prestazioni, mantenendo il Made in Italy e quindi l’impronta italiana che da sempre contraddistingue l’azienda. 

Il progetto ora prevede il lancio di un’Opa sull’azienda emiliana quotata all’EGM da parte di un veicolo controllato al 70% dal gruppo Usa, una realtà quotata al Nasdaq che si occupa di investimenti ecosostenibili, ed al 30% dai soci italiani che manterranno il controllo della gestione e delle strategie. Con un programma ambizioso: allargare l’attività dalla produzione di moto ad alte prestazioni con altri segmenti della mobilità elettrica, dai motorini (50-70 cc di potenza) ai monopattini da sviluppare in simbiosi con i partner cinesi della stessa Ideanomics.

Nell’attesa l’azienda annuncia che per il 2022 si prevedono ricavi per 19,024 milioni, un EBITDA negativo per Euro 3.631 migliaia, finanziamenti intercompany per Euro 7.500 milioni, spese per investimenti materiali per Euro 7,239 milioni e investimenti immateriali per 600 mila euro. L’obiettivo di un EBITDA positivo viene dunque spostato al 2023, “con un lieve ritardo rispetto a quanto comunicato nel 2020”.

Anche questo spiega l’accordo con il partner Usa che, spiega, “abbiamo cercato noi per dare stabilità all’azienda. Sono convinta che per un’azienda l’importante è crescere”. Meglio avere il 30 per cento di un’impresa in salute piuttosto che tenersi stretto il controllo. “Quando si lavora con i propri mezzi, frutto del nostro lavoro, occorre stare molto attenti. Ogni giorno c’è modo di sbagliare e spesso si sbaglia. Ma l’importante è evitare di andare a sbattere contro il muro”. 

E così Energica cambia così pelle e, tra l’altro, rinunciando alla quotazione in Italia, incompatibile con i piani di investimento del gruppo. Un sacrificio più per il listino, che perde una matricola di sicuro appeal, che per l’azienda. ”La quotazione – commenta Livia – non ci ha reso molto in termini di visibilità”. A differenza degli ordini in arrivo dall’inizio del 2020 negli uffici di Modena da mezzo mondo. Da Taiwan, ma non solo. Il salto di qualità non l’abbiamo fatto non solo con l’isola, ma grazie ad un piano industriale e commerciale volto alla crescita dell’azienda che oggi conta più di 90 punti vendita, tra concessionari ed importatori, in tutto il mondo.     

Difficile, in questo quadro, rispettare le previsioni. “Il 2021 di Energica è stato un anno complesso ma non privo di sfide ed ulteriori aggiornamenti tecnologici – si legge nel comunicato del cda –  Il flusso di approvvigionamento e spedizioni globali ha avuto un freno importante in tutto il comparto automotive ed anche nel nostro segmento. La pandemia globale ha causato ulteriori forti rallentamenti anche in questo anno, ma ha anche influenzato i modelli di consumo a favore del nostro mercato”. 

Già, le prospettive della mobilità sostenibile sono quasi illimitate, a partire dall’ambiente urbano dove Energica è pronta a sviluppare i suoi talenti ed il suo know-how “perché sulle moto – sottolinea Livia – lo spazio è limitato e bisogna saper far stare tutto in pochi centimetri”. 

Ma la fiducia non manca. “Speriamo di poter mantenere il nostro vantaggio competitivo acquisito in ormai 10 anni di esperienza nel settore moto elettriche ad alte prestazioni. Gli obiettivi che ci stiamo ponendo sono certamente sfidanti e ci auguriamo che il 2022 sia l’anno della ripresa per il mondo intero”.

Ci voleva coraggio, nel 2009, a imboccare la strada dell’elettrico, pur potendo contare sulle competenze di casa, sviluppate in 45 anni di attività al fianco del “circo” della Formula 1 e rafforzate dai brevetti legati al Windform, il materiale inventato da Franco Cevolini, il fratello di Livia. Più o meno negli stessi anni Robert J Scaringe, il fondatore di Rivian, decise che non era più il caso di creare una nuova auto sportiva a combustione, perché il futuro sarebbe appartenuto all’elettrico. Stesso ragionamento lo fece l’ingegner Livia, fresca di laurea al Politecnico di Parma. Ma le difficoltà, specie in anni pessimi per l’economia di casa nostra, sono state ben superiori, nonostante l’introduzione all’ex Aim, il mercato borsistico delle piccole aziende che non è certo il Nasdaq.   

 Però, alla fine, il salto è riuscito: la Motor Valley può prosperare anche nell’elettrico. Ma ci vuole coraggio. E una qualche attenzione del governo non guasterebbe. 

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Categories: Finanza e Mercati