Sedici Sindaci abruzzesi in prima linea per l’energia idroelettrica. Saranno loro a far rivalutare questa fonte completamente pulita nel panorama della transizione ? Cosa sta succedendo ? L’ antica centrale idroelettrica S. Angelo ad Altino – gestita da Acea – ha spinto i sindaci a creare un’Associazione per avere più benefici territoriali. Lo sfruttamento energetico dei laghi Bomba e Casoli , in pratica, dovrebbe dare più respiro ambientale ai Comuni di Altino, Archi, Atessa, Bomba, Casoli, Civitella Messer Raimondo, Colledimezzo, Fara San Martino, Gessopalena, Palombaro, Pennadomo, Perano, Roccascalegna, Torricella Peligna, Villa Santa Maria e Pietraferrazzana.
La notizia sta facendo rientrare nel dibattito sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, quel che per l’Italia è stato un vanto industriale per decenni. Il sistema di produzione di corrente elettrica mediante dighe e turbine a costi decrescenti. Negli anni ’20 e ’30 l’Italia era tra i primi Paesi al mondo a saper sfruttare la forza dell’acqua. La centrale abruzzese è entrata di diritto tra gli impianti alternativi a raffinerie, pipeline, metanodotti e carbone. Come altre sue “ sorelle”è in funzione dagli anni ’60 . Ha sostenuto alla grande l’Italia del boom economico. Un Paese che prima delle geniali intuizioni di Enrico Mattei sul petrolio, veniva spinto solo dalle turbine degli invasi.
Dopo anni di attività, pero’ gli invasi devono essere dragati, richiedono manutenzione e investimenti. E’ questo che lamentano oggi i sindaci dell’ Abruzzo. Lo fanno in maniera incisiva, in tempi di passaggi storici in vista anche del rinnovo della concessione. Eppure Acea è azienda che condivide obiettivi ambientali ambiziosi con attenzione alla produzione elettrica con processi sostenibili. Ma la vicenda si inquadra in quello che ci aspetta per i prossimi anni. E non solo per ciò che è stato scritto nel piano di ripresa post Covid.
Nei laghi di Bomba e Casoli manutenzioni e adeguamenti non sono mai state eseguiti – spiega Massimo Colonna, Presidente della neonata Associazione dei sindaci. Per obbligo di legge, invece, il gestore di una grande derivazione per uso idroelettrico è tenuto ad eseguire le operazioni di dragaggio degli invasi per il ripristino delle capacità originali. Siamo dinanzi ad una presa di posizione che assomiglia molto a quella di altri territori. Tuttavia, è il vero tema strategico ed industriale per i prossimi anni : la manutenzione con potenziamento tecnologico.
Di centrali lungo la penisola se ne contano più di 4 mila, la maggior parte al Nord. Insieme generano più del 40% di fonti rinnovabili e concorrono alla distribuzione su larga scala di elettricità pulita. La presa di posizione dell’Abruzzo obbliga la politica a preparare un piano di medio periodo per aumentare la capacità distributiva. Se non è sufficiente l’Associazione abruzzese a stimolare nuovi business, ci sono anche le conclusioni del recente meeting di Irena, l’Agenzia internazionale di settore.
Da un lato la costruzione di dighe nel mondo è stata rallentata dagli effetti sull’ecosistema, dall’altro le valutazioni degli esperti riguardano interventi sugli invasi esistenti. E’ il punto di caduta al 2050 (obiettivo mondiale di riduzione delle emissioni in atmosfera) per superare quel 43% dell’elettricità mondiale idroelettrica.
“L’energia idroelettrica sarà un elemento critico per la decarbonizzazione dei sistemi energetici”, è quanto sostiene Francesco La Camera Direttore generale di Irena. Per avere 840 Gigawatt nel mondo in più non è prioritario costruire nuove centrali. I percorsi di condivisione ambientale sarebbero troppo complicati. Il migliore contributo al passaggio ad una nuova era energetica può arrivare in tempi più ravvicinati da un restyling delle centrali in attività. Il 50 % di esse è in funzione da oltre 30 anni e tutte soffrono a rispondere alla domanda ed alle necessità dell’oggi. Certo le comunità locali chiedono benefici ambientali, agevolazioni e spesso sconti sui consumi elettrici. Ma solo un programma nazionale concertato di rinnovo degli impianti potrà includere vantaggi e copiosi tornaconti. Va di moda la strategia inserita nel Recovery plan. Il programma con le aziende che gestiscono le centrali lo si può rendere pubblico anche a prescindere dalle decisioni di Bruxelles. Perciò non ci resta che aspettare di leggerlo.