Servizi pubblici locali, energia e infrastrutture. Le sfide per il nuovo governo.
Mi accingo a scrivere queste note poco dopo la rinomina di Napolitano alla presidenza della Repubblica e l’incarico a Enrico Letta per la formazione di un nuovo governo di larghe intese o, meglio, del Presidente. Come capita in queste circostanze, ci si pone il quesito circa le possibili priorità per il nuovo governo sui temi di nostro interesse tenendo conto che, nel caso, le relazioni dei cosiddetti Saggi nominati da Napolitano, anche se per molti aspetti generiche, dovrebbero costituire un rilevante punto di riferimento per il programma del governo. Ciò, non foss’altro per il fatto che in tale relazione si sono ritrovate le sensibilità politiche che hanno portato alla rielezione del Presidente e al varo del Governo Letta.
La rilevanza dei servizi pubblici nel nuovo contesto di ristrettezze: ridurre le tariffe. Il tema dei servizi pubblici e delle infrastrutture rimane anche nel nuovo contesto di ristrettezze (invero oramai non più nuovissimo) una priorità rilevante per una serie di motivi. Innanzi tutto, in vaste zone del Paese i livelli di qualità dell’erogazione sono sotto gli standard minimi accettabili; in secondo luogo, per la risoluzione dei problemi, ma anche per la gestione ordinaria, le risorse finanziarie disponibili sono decresciute negli scorsi anni (si pensi ai trasporti locali) e si ridurranno ancora negli anni a venire. In aggiunta, in una fase storica in cui i redditi disponibili dei cittadini tendono a contrarsi, diventa assolutamente prioritario ridurre le tariffe la cui tendenza alla crescita (fatto salve alcune recentissime eccezioni), e stata costante e, per molti aspetti ingiustificata. Con l’eccezione di dove sono finanche eccessivamente basse (come nell’idrico). Per non parlare della competitività e della attrattività del Paese che molto dipende proprio dai servizi pubblici. Il tema dovrebbe naturalmente articolarsi rispetto ai principali filoni – e cioè energia, rifiuti e trasporti – ove le problematiche e soluzioni sono anche largamente differenziate.
La crescita dell’efficienza. Innanzi tutto, ci sembra che, in generale e per quanto appena detto, si debba indurre (o meglio imporre) nel sistema una significativa crescita di efficienza e la conseguente riduzione dei costi di erogazione. In particolare, il ricorso estensivo ai costi standard dovrebbe essere un obbiettivo da raggiungere con grande determinazione e in tempi non lunghi, ben sapendo delle possibili opposizioni e delle interessate resistenze che si accompagnano ad ogni tentativo in tal senso.
La massima trasparenza. Importantissimo è anche imporre la massima trasparenza su costi, sulla qualità del servizio, sull’efficienza e l’economicità, temi su cui da tempo ci battiamo. Pure qui le resistenze sono forti poiché una vera trasparenza metterebbe in luce gli elementi della cattiva gestione, delle rendite parassitarie e dei sovraprofitti derivanti da posizioni sostanzialmente monopolistiche. Basti pensare che una parte significative del settore idrico è oggi totalmente opaca (tra il 20% e il 30%) e questo è uno dei principali problemi che sta affrontando l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas nel suo apprezzabile e sfidante impegno di introdurre una seria regolazione dell’idrico appunto. Ed anche nel comparto dei trasporti locali appare evidente una disparità di situazioni nelle varie parti del Paese, portato di politiche lassiste e di logiche clientelari; anche qui, il nuovo governo dovrà proseguire il percorso tracciato riguardo alla Autorità per i trasporti, la nomina dei cui membri è stata bloccata da Monti pare per la inadeguatezza delle candidature avanzate dal sistema politico.
Una politica industriale per i Servizi Pubblici. Un tema di carattere generale attiene allo sviluppo di una politica industriale dei settori di interesse, che necessariamente si deve accompagnare ad una concentrazione delle imprese per dar vita a player di dimensioni adeguate non solo nel gas&power. La spesso eccessiva focalizzazione sulla fase di erogazione del servizio, rilevante sul piano politico per raccogliere voti, fa dimenticare che a monte vi sono attività produttive anche impiantistiche di elevata rilevanza sociale ed economica. In aggiunta, a livello globale si sta sviluppando una forte domanda dei servizi in esame che si accompagna al tendenziale fenomeno della urbanizzazione; lo sviluppo di una maggiore capacità di offerta industriale da parte del sistema Paese potrebbe portare a impatti rilevanti. E il tal senso ci sembra il novo governo dovrebbe operare anche con decisione.
Verso un Testo Unico sui Servizi Pubblici Locali. Un altro tema di carattere generale per i servizi locali concerne l’assetto legislativo che è confuso, sovrapposto a vari livelli (europeo, nazionale, regionale e anche locale). Qui il sottosegretario prof. Claudio de Vincenti ha svolto un rilevante lavoro di analisi che potrebbe portare a un riordino dell’intera materia con un testo unico. Obiettivo ambizioso ma oggi probabilmente possibile. Anche qui il nuovo governo potrebbe (e dovrebbe) proseguire in questa direzione che certamente aiuterebbe il rilancio dell’intero sistema ove un quadro legislativo chiaro e comprensibile (oltre che stabile ed equo) potrebbe attirare nuove forze e, soprattutto, indirizzare gli impegni verso traguardi chiari e condivisi.
Idrico: risolvere il tema della remunerazione del capitale. Sempre con riguardo all’idrico, una questione irrisolta è relativa alla remunerazione del capitale investito, abrogata dal referendum del 2011. È ben nota la nostra opinione preoccupata sul tema, ulteriormente rafforzata dagli impatti negativi sugli investimenti nel settore che verifichiamo essere sostanzialmente bloccati negli ultimi due anni. Tra l’altro, emerge evidente il conflitto con il principio, sancito dalla Unione Europea, che prevede il full cost recovery nella erogazione dei servizi pubblici, e dunque anche la remunerazione del capitale investito qualunque ne sia la provenienza (equity o debito); si noti poi che , non far pagare al consumatore il costo pieno del servizio introduce delle distorsioni che conducono ad un inevitabile spreco di risorse; ciò escludendo ovviamente il problema della tutela delle fasce deboli che comunque va affrontato. In ogni caso, una soluzione va trovata anche a fronte della fuga degli investitori nazionali e internazionali oltre che delle ormai certe sanzioni europee le cui dimensioni potrebbero essere assai consistenti.
Elettricità e gas: gestire la transizione. Nel settore dell’elettricità e del gas i nodi da affrontare sono ben noti e riconducibili alla ormai evidente transizione verso nuovi modelli che il settore sta vivendo. Tra i principali temi ricordiamo: la riduzione dei costi dell’energia, la gestione della transizione del sistema elettrico verso un modello consono allo sviluppo delle rinnovabili; la costruzione del nuovo paradigma (le smart cities) fondato sull’energia distribuita che però non aggravi i costi, anzi li riduca; il fronteggiamento della crisi dei produttori di energia con i cicli combinati; lo sviluppo della rete elettrica e gas; l’ulteriore sviluppo delle rinnovabili collegato però alla crescita di una industria nazionale laddove fattibile; il sostegno selettivo alla attività di R&D nei segmenti promettenti.
Puntare all’efficienza e al risparmio energetico. Tale politica, ben esposta nel SEN (anche se alcuni punti sono discutibili), deve tenere conto di una tendenziale riduzione dei consumi dovuta a diversi fattori strutturali (tra tutti: la crisi economica, la tendenza allo sviluppo di un’economia meno energy intensive, la fuga dei produttori energy intensive). A ciò si aggiunge la priorità, proprio fissata dal SEN, dello sviluppo dell’efficienza e del risparmio energetico. Il nuovo governo certamente dovrà proseguire in questa direzione, favorendo anche la ricerca e la diffusione delle tecnologie, premiando coloro che operano in questa direzione e introducendo meccanismi punitivi per chi invece mostra inerzia.
Rifiuti: superare la prospettiva locale e gli ATO. Nei rifiuti appare necessario proseguire nello stimolo alla raccolta differenziata e al riciclaggio, ben sapendo che il Paese è su questi punti diviso in due: il Nord ove i livelli sono già abbastanza elevati e il Contro Sud ove invece vi ancora molto da fare, fatte salve le crescenti e qualificate eccezioni. Una logica che superi il principio della gestione locale dei rifiuti appare molto giustificabile considerando che ad esempio gli impianti di smaltimento spesso richiedono di insistere su popolazioni ampie o molto ampie (anche oltre il milione di abitanti per i termovalorizzatori). Ben venga quindi la logica di superamento degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) che non è mai veramente decollata anche per puntare ad uno sviluppo internazionale del comparto. Da valutare con attenzione è anche l’ipotesi di creazione di una Autorità di settore.
Trasporti Pubblici Locali: sviluppo e forte razionalizzazione. Nei trasporti pubblici locali la crisi della finanza pubblica ha portato alla luce già note e evidenti distorsioni e inefficienze. Emilia Romagna e Lombardia hanno ad esempio un sistema che ha garantito un sostanziale equilibrio anche dopo i tagli, raggiunto attraverso attente razionalizzazioni; altre regioni, anche al Nord, si trovano in crescenti difficoltà se non in una situazione che costringe al taglio più o meno radicale dei servizi. La strada della tendenziale fiscalizzazione della copertura dei costi perseguita negli scorsi anni sembrava virtuosa mentre la logica di centralizzazione promossa dal governo Monti appare, senza dubbio e per molte ragioni, deleteria. In questo settore, come negli altri, l’applicazione dei costi standard appare ineludibile se si vuole procedere in direzioni virtuose.
Infrastrutture: un rilancio selettivo e razionale. Sul tema delle infrastrutture credo siano ben chiare le politiche da perseguire, che emergono anche dai numerosi e autorevoli contributi riportati in questo numero della Rivista: fissare le reali priorità verso cui indirizzare le poche risorse; sviluppare una visione intersettoriale evitando che alcuni comparti facciano la parte del leone a svantaggio di altri; ottimizzare la realizzazioni sia sul piano dei costi intrinseci (ad esempio, limitazione dell’overdesign), sia con riguardo agli iter autorizzativi; eliminare le modifiche legislative in corso d’opera; puntare alla deinfrastrutturazione in certi casi (come ad esempio gli aeroporti) e ad un utilizzo più intelligente di ciò che già esiste. Altro si potrebbe dire; si veda al proposito il contributo predisposto di recente dall’assessorato alle infrastrutture e alla mobilità della Regione Lombardia (www.Agici.it/eventi/04_03_13.php) ove sono riassunti i punti di vista di un ampio numero di operatori.
In conclusione, ci sembra che il percorso tracciato dal Governo Monti sia nel complesso valido e che si debba proseguire con determinazione, grazie anche alla auspicabile maggiore solidità del nuovo Governo Letta, nella attuazione di quanto avviato.