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Energia, Pichetto Fratin : “Daremo l’idrogeno al Sud”, ma i sussidi alle fonti fossili restano alti

Gruppo Hera

Un racconto che va avanti da tempo. L’idrogeno ridisegnerà il sistema energetico dell’Italia, Mezzogiorno incluso. Anzi, dice il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, “l’idrogeno è una sfida italiana ed europea. Abbiamo bisogno di venti milioni di tonnellate al 2030. L’Italia, in mezzo al Mediterraneo, può essere un ponte per il Nordafrica”. Lo ha ripetuto ieri al convegno della Fondazione Merita a Bari su : “La sfida dell’idrogeno, ostacoli e opportunità per il Sud”.

Quello che non si dice mai chiaramente è che il costo dell’idrogeno, ricavato per elettrolisi da fonti pulite, è ancora troppo alto. Si sperimentano applicazioni e tecnologie, ma è costoso.

Se davvero l’Italia crede nelle potenzialità della risorsa deve mettere mano ai sussidi pubblici per l’energia. E’ un punto di partenza centrale. Riequilibrare gli stanziamenti tra fonti che inquinano e quelle che non inquinano è previsto da tutti i piani europei. Ci vuole solo un pó di coerenza e celerità.

Il Catalogo delle emissioni made in Italy

Da qualche mese sul sito del Mase è consultabile il quinto Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli. Un documento che spiega dov’è oggi il nostro Paese e dove pensa di arrivare. Cinque edizioni a disposizione di studiosi e strateghi dalle quali emerge netta l’incapacità dello Stato di prendere strade nuove.

I dati più aggiornati si riferiscono al 2021 e ad essere ottimisti, alla stregua del governo, l’orizzonte per vedere qualcosa di positivo è il 2025. Quei numeri, in particolare dopo la recente kermesse di “Ecomondo” con sapienti dibattiti sulla transizione, diffondono incertezza.

E’ lo stesso Ministro Pichetto Fratin ad impegnarsi per iscritto nel Catalogo ad approfondire le “proposte per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi e per la promozione dei sussidi ambientalmente favorevoli”. Quando ? Nella prossima edizione. Non va bene.

Una spesa sbilanciata

Davanti al rallentamento orizzontale degli investimenti nelle rinnovabili il governo di Giorgia Meloni allontana anche la prospettiva dell’indispensabile mix energetico utile a raggiungere traguardi più ambiziosi. A chi giova ?

Il 2021 è stato un anno complicato. 77 Sussidi Ambientalmente Favorevoli (SAF) hanno assorbito 18,6 miliardi di euro. Al contrario i 58 Ambientalmente Dannosi (SAD) ne hanno presi 22,4 miliardi. Altri 11 sono andati ai Sussidi Ambientalmente Incerti (SAI). Uno squilibrio strutturale in un economia che non è quella Usa che ha in circolazione 369 miliardi di dollari di sussidi green.

Joe Biden ha compiuto una scelta protezionistica a favore dell’industria verde. Ha giocato anche una carta elettorale verso una difficile riconversione e intanto vende tanto Gnl al mondo intero. L’Italia dovrebbe studiare un pò meglio come si fa.

Altri due anni di stand by?

I dati del Catalogo arrivano da Istat, Ispra, Centri di ricerca, Università e trovano sintesi nel Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE). E’ la sede dove è stata stabilita una graduale rimozione dei sussidi entro il 2025 in accordo con i principi di non arrecare altri danni all’ambiente- il Do Not Significant Harm- e della strategia Fit for 55. Due anni di stand by senza disarticolare un sistema che nuoce.

L’eliminazione progressiva dei sussidi dannosi è necessaria non solo per la tutela dell’ambiente e della qualità della vita, ma ” anche per sostenere lo sviluppo di nuove filiere industriali nell’economia della sostenibilità, uscendo da pratiche inquinanti o energivore”.

In questo percorso il governo dice che “le pipeline che portano il gas possono portare anche l’idrogeno”. Oltre a trasportalo l’Italia deve pensare a produrlo a costi adeguati per venderlo. Finché i sussidi andranno alle fonti fossili i conti non potranno tornare.

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Categories: Economia e Imprese