Venti anni senza una giornata di lavoro. Il fatto spiacevole è che tutti hanno sempre saputo che costruire un rigassificatore in Sicilia, a Porto Empedocle, nella Valle dei templi patrimonio dell’Unesco, a pochi passi dalla Scala dei Turchi, dalla casa di Luigi Pirandello, sarebbe stato difficile. Quasi impossibile. Eppure si insiste. Di cosa parliamo?
Alla guida della Regione Siciliana oggi c’è Renato Schifani, già presidente del Senato, convinto che il rigassificatore porterà solo vantaggi alla Sicilia. Nell’ultimo incontro con l’amministratore delegato di Enel, Flavio Cattaneo, Schifani lo ha rassicurato sulla fattibilità dell’opera. A settembre 2023 è stato approvato un decreto regionale di proroga dell’autorizzazione con il fine lavori del terminal gas al 2028. Il governo Meloni ha, quindi, inserito il rigassificatore nel decreto Energia di novembre. Dalla presentazione del primo progetto sono passati venti anni, quelli durante i quali abbiamo assistito alla massima celebrità del cittadino più famoso di Porto Empedocle: Andrea Camilleri. L’autore di Montalabano non era entusiasta di quel che si voleva fare. Ottomila persone si opposero al progetto con un referendum e non hanno mai abbassato la guardia. In due decenni ne sono passati di governi nazionali e regionali di vario colore e orientamento e l’opera è diventata un altro simbolo delle contorsioni politiche e burocratiche italiane. Il costo, con buona pace delle casse dello Stato, è lievitato da 500 milioni a 1,5 miliardi di euro.
A chi è venuta in mente l’idea di compromettere un sito così ammirato ? Di sfidare migliaia di persone orgogliose della loro storia ? Sembra impossibile ma è così, con l’ultima lettera contraria all’infrastruttura della settimana scorsa, inviata dal Movimento per la Sostenibilità. È il gruppo che guida l’opposizione. “Fare il rigassificatore qui, è una cosa dissennata. Le preciso che il nostro Movimento non è di quelli non nel mio giardino. Io sono un imprenditore, capisco certe ragioni. Ma qui si fa la battaglia per il paesaggio, per la salute delle persone, per la sicurezza”, dice Alessio Lattuca, presidente del Movimento per la sostenibilità.
Rigassificatore a Porto Empedocle, conviene farlo?
Per far funzionare il rigassificatore bisogna interrare 14 km di tubi che trasportano il gas liquefatto. La Snam, oltre a Enel, ha interesse alla costruzione del terminal come pezzo integrante del sistema gas italiano con 8 miliardi di metri cubi. Nessuno aveva previsto il prevedibile ? ” Ho difeso la mia città con un ricorso contro la realizzazione della condotta che avrebbe attraversato l’area della Valle dei templi, la casa natale di Pirandello e che avrebbe cambiato la vocazione naturale, culturale e turistica del territorio”, ricorda, parlando con FIRSTonline, l’ex sindaco di Agrigento, Marco Zambuto. Gli anni hanno aggravato il quadro. “Intervenni a seguito del referendum popolare. Con il decorso del tempo la realizzazione del rigassificatore si è resa antieconomica fino allo scoppio della guerra con l’Ucraina che ha modificato la geopolitica internazionale”, aggiunge l’ex sindaco. Certo le condizioni sono cambiate, ma il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è un sostenitore dell’investimento. “I rigassificatori costituiscono opere strategiche per l’approvvigionamento di gas ai fini della sicurezza energetica nazionale, fermo restando il programma di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale”, dice. Pichetto che ha il favore della sua parte politica, ma ha davanti più di un inconveniente. La domanda di gas nel 2023 è diminuita; il nuovo rigassificatore di Piombino funziona al 40%; del caso di Porto Empedocle se ne stanno occupando gli organismi europei; l’opposizione in Sicilia non si ferma.
L’ultima lettera del Movimento per la Sostenibilità porta la data del 26 aprile. L’attacco è sempre sulle politiche di sicurezza ambientale e “sui temi della salute di chi abita luoghi incautamente scelti dai soliti facilitatori”. L’area interessata è chiamata Kaos e prima dell’ultima proroga concessa dalla Regione il progetto ha avuto rallentamenti, interruzioni per l’esito negativo delle Valutazioni di impatto ambientale. Nel 2013 anche per un’indagine su presunte infiltrazioni mafiose conclusa senza riscontri tre anni dopo.
Il progetto all’esame della Commissione europea
L’ eurodeputato del Pd Pietro Bartolo ha chiesto alla Commissione europea di impedire “lo scempio di una delle zone più belle del mondo, patrimonio dell’umanità”. La realizzazione dell’impianto dovrebbe avvenire in base a una valutazione di impatto ambientale del 2008. Ma a maggio del 2022 la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Agrigento ha definito il progetto una minaccia per la Valle dei Templi, tra i siti patrimonio mondiale dell’Umanità. Abbiamo davanti una scelta “che ha anche il sapore di beffa, visto che avviene alla vigilia di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”, spiega Bartolo. Il governo italiano anche in questo caso vuole mostrare la faccia del sovranismo, ma il Commissario europeo Virginijus Sinkevičius e il capo unità della commissione Energia Christof Lessenich hanno scritto al Movimento e condiviso le preoccupazioni sull’opera.
“La transizione ecologica in atto è un percorso ormai inevitabile, che prescinde dalla politica di parte”, ha scritto Lattuca a nome del Movimento. I legali delle società interessate, intanto, starebbero per rivolgersi al Tar del Lazio per far andare avanti la pratica. E la Regione al posto della proroga poteva fare altr ? Avrebbe dovuto e dovrà verificare se lo stato dell’ambiente sia cambiato dopo l’autorizzazione del progetto. Se sono emersi nuovi risultati in merito. A decidere ci sono oltre cinquanta enti di controllo e pianificazione a tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente, tra cui l’Ispra, le Capitanerie di porto, l’Istituto superiore di Sanità, i vigili del fuoco e il ministero competente. Devono stabilire se il progetto sia realizzabile e quindi totalmente sicuro per le persone e per l’ambiente. E solo in caso di esito positivo, potrebbe riprendere l’iter della Conferenza dei servizi. Un altro passaggio dall’esito incerto e attaccabile che di sicuro non rispetterà la data del 2028 del presidente Schifani. Ormai sembra destino della Sicilia discutere per decenni di infrastrutture che non si faranno.