Non basta dichiararsi green oriented quando nell’Unione europea ci sono 50 milioni di famiglie in condizioni di povertà o vulnerabilità energetica. Persone che non possono permettersi l’energia necessaria a riscaldare o a raffreddare adeguatamente le proprie abitazioni. Nella maggior parte dei casi vivono in affitto e spesso la loro salute è minacciata dalla mancanza di confort minimi. I governi dei loro Paesi sono tutti, appunto, green oriented, alle prese con la transizione energetica e con i soldi previsti dal Green New Deal. Italia, Austria, Croazia, Estonia, Germania, Grecia, Paesi Bassi devono affrontare il problema anche per elevare gli standard di vivibilità dei propri cittadini.
L’Europa spinge, per cui è stato necessario introdurre un programma – Enpor – per studiare cause, responsabilità e soluzioni a una stortura così palese. Il Green New Deal europeo in qualche modo se n’è fatto carico, ma finora non si è visto nulla di vantaggioso. D’altra parte, le parole di Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, lo confermano: “Vogliamo che tutti in Europa abbiano una casa che possano illuminare, riscaldare o rinfrescare senza svaligiare una banca o distruggere il pianeta”.
Al programma Enpor partecipa Enea, che ha ricevuto parte dei finanziamenti dal programma di ricerca Horizon 2020. Gli 80 miliardi di euro per gli anni 2014-2020 sono destinati a tre settori chiave: eccellenza scientifica, leadership industriale e sfide per la società. Tutto appropriato, dunque, come spiega Edoardo Pandolfi, responsabile del progetto per Enea: “Nonostante le varie misure messe in campo, quello degli alloggi privati in affitto è un settore in cui la povertà energetica risulta in aumento”. Sì, le aziende energetiche lanciano campagne e proposte diversificate con sconti, tariffe , qualità ed orari dei consumi. Ma il problema è a monte. Non a caso si lavorerà sulle barriere strutturali e informative che impediscono il ricorso anche a misure di efficienza energetica da parte dei nuclei familiari.
Nei sei Paesi (strano a dirsi in tempi di transizione energetica) sopravvivono ampie zone con deficit infrastrutturali di trasporto di energia elettrica, gas e rinnovabili. A questo scopo dovrebbe arrivare la mappa digitale della povertà energetica e una piattaforma per lo scambio di conoscenze tra i vari Paesi. Senza tralasciare i costi elevati dell’energia, il basso reddito e la scarsa efficienza energetica degli edifici. Solo dopo aver verificato a fondo la situazione si potrà pensare a misure di sostegno all’efficienza energetica. Sarebbe davvero straordinario se ciascun Paese adottasse soluzioni innovative puntando direttamente su fonti rinnovabili. Un doppio salto a vantaggio dell’ambiente e del risparmio.